capitolo 11

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"Sono omosessuale"

"Che cosa?!"

No! Troppa bellezza sprecata. Questa vita mi ha insegnato una cosa: tutti i ragazzi belli o sono fidanzati o sono gay. E poi ci sono gli stronzi ma quello è un'altro paio di maniche.

"Che faccia che hai fatto! Dai, scherzavo!" dice ridendo.

Gli lancio una patatina.

"Scemo!"

"Ok, è il momento di parlare seriamente."

"Ti ascolto."

" Tre settimane fa, precisamente il 27 febbraio, è stato il mio compleanno ,o almeno così credevo. Passando per una stanza sentì parlare i miei genitori su qualcosa che mi riguardava... mio padre diceva a mia madre che avrei dovuto sapere la verità sulla mia nascita, mentre mia madre gli urlava contro dicendo che tutto doveva rimanere nascosto.. "

"Sai a cosa si riferivano?" chiedo, vedendolo in difficoltà.

"Ora si." Sospira e chiude gli occhi. "Entrai nella stanza chiedendo cosa stesse succedendo. Mia madre urlava e piangeva, mio padre cercava di calmarla. In seguito, chiamò una nostra cameriera.."

"Aspetta! Tu hai una cameriera?" dico shockata.

Sorride beffardo.

"In realtà più di una.. " il suo sguardo diventa di nuovo tempesta, come quel giorno al mare.

"Ah..."

"Sì.. I miei genitori sono abbastanza ricchi..." dice la parola "genitori" facendo virgolette con le dita.

"La cameriera portò via mia madre con l'aiuto di mio padre mentre io rimasi nel suo studio ad aspettarlo. Quando tornò, decise di dirmi quella che lui chiama 'dichiarazione' " si ferma e mi guarda.

"Allora? Vai avanti!"

"Sei curiosa, eh?" mi dice con un sorriso triste.

"Beh. . Si.."

Unisce le mani e appoggia i gomiti sul tavolo. Mi guarda intensamente. È davvero bellissimo, sembra più grande dell'età che ha. Ha un'aria selvaggia, da ragazzo bello e misterioso. In realtà, è solo un ragazzo tormentato da qualcosa. Ma cosa?

"Sono stato adottato."

A queste parole metto una mano alla bocca. O mio Dio. Non ci posso credere. Non riesco a pensare ad un bambino solo, indifeso, abbandonato.

"Vedo che sei shockata... ma il meglio deve ancora venire: i miei genitori mi hanno rubato ad un'altra famiglia."

"Ma che cosa stai dicendo? Te l'ha detto tuo padre questo?"

"Ho dovuto lavorarci un pò per saperlo. Inizialmente mi aveva solo detto che ero un semplice orfano adottato." chiude gli occhi "Ma poi la verità è venuta a galla.. come sai, le bugie hanno le gambe corte."

"Ma come hai capito che ti hanno sottratto ad un'altra famiglia?"

"Di notte, dopo la dichiarazione, sono entrato nella stanza di mio padre e ho cominciato a cercare documenti che mi riguardassero. E non ho trovato niente. "

Lo guardo stranita.

"Era tutto nella cassaforte.." continua "mio padre non diceva a nessuno il codice per aprirla. Dopo vari tentativi, l'ho scoperto..."

"E. . Cosa hai trovato?" domando.

"Documenti riguardanti la mia nascita. La mia vera nascita."

"Che vuoi dire?"

"Non sono nato il 27 febbraio...." oddio. Il mio battito accelera.

"Sono nato il 4 marzo."

A quella data scoppio a piangere, non riesco a contenermi. E se fosse lui?

"Ehi! Ma che ti prende? "

"Usciamo fuori, per favore.."

Usciamo e raggiungiamo la macchina. Il tragitto è silenzioso. Non riesco a credere a ciò che mi ha appena detto. Sono paralizzata, sconcertata. Vorrei sapere di più, ma non ho la forza.

"Perché ti sei agitata in quel modo? Non pensavo fossi così sensibile!"

Non posso dirgli la verità.. non posso dirgli che anche mio fratello è nato lo stesso giorno e che poi non si è saputo più nulla di lui e lo hanno dato per morto. No, no è possibile.

"Ti prego, continua.. cos'altro c'era scritto? Quando hai saputo la tua vera data di nascita?"

"Solo pochi giorni dopo la nostra prima uscita insieme. Ho interrogato mio padre, o meglio, quel... non so nemmeno io come definirlo..." si tira indietro i capelli "e mi ha detto finalmente tutto, o quasi. Quella che credevo fosse mia madre, in realtà è sterile. Volevano a tutti i costi un bambino, e alla fine ci sono riusciti. " fa una risata isterica. Nel frattempo parcheggia la macchina . Ci troviamo nello stesso punto dove l'ho visto la prima volta, vicino al mare. Ci sediamo su una panchina.

Prendo una boccata d'aria, ne ho bisogno.

"Tutto bene?" mi chiede Marco premurosamente. Gli faccio un sorriso forzato.

"Sì.. continua"

"Quel giorno, il 4 marzo, i miei si trovavano all'ospedale.. hanno parecchie conoscenze e corruppero dei medici affinché rapissero un bel bambino sano, senza alcun problema di salute. Me."

Lo guardo con occhi sbarrati. Non riesco a credere a ciò che ha detto.

"Sai chi è la tua vera famiglia?".

"No, ma so che si trova qui, a Barletta... per quanto ne so, potresti essere mia sorella.." ride.

"Sai, potrei esserlo per davvero."

Salve a tutti! Grazie a tutti per i commenti e i voti. Mi rendete felicissima, vi giuro. Cosa succederà ora a Adriana e Marco? Lo scopriremo nel prossimo capitolo. Votate e commentate se vi piace.
Baciii
Adry♥

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