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- Calum, ho finito, se vuoi puoi andare – dissi a Calum dopo essere uscita dalla doccia ed essermi rivestita. Prima di entrare in bagno, avevo sbirciato nel mio vecchio armadio, ed ero rimasta terrorizzata dalla quantità di gonne e pantaloni corti dai colori sgargianti al loro interno. C'erano anche dei vestiti e delle canottiere. Non sarei riuscita a vestirmi così, mi sarei sentita troppo vulnerabile. Indossavo sempre pantaloni spessi e resistenti, insieme a magliette e felpe a manica lunga. Come ero riuscita ad uscire di casa con una canotta ed un paio di pantaloncini?

Alla fine, comunque, mi ero messa un maglione bordeaux che avevo trovato là dentro (mi era sembrata l'unica cosa decente, protettiva e caldo, visto che in quella casa c'era piuttosto freddo) e un paio dei miei soliti pantaloni.

Sentii l'acqua scorrere, e mi stesi sul divano, dandomi un'occhiata attorno. Era come se lì fosse vissuta un'altra persona, completamente diversa da quella che ero in quel preciso momento. L'orologio appeso alla parete era fermo, e la lancetta dei secondi ticchettava semplicemente avanti e indietro, come se fosse impazzita; quando sentii la porta del bagno aprirsi, non seppi quanto tempo avesse impiegato Calum nella doccia. Mi sedetti, facendogli posto, e lui si mise di fianco a me.

– Pensavo che dovremmo aspettare un paio di giorni, e poi andare a controllare che Ashton sia a casa sua - - E se non lo troveremo? Cosa faremo qui? Vis? – mi chiese con un tono ansioso.

- Non lo so, Calum! Perché credi che fossi rimasta là per tanto tempo? Avevo uno scopo. Odio non sapere cosa dover fare. Mi piacerebbe pensare che riusciremo a lasciarci tutto alle spalle, trovare un lavoro, ricominciare da zero –

- Perché tendi a buttare sempre così alle spalle il passato? Le cose successe non le puoi eliminare –

- Beh, se potessi eliminare tutti i ricordi, lo farei senza esitare –

- Ma così non saresti la persona che mi sta parlando in questo momento – obbiettò lui.

– Già, ma credo che stare in una casa così, uscire senza pistole o coltelli, sarebbe stato di gran lunga. Forse sarei migliore –

- E se anche fosse, non puoi tornare indietro, Vis! Ciò che è successo, è successo. Prima di cominciare a cambiare e ricominciare da zero, come dici tu, dovresti almeno capire chi sei, chi eri e chi sarai. Devi capire chi eri, e fartelo andare bene, perché tanto non lo potrai cambiare! –

Rimango in silenzio, colpita dalle sue parole. Era da tanto tempo che qualcuno mi parlava così. Se fossi stata Margaret, sarei stata solo irritata che qualcuno volesse intromettersi. Ma ero Vis, e, sì, la cosa mi irritava, ma mi sorprendeva anche che, in qualche modo, volesse aiutarmi. Ero persa nei miei pensieri, ma poi lo vidi sporgersi e prendere dal tavolino di fronte al divano la mia vecchia radio. Adoravo ascoltare la musica con la radio.

– Funziona? - mi chiese. Alzai le spalle. Era da parecchio che nessuno toccava quella radio, e lo strato di polvere sopra di essa ne era la prova.

Calum cominciò ad armeggiare con l'apparecchio, finché, non seppi mai come, emise una musica sempre più nitida. Sembrava un lento, ma non ne ero sicura, anche se la melodia mi era familiare, come se l'avessi già sentita.

– La conosci questa canzone? – mi chiese.

– Forse? –

- Beh, io sì. Chasing Cars. Vieni qui – mi disse Calum, alzandosi dal divano. Lo imitai, confusa, sempre più confusa, quando mi si avvicinò, mettendosi in quelle che mi sembrava fossero le posizioni per ballare. No. No. No.

– Io non ballo – esclamai, non appena capi le sue intenzioni.

– Perché? – fece curioso.

– Non... E'... -

- Vedi? Non lo sai nemmeno tu perché non vuoi ballare –

Prese le mie braccia e le mise attorno al collo, per poi stringere le sue attorno alla mia vita. Sobbalzai, sentendo la pressione delle sue mani sulla schiena. Non ero abituata a stare... così.

– Stai arrossendo – mi fece notare con un sorrisino sul volto.

– Oh, stai zitto – gli risposi sorridendo.

Chasing Cars; Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora