Capitolo 7 Di una missione rischiosa e di una mutante speciale

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Quando Clint incanalò il jet attraverso una scia di grigie nuvole cumuliformi e il ticchettio dei cristalli di ghiaccio, di cui erano composte, rumoreggiò sulla carlinga, Julia comprese di essere arrivata a destinazione, anche dalla discesa di atterraggio. La coltre bianca della copiosa neve che ricopriva ogni centimetro quadrato di terreno mitigò i sobbalzi della manovra.

«Fai attenzione», sganciatosi dal seggiolino, Barton diresse la sua attenzione sugli occhi verdi, adrenalinici e guizzanti. Le prese una ciocca di capelli scuri dal lato sinistro della fronte e la riposizionò dietro l'orecchio, in un monito affettuoso, un attimo prima di indossare i guanti da tiro e afferrare arco e faretra.

«Anche tu» Fenice apprezzò il gesto, appressandosi a lui nella stiva, dove il portellone posteriore era stato già abbassato perché uscissero dal Quinjet sulla camionetta, al cui posto di guida Natasha fremeva.

«Siediti davanti con Romanoff e indossa la cintura di sicurezza» il Falco saltò nel retro della jeep U.S. Army scoperta, di ultima generazione, del tipico color verde oliva opaco.

«Non ci sono le cinture, esperto di automobili» con un balzo, si dispose limitrofa a lui, in piedi, mentre Vedova Nera metteva in moto. Era venuta per combattere e avrebbe combattuto; fece l'occhiolino a Clint, reggendosi alla barra laterale destra.

L'arciere si era posizionato centralmente, imbracciando il proprio arco, con una freccia incoccata, e scrutava fra gli abeti imbiancati.

Una figura mastodontica, dalla pelle color verde pisello e dalle sembianze umanoidi, comparve dalla valle, a passi che lasciavano orme giganti sulla neve. I jeans ridotti a brandelli ricoprivano ancora il fisico della creatura. La loro foggia e un vago ricordo delle fattezze del dottore dai modi gentili aiutarono la mutante a comprendere di trovarsi innanzi l'alter ego di Banner, Hulk! «E' Bruce ed è incredibile». Li tallonava a breve distanza, fissando la jeep.

«Preferisce spostarsi dalla nostra vista per trasformarsi in tranquillità, è un timido» Iron Man era volato via con l'armatura, senza risparmiarsi una battuta sagace. I motori nei calzari rossi e gialli alzarono una polverosa nube di neve.

Thor si elevò col martello in maniera più elegante e coreografica. Il Capitano, che aveva atteso nella stiva con la moto per muoversi per ultimo, a chiusura del gruppo, li superò, salutandoli con un gesto della mano. La moto di Steve non era una semplice Harley-Davidson, ma un modello militare, la WLA Liberator del 1942, Julia lo aveva letto su una rivista.

«A ore nove» Romanoff, alla guida della jeep, confermò le avvisaglie del Falco, che aveva notato apparire soldati della guardia armata del barone Strucker. Cercò di colpirne il più possibile, utilizzando le sue frecce, e ogni volta realizzò un centro perfetto.

Fenice ne vide spuntare altri dal proprio lato «Ci penso io, qui». Nella mente le risuonarono le parole che Charles le diceva per spronarla. Lascialo andare, Julia, senza paura, riferendosi al potere che lei cercava di trattenere per timore di far male a qualcuno e che non mostrava se non fra i suoi simili. Le braccia, incrociate sul corpo si aprirono, e una forza tangibile di energia cinetica dai toni del giallo oro, scaraventata dalla mutante sui soldati, li tirò giù come birilli, uno dopo l'altro.

Erano centinaia e appostati ovunque, e intorno a loro era anche pieno di bunker sommersi di neve, dove si riparavano.

«Accidenti, miri meglio di me, mi farai sfigurare» Barton era entusiasta: la nuova collega non aveva sbagliato un colpo, era stata fredda e determinata. Era scomparsa la bambina insicura e spaurita; era stata sostituita da una guerriera, con uno splendido sorriso. La mia guerriera, pensò mentre veniva  sfidato «Tieni il conto, Falco, alla fine chi avrà il punteggio più alto pagherà la cena e l'altro laverà i piatti».

Il Falco e la FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora