Capitolo 3 Di confidenze, di un pasto appetitoso e di un film di Zeffirelli

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Clint aprì a Julia lo sportello del passeggero della propria jeep, con galanteria, e si mise alla guida «Sul serio non hai la patente? Come diamine ti muovi dalla scuola?».

«Ho l'abbonamento al servizio dei bus e vengo raramente a New York City, non amo la confusione. Un tempo sentivo i pensieri di ogni umano o mutante nelle vicinanze, mi rimbombavano in testa e non riuscivo a non impazzire» ammise Fenice, allacciata la cintura di sicurezza. L'interno dell'abitacolo era pulito e ordinato, profumava dell'aroma di mango dell'alberello giallo appeso allo specchietto retrovisore. Agganciò la cintura di sicurezza, mentre rispondeva.

«Immagino. Poi hai imparato a gestire le voci?».

«Charles mi ha insegnato a tenerle fuori, ma più persone ho intorno, più fatico a mantenere la concentrazione».

«Io vivo in centro in un appartamento. È microscopico, ma ho tutto a portata di mano e, dopo aver parcheggiato la macchina nel garage sotto il palazzo, mi muovo a piedi» Clint guidava, lo sguardo attento alle auto incolonnate nel traffico.

«Perché l'Iowa era troppo noioso?» si lasciò sfuggire la mutante, mordicchiandosi l'unghia del pollice.

«Dimenticavo che sai ogni cosa di me, io quasi nulla di te. Waverly era un susseguirsi di campi di mais e di feste country, non ho mai desiderato restarci né vivere come i miei genitori. Mio padre non era un brav'uomo, Fenice. Beveva come una spugna, era manesco e violento, non ha mai voluto bene né a mia madre né a me o a mio fratello» strinse il volante e le nocche delle mani diventarono bianche per l'impeto profuso. Si sentì libero di confidarsi, per la strana alchimia creatasi fra loro e perché era consapevole che lei fosse a conoscenza dei dettagli della sua vita dal giorno precedente. 

Julia avrebbe voluto fargli una carezza sul volto tirato dalla sofferenza; si limitò a voltarsi verso di lui, avvicinandosi il più possibile, per quanto glielo permettesse la cintura tesa. Le chiacchiere avevano preso una piega tutt'altro che leggera, inaspettatamente. «Ha provocato lui l'incidente stradale in cui tua mamma è morta» lo aveva visto chiaramente nei suoi ricordi. La berlina su cui viaggiava la famiglia Barton si era ribaltata su una strada scivolosa per la pioggia, a causa di un colpo di sonno dell'autista, e la madre di Clint era deceduta sul colpo; gli altri tre passeggeri, invece, ne erano usciti incolumi.

«Sì» il Falco annuì, il pollice verso l'alto; i calli sui polpastrelli delle mani, conseguenza dell'allenamento continuo con l'arco, furono evidenziati dalla movenza «Il bastardo è morto in carcere, ha avuto ciò che meritava».

Fenice correlò nuovamente la similitudine con la propria vicenda familiare, il nodo principale dell'interconnessione che non era riuscita a bloccare dopo decenni di lavoro su se stessa, il motivo reale per cui si trovava su quel fuoristrada  «Anche mia mamma è morta in un incidente analogo. Non pioveva, anzi c'era un sole splendente, quel giorno. L'ho uccisa io, avevo dieci anni» confessò, reggendosi al cruscotto alla decelerata improvvisa dell'Avenger che aveva inchiodato sul pedale del freno.

«Scherzi?» i clacson delle auto in attesa dietro la jeep molestavano i ragionamenti, il cervello dell'arciere connetteva scarsamente.

«Non sono un tipo simpatico, Clint. No, non scherzo. Non controllavo i miei poteri, avevo scoperto da poco di possederli. L'auto su cui viaggiavamo si spostò nella carreggiata opposta. Mia madre, che guidava, non riuscì a fermarne la corsa e ci schiantammo contro un camion. Lei morì pochi minuti dopo, incastrata fra le lamiere. Io sopravvissi, mio padre ugualmente. Da quel giorno, tuttavia, papà non volle più vedermi. Mi affidò a Charles Xavier, l'unico che non mi temeva e che lo convinse a non farmi internare, dato che tutti, dottori e psichiatri, mi ritenevano pazza. Da allora vivo alla scuola, con altri mostri come me. Mio padre usò proprio la parola mostro. Ieri tu hai fatto lo stesso» raccontò la propria storia senza fronzoli, rammentando ciò che le aveva gridato contro il giorno prima.

Il Falco e la FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora