Capitolo 18 Di Terre Selvagge, di insicurezze e di un angioletto biondo

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«Complimenti per la macchina, Julia, è davvero bella e le immagini di Poe eccezionali» Stark passò a Fenice una tessera di plastica, simile a una carta di credito «E buon compleanno da parte mia, non eguaglierà il dono del tuo ragazzo ma ho fatto del mio meglio, mi spiace solo che festeggerai questa giornata in modo strano». Era un carta per il rifornimento illimitato presso una pompa di benzina appartenente a una catena di proprietà del miliardario.

«Grazie, Tony, lo apprezzo molto» la mutante avrebbe voluto dire non posso accettare ma ultimamente i suoi dinieghi non erano serviti a bloccare l'insistenza degli affettuosi amici. Per cui ringraziò semplicemente, lasciando la tessera sul tavolo della sala riunioni di Xavier, certa che nessuno degli studenti l'avrebbe toccata mentre andava in missione. Stavolta con gli Avengers e i colleghi mutanti, Charles compreso.

«Non puoi venire, Lucky, resta qui e aspettaci: io e Clint torneremo presto» avrebbe affidato il golden retrivier a Kitty e Bobby, non potendolo portare con sé. Camminando verso l'enorme hangar che conteneva sia il Quinjet sia il Blackbird, se lo ritrovò appresso e fu proprio lui il primo a salire le scalette dell'aereo dei Vendicatori.

«Temo che non ce ne libereremo, è la nostra mascotte» l'arciere si intrattenne un minuto con Fenice «La tua uniforme è più bella di quella dell'agenzia». Blu e con una x sagomata tra il petto e i fianchi, le donava molto. 

Erano ognuno con la propria tenuta da combattimento. La missione aveva in apparenza le caratteristiche di un incontro pacificatore e diplomatico, ma con i colleghi erano d'accordo di stare sul chi va là. «Sei inquieta? Vedrai che sarà una mera formalità». Le mani sulla vita, la tenne a sé, baciandola sulla guancia, assaporate le note pregiate del profumo delicato e naturale della sua pelle «Mi spiace fare il tragitto fino alle Terre Selvagge senza di te, ma capisco che tu voglia stare vicino ai tuoi amici, soprattutto al professore». Xavier aveva preso assai male la ricomparsa di Erik e la sua richiesta alle Nazioni Unite. Peggio che l'organizzazione avesse votato quasi all'unanimità, dopo due sole settimane, di lasciare a Magneto la nazione che voleva. 

E anche Julia, che aveva trascorso la notte precedente a fissare il soffitto, a casa di Clint. E non erano bastate effusioni e litri di camomilla col miele per farle passare l'insonnia. Si era distratta solo al suonare alla porta del fattorino che le consegnava un mazzo di una dozzina di rose rosse e una scatola di cioccolatini fondenti al caramello salato, ovviamente a forma di cuore, due altri semplici regalini per il compleanno. «Ci vediamo all'atterraggio, Falco. Ti amo» lo fissò, grata, negli occhi grigiazzurri «Abbi cura di Lucky».

«Lo farò. Ti amo anch'io» l'arciere aspettò che salisse dopo Raven e poi corse sulla scaletta, per mettersi ai comandi del jet.

«Stai comodo?» Charles, seduto dietro Ororo, che pilotava il Blackbird con Bestia, era teso. La fronte era sudata, sembrava non a posto, nonostante l'abito stirato e la camicia inamidata.

«Sulle spine, Fenice. C'è qualcosa che non mi quadra nell'atteggiamento di Erik. Avrebbe potuto conquistare il mondo con la Gemma della Mente e ora vuole restituirla, in un gesto di falsa generosità che maschera altro» si era scervellato inutilmente; ogni ipotesi poteva essere valida e, nello stesso tempo, completamente errata.

«Tu e Julia non potrete leggergli nella mente per via dell'elmo, pur cui non sapremo la verità nemmeno tramite la telepatia» Kurt lo disse con il suo accento tedesco e suonò ancora più malevolo. Di sottofondo il rumore delle turbine li scortò nel decollo.

«E' più semplice di ciò che credete. Alcuni mutanti si sono già spostati dalle loro residenze per andare a vivere nelle Terre Selvagge» Mystica aveva avuto i dati da un rapporto proprio delle Nazioni Unite «Non sono molti, ma credetemi, è l'inizio della fine».

Il Falco e la FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora