capitolo 27

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Dopo aver salutato Alessandro, mi dirigo verso casa con un sorriso ebete. È decisamente il giorno più bello della mia vita.

Mentre attraverso il vialetto, noto qualcuno appoggiato al muro, vicino il mio portone. Sono le 11 di notte, chi potrebbe essere?

Avvicinandomi riconosco la figura di Marco.

"Marco, sei tu? Che ci fai qui?"

Lui si volta e io lo guardo. Ha un enorme livido sull'occhio e un taglio sul labbro. Mi porto una mano alla bocca.

"O mio Dio Marco.. ma cosa ti è successo? " gli chiedo tremante avvicinandomi a lui.

"Ni.. niente, non farci caso.." e ride. È chiaramente ubriaco.

"Hai bevuto, non è vero?"

"Giusto un pochino.." mi risponde con un sorriso e barcollando.

"E questi lividi? Ma cosa hai combinato? Dai, appoggiati a me.. ti porto a casa mia"

"Che angelo che sei, ricciolina" dice sbattendo contro il portone.

"Stai attento! Appena ti sarai ripreso, ti dovrò fare un bel discorsetto"

"Parli proprio come mia madre" dice con lo sguardo spento.

Lo guardo. Allora riguarda i suoi genitori. Faccio un bel respiro, gli faccio appoggiare un suo braccio sulla mia spalla e ci dirigiamo verso l'ascensore.

È una pena vederlo in queste condizioni. Ha lo sguardo perso nel vuoto, la barba più lunga del solito e i capelli arruffati. Il livido all'occhio è molto evidente, probabilmente avrà ricevuto un forte pugno, e alcuni graffi presenti sul suo volto sanguinano. Mi si stringe il cuore.

Finalmente entriamo in casa. I miei genitori sono ancora svegli, perciò appena vedono me e soprattutto Marco rimangono sbalorditi.

"Cos'è successo?" chiede mio padre allarmato.

"Non lo so.. l'ho trovato vicino il portone in queste condizioni." gli rispondo.

"Appoggiamolo sul divano" consiglia mia madre.

Quando aiutiamo Marco a sdraiarsi, lui lancia un grido di dolore e solo adesso, grazie alla luce, riesco a notare un taglio di coltello sulla sua gamba.

"Mamma! Sta sanguinando dalla gamba, dobbiamo aiutarlo!" grido spaventata.

Mia madre prende velocemente una garza, disinfetta la ferita e stringe la gamba in una forte fasciatura. Io nel frattempo gli curo le ferite riportate sul viso disinfettando i graffi e ponendo piccoli cerotti nelle parti più delicate. Mio padre si passa una mano fra i capelli.

"Ma cosa gli sarà successo? Avrà litigato con qualcuno o sarà stato attaccato?" chiede non capendo.

"io.. non lo so.. dobbiamo aspettare fino a domani per avere delle risposte, quando si sarà ripreso dalla sbronza. Guarda, ora sta dormendo.." gli rispondo accarezzando il viso di Marco. Sembra così dolce, così innocente. Gli dò un bacio sulla guancia.

"ci tieni tanto a lui.." dice mia madre appoggiando la sua mano sulla mia spalla.

"Sì.. per me è come un fratello mamma.. non so nemmeno io come spiegare il nostro legame" gli rispondo continuando a guardare Marco.

"Ti capisco benissimo... per te lui è il fratello che non ha mai conosciuto.."

"Già.. anche lui ha 18 anni.. e anche lui ha i capelli ricci.. peccato che assomigli più a un modello piuttosto che un comune mortale, altrimenti avrei seriamente pensato che fosse lui nonostante il risultato del test.." dico sorridendo tra le lacrime.

"È strano ma.. anch'io sono molto affezionata a lui.. è un ragazzo speciale... proprio come te e Francesco " dice mia madre con gli occhi lucidi. Io la guardo e l'abbraccio.

"su.. vai a dormire, è tardi.. resterò io accanto a Marco" mi dice mio padre.

Io lo guardo sbigottita.

"Davvero papà?"

"Certo, potrebbe svegliarsi da un momento all'altro e aver bisogno di qualcosa.." mi risponde.

