è passato un mese, ups
+++
- Muovetevi – sentii la voce di Luke proprio dietro di me. Non mi ero resa conto di quanto fosse vicino finché non sentii il suo respiro solleticarmi il collo, dove un lembo di pelle sfuggiva al giubbino nero che indossavo.
– Dove dobbiamo andare? – gli chiesi sottovoce. Tutto il quartiere est era stato preso qualche settimana prima, ma in una città come quella, le cose accadevano velocemente.
– Sarebbe meglio ricontrollare tutto il settore ad oriente – disse lui, facendo eco ai miei pensieri. Sovrappensiero, ricontrollai velocemente di aver portato tutte le armi necessarie. In cintura, avevo un arsenale intero di coltelli, nella tasca interna della giacca due pistole, più altre due nascoste nella parte interna dei miei stivali.
Camminavamo piano, senza fare rumore, come se fossimo delle semplici apparizioni. Non ci avrebbe visto nessuno. Mentre procedevamo, sentivo costante la presenza di Luke dietro di me, che teneva una mano sulla mia schiena, come per ricordarmi “Sono qui, non fare pazzie, ti ucciderei”.
Il sottofondo della nostra marcia mi fece pensare alla prima volta che, io e Luke soli, eravamo usciti armati fino ai denti per uccidere.
-
La pressione del braccio di Luke attorno alla mia vita divenne sempre più leggera, finché non estrasse dal giubbino due pistole; me ne porse una. La presi con mani tremanti.
Avevamo passato mesi, da soli, rinchiusi in quella stanza, a sparare a manichini o immagini, non ero mentalmente pronta per dover uccidere qualcuno. Fisicamente, invece, lo ero. Sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene, e sentivo tutti i muscoli rigidi, in tensione, che aspettavano lo sparo.
Avanzai di qualche passo. Lui mi seguì.
- Ora – disse piano – Non pensare a loro come persone – accennando alla coppia di senzatetto a cui puntavamo.
– Spara e basta –
Tremando, allungai le mani, tenendo stretta la pistola. Luke poggiò la sua, e si posizionò dietro di me, mettendo le mani attorno alle mie, attorno alla pistola. Il battito del cuore aumentò quando sentimmo il proiettile partire e andare a posizionarsi nella gola dell’uomo. Una lacrima scorreva giù dal mio volto.
– Non puoi piangere, devi essere forte –
-
- Luke – sussurrai piano il suo nome, sapendo che mi avrebbe sentita in ogni caso.
– Sì? –
- Seriamente, abbiamo bisogno di qualcuno di nuovo –
- Lo so, ma stasera no, è già tardi –
In effetti era vero. All’orizzonte potevo già vedere il sole. Avevamo ricontrollato tutta la zona est della città. Controllavamo che non ci fossero assassini o ladri nelle strade, quando quello che facevamo noi era proprio uccidere. Uccidevamo uomini per gli stessi crimini che commettevamo noi. Se però trovavamo qualcuno di abbastanza giovane, solo e magari ferito, lo portavamo via con noi.
Ma quella notte non c’era stato nessuno da salvare e nessuno da condannare. Avevamo setacciato ogni angolo, ogni vicolo, ogni strada, ma grazie al cielo non avevo dovuto uccidere nessuno.
Tornammo tutti a “casa”. Nessuno poteva pensare che lì ci vivesse qualcuno. Era una vecchia villa in periferia; l’esterno della casa era completamente distrutto, ma l’interno era molto meglio. Lo vedevo come un posto sicuro, quattro mura che ci proteggevano da ciò che accadeva nel mondo esterno. E sapevo che era stupido, perché ero costretta a rimanere lì e stare con Luke, ma probabilmente se lui non mi avesse salvato, quella volta, sarei morta per quelle strade. Era quella la cosa difficile da accettare: che lui mi avesse salvato la vita.
+++
a/n
non ricordo nemmeno cos'ho scritto in questo capitolo, pace e amore((:
STAI LEGGENDO
Chasing Cars; Calum Hood
Fanfiction❝Qui ci sono poche regole, Hood, una di queste dice che se le non rispetti sei morto❞ © to horan_shelley25 on Wattpad 12.11.2014//11.07.2015 #527 fan fiction