capitolo 5

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"A che scuola vai?" Marco interrompe i miei pensieri.

"Faccio il secondo anno di liceo linguistico, e tu?"

"Il quarto di ragioneria."

"Ah quindi hai.. 18 anni?"

"Sì esatto.. e tu 16.."

"Ehm.. si.. "

"Dai ragazzi, non è molta la differenza di età,puoiprovarci Marco !!" urla Alessandro.

Mi volto verso di lui guardandolo furiosa. Avrei una voglia matta di tirargli quei capelli uno ad uno.

"Ascoltami bene, se non la.." comincio a dire avanzando verso di lui, ma Marco mi prende per la mano e mi blocca.  Non so descrivere cosa provo a questo contatto: gioia, serenità, ma anche confusione, timore, e... familiarità. Quando parlo con lui, è come se lo conoscessi da tutta una vita. 

Ma subito mi accorgo che sono pensieri stupidi, infantili e congetture organizzate dal mio cervello che a quanto pare, fantastica troppo.

"Adry,  lascialo perdere, è geloso perché parli con me e non con lui!" dice Marco ridendo. Contro voglia, mi ritrovo a ridere anch'io.

"Figurati, parlaci pure! Di certo qui le belle ragazze non mancano!" dice rivolgendosi soprattutto Marina e Federica, che lo guardano estasiate. 

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo.

La serata scorre abbastanza tranquillamente,ma non parlo più né con Marco né tanto meno con Alessandro. Quel ragazzomi innervosisce. Mentre Marco.. beh, lui è un'altra storia. Mentre torno acasa, penso proprio a lui. Non ho mai provato certi sentimenti verso qualcuno.Non posso dire che mi piaccia, ma nemmeno che non sono attratta da lui. Diciamoche mi è molto simpatico. E poi di certo, il fatto che sia un bellissimoragazzo aiuta; ma credo che non avrei pensato così tanto a lui se non l'avessivisto piangere. Mi sembrava così dolce, indifeso, un cucciolo da proteggere..da salvare. Spero che diventeremo amici. O qualcosa di più? 

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Sono al parco. Vedo un bambino in lontananza che piange, urla, cerca il mio aiuto ma io sono immobile. Non riesco a muovermi e ad emettere alcun suono. Aiuto!

Mi sveglio di soprassalto.  Sono sudata e il mio cuore batte a mille. Cerco di calmarmi e mi alzo. Non riuscirei comunque a prendere sonno.

"Adry,  dove vai?" dice mio fratello assonnato.

"Da nessuna parte, Francesco, dormi."

Vado in bagno e controllo la mia glicemia. 62. È bassa. Vado in cucina, mangio una caramella e mi siedo sul divano. La glicemia è il livello di zucchero presente nel sangue. A cosa mi serve misurarlo?  Semplice. Sono diabetica.

Più precisamente, ho il diabete mellito tipo 1. Una specie di diabete giovanile, insomma, ma non dovuto all'alimentazione. Semplicemente un giorno il mio pancreas ha smesso di funzionare e di produrre insulina. E adesso dipendo da una stupida siringa. All'inizio non è stato facile accettarlo, e credo che tuttora non l'abbia ancora fatto. In fondo, sono passati solo 5 mesi da quando l'ho scoperto. Quando la mia glicemia è bassa, ho la tachicardia, l'affanno e divento subito color bianco cadavere in volto, e sono costretta a mangiare qualcosa di zuccherato.  Invece, quando la mia glicemia è troppo alta sudo, divento irascibile e ho mal di testa. Bella fregatura il diabete.

Chiudo gli occhi. Rimuginarci non serve a niente. Una piccola lacrima mi scende lungo la  guancia. La mattina cerco di sembrare sempre allegra, sorridente ma.. la notte, tutte le mie fragilità vengono fuori. E piango.

Ed è proprio piangendo, che mi addormento.

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