Io mi avvicino a lui e gli dò un bacio sulla guancia.

"Grazie papà" gli sussurro prima di andare a dormire.

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Il giorno dopo, quando mi sveglio, sento delle voci provenire dal salone principale. Mi alzo dal letto e mi dirigo nella direzione da dove provengono, trovando mio padre e Marco parlare animatamente.

"Buongiorno.." li saluto stropicciandomi gli occhi.

"Buongiorno" rispondono entrambi guardandomi.

Marco non indossa più i vestiti di ieri sera, ma una tuta grigia e blu di mio padre. Mia madre è in cucina a preparare la colazione.

"Come stai?" domando a Marco sedendomi sul divano vicino a lui, mentre mio padre è seduto su una sedia.

"Meglio.. grazie mille per ieri sera.." mi risponde impacciato.

Io gli dò un leggero pugno sul braccio.

"Sì può sapere cosa hai combinato ieri sera? Non immagini nemmeno quanto sia stata in pena per te! Non farlo mai più!" gli urlo contro per poi abbracciarlo lasciandolo di stucco.

"Mi dispiace.." risponde lui semplicemente stringendomi.

"Dopo parliamo, ora è pronta la colazione!" annuncia mia madre.

Ci sediamo tutti, compreso mio fratello Francesco che è un pò confuso, intorno al tavolo. Mia madre si è proprio data da fare: cornetti, fette biscottate, marmellata, nutella.. c'è di tutto e di più. Sembriamo una vera famiglia. Parliamo di tutto tranne di ciò che è successo ieri, ci passiamo il cibo desiderato e scherziamo felici. Tante volte da piccola ho sognato questa scena, sperando che un giorno sarebbe diventata realtà. E in effetti, in un certo senso, lo è diventata. Terminata la colazione, stanca di aspettare ancora, decido di parlare con Marco. Ci dirigiamo entrambi verso il balcone, sedendoci su delle sedie di plastica, in modo da restare soli e parlare senza interruzioni.

"Prego, ti ascolto.." comincio io incrociando le braccia e appoggiandomi alla sedia, guardandolo.

"Li hanno arrestati. " capisco che si sta riferendo ai suoi genitori.

"Ho portato alla polizia tutte le prove che servivano e questi, dopo accertamenti, li hanno sbattuti in cella. Ma quelli lì, cioè coloro che credevo fossero i miei genitori, sono molto ricchi e sono convinto che se la caveranno, in un modo o nell'altro" confessa sbuffando.

"Potranno avere tutto l'oro del mondo, ma rimangono due veri e proprio criminali. Sottrarre un neonato ai propri genitori, ma come si può essere così crudeli?" dico io vergognandomi al pensiero che al mondo esistano persone del genere ed anche peggiori.

"Lo sono e basta, non ci sono spiegazioni, Adriana. Ma prima che li arrestassero, ho parlato con mio padre e gli ho sputato in faccia tutto ciò che pensavo di lui. Lui ha un'indole violenta, sapevo che l'avrei provocato, come sapevo che sarebbero arrivati i poliziotti da un momento all'altro. Ma la situazione è degenerata." dice spostando dalla sua fronte un riccio ribelle.

"Gli ho detto parole molto pesanti, se le meritava, certo, ma ho esagerato. Lui ha perso il controllo e mi ha colpito alla gamba con un coltello da cucina" dice indicando la ferita "ed io ho reagito. Fidati, quello che sta peggio tra noi due non sono di certo io." conclude con un sorriso gelido. Rabbrividisco alle sue parole.

"E per dimenticare hai bevuto? Che sciocco che sei stato! Ti rendi conto che hai perso un sacco di sangue?" gli chiedo urlando.

"Ognuno di noi ha un lato oscuro, Adry. " mi risponde guardandomi negli occhi calmo.

"Cosa hai intenzione di fare, adesso?" gli chiedo preoccupata. Lui fa un sorriso enigmatico.

"Avrai un ospite un più, a partire da oggi. Tuo padre mi ha invitato a restare per un pò a casa tua, ed io ho accettato."


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