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Il cielo si stava facendo sempre più scuro, ma fuori erano ancora distinguibili i contorni delle abitazioni. Avevo tenuto chiuso gli occhi per la maggior parte del tempo, ma controllando l'ora avevo buttato l'occhio al finestrino; non mi piaceva ciò che vedevo.

Ero scappata da quel posto per non tornarci più, ero scappata da lì per una nuova vita, avevo incontrato Luke, e ora stavo ci stavo tornando dopo essere scappata una seconda volta. Sembrava che la mia vita non fosse altro: io che scappavo, da tutti e da tutto. Dai miei genitori, dalla mia vita, da Luke, da quel posto. Non volevo passare la mia vita a scappare, anche se scappare mi dava la sensazione di lasciarmi alle spalle tutto ciò che mi aveva fatto male.

Sbirciai fuori proprio quando l'autobus rallentava, per andare nell'autostazione e parcheggiare. Scossi il braccio di Calum, che si era addormentato con la testa contro il finestrino, proprio come avevo fatto io quella mattina.

– Calum, siamo arrivati –

Borbottò qualcosa di incomprensibile, e poi aprì piano gli occhi.

– Mmh, okay – Scendemmo, sgranchendoci un po' le gambe: stare seduta tutto quel tempo era diventato opprimente, ad un certo punto. Cominciai ad allontanarmi da lì, con Calum che mi seguiva. Conoscevo il percorso a memoria.

Dopo dieci minuti, arrivammo in una strada stretta che terminava proprio con la mia vecchia casa. Chiamarla casa sarebbe stato un po' eccessivo, forse, perché era piccola, con un solo piano, ma era stata il mio rifugio per molto tempo. Avevo nascosto diverse chiavi attorno all'abitazioni, in posti decisamente più impensabili che sotto lo zerbino, che, in quella casa, era assente. Dopo averle raccolte tutte, sotto lo sguardo divertito di Calum, a cui sembrava assurdo avere tre chiavi di scorta, aprii la porta.

Misi la mano sull'interruttore, e quando la luce si accese sospirai, sollevata. Almeno l'impianto elettrico funzionava. Non era proprio un monolocale, ma ci andava vicino: la mia stanza era in fondo a destra, mentre il bagno in fondo a sinistra. Per il resto, c'era quello che era uno strano miscuglio tra una cucina, un salotto e una sala da pranzo. Era proprio come me la ricordavo. Era una nuvola di colori caldi, come il giallo chiaro, l'arancione pastello, e tante tonalità di marrone insieme al panna.

– È così poco nera! – esclamai sorpresa. Calum rise.

– Mi stai dicendo che una volta indossavi anche vestiti di altri colori? –

Sorrisi.

– Sì, beh, mi piacevano molto i fiori –

Dissi, accennando ai cuscini con una fantasia a fiori rosa, che riprendeva la fantasia delle tende e della tovaglia sul tavolo. C'era anche un vaso di fiori finti sul tavolino vicino al divano, insieme ad una ciotolina di fiori, questa volta secchi, e una vecchia radio.

– Forse mi piacevano anche troppo – dissi ridendo.

Chasing Cars; Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora