Capitolo 1 D'incontri e di scontri fra un Falco e una Fenice

476 131 102
                                    


Graymalkin Ln, Westchester County 1407 North Salem, NY 10560

Clint Barton aveva impostato l'indirizzo della Scuola Xavier per Giovani Dotati sul navigatore satellitare della sua jeep e arrivarci era stato più semplice e veloce del previsto; il traffico era stato scorrevole, le chiacchiere dei colleghi in auto con lui relativamente piacevoli.

Si era concentrato sul sottofondo musicale della sua playlist preferita, restando ai margini della conversazione di cui il direttore dello S.H.I.E.L.D., Nicholas Joseph Fury, aveva riempito l'abitacolo.

Almeno Fury era seduto sul sedile posteriore, assieme al Capitano Steve Rogers, che lo assecondava. Nella parte anteriore del veicolo, Natasha Romanoff era rimasta in silenzio, in scia all'introversione di Barton.

«Che ci dobbiamo aspettare? Omini blu con la coda?» l'arciere, agente di altissimo livello, soprannominato Occhio di Falco, o Falco, per l'incredibile mira, si era espresso in una sola domanda, all'entrata dell'elegante villa di proprietà del professor Charles Xavier, mutante dotato di poteri telepatici.

A parere di molti un benefattore dell'umanità, Xavier aveva messo a disposizione la propria magione, fondando una scuola privata per giovani provvisti di una particolare mutazione del dna spesso connessa a un potere. La villa, secondo voci correnti, fungeva anche da rifugio e abitazione per i mutanti, vittime dell'ostilità e della paura dei comuni esseri umani a causa delle proprie abilità e fattezze fuori dal comune.

«Mi sembra un preconcetto» Vedova Nera scese dall'auto, schivando per un pelo il muso della Audi R8 V10 arancione del collega Tony Stark, che aveva parcheggiato disinvoltamente accanto alla jeep. La donna scosse i capelli ramati, sistemandoli ai lati del viso e fissò la magione.

Già dal vialetto d'ingresso, attraversato un enorme cancello in ferro battuto, spiccava per la magnificenza; ma da vicino la grande villa neoclassica costruita dagli antenati del professor Xavier su un ampio terreno vicino al lago di Breakstone, appena fuori dal centro di Salem, a New York, era ancora più imponente. In una cartolina, non avrebbe sfigurato accanto a un castello delle rive della Loira, per l'architettura e la cura dei dettagli del giardino e degli esterni.

«Mi sono addormentato a starti dietro, guidi come una lumaca, Falco» vestendo la giacca dell'abito tartan, appesa con una gruccia al poggiatesta del sedile del passeggero, Stark canzonò Clint, notoriamente appassionato di velocità e di vetture sportive, che si era contenuto per la presenza del direttore. 

«Per conto mio, la prossima volta verrò in taxi» Thor, biondo principe asgardiano, era stato relegato nello spazio minimo dei sedili posteriori dell'auto superlusso, lasciando il posto accanto a Tony al compagno Bruce Banner. Con i suoi quasi due metri d'altezza e la muscolatura imponente, il viaggio si era rilevato assai scomodo.

«Non ci resta che scoprire se le teorie di Barton abbiano un reale fondamento o se sia solo prevenuto a nuove conoscenze» a falcate più lunghe delle sue gambe, Fury, dall'aria perennemente minacciosa per via della benda di pelle sull'occhio destro perso in battaglia, salì la decina di gradini che separavano il parcheggio dal portone ligneo della scuola. Le estremità dell'indistruttibile spolverino sbottonato, anch'esso realizzato in pelle nera, ondeggiarono lateralmente.

Il campanello riecheggiò in un rimbombo ovattato all'interno della struttura e, dopo qualche secondo, la porta si aprì.

Una zazzera di capelli scuri su un volto segnato da strani simboli sulla pelle blu e da orecchie a punta fece capolino «Buongiorno, sono Kurt Wagner, qui mi chiamano tutti Nightcrawler; seguitemi, vi accompagnerò dal professore». Kurt non si scompose degli occhi spalancati degli ospiti appena arrivati: era abituato alla curiosità altrui. Il suo aspetto peculiare, incrementato dalle iridi gialle ereditate dalla madre e dalle sembianze demoniache del padre mettevano in difficoltà le persone con cui si interfacciava. Umani, ovviamente. Le tre dita nelle mani e nei piedi, i canini aguzzi, l'accento tedesco non erano rassicuranti. Dette il meglio di sé, voltandosi. Una coda lunga almeno un metro, terminante con un inspessimento cartilagineo a forma di fogliolina, dell'identico blu del derma, usciva da sotto la felpa della tuta grigio mélange con cui era abbigliato.

Il Falco e la FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora