Capitolo 16 Di un abito favoloso, di una cena romantica e di un cuore aperto

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«Potevi andare alla spiaggia con i maschietti invece che restare con me!» Nives aveva invitato più volte Julia a trascorrere la giornata fuori; lei si era, invece, trattenuta a casa, per imparare a realizzare i mitici ferri di cavallo di pasta frolla con cioccolato fondente made in Bari.

«Ore e ore a nuotare con la muta fra gli scogli alla ricerca di polipi, con due uomini al testosterone che gareggiano fra loro, un adolescente annoiato col tablet in mano sotto l'ombrellone e un cane esaltato che si sgrulla di acqua di mare a ogni tuffo, facendoti la doccia? Passo. Povera te che dovrai pulire il bottino di guerra, se i nostri due pescatori prenderanno i polipi. C'è da sperare che Clint e Poe tornino a mani vuote» la mutante aveva impastato velocemente la pasta frolla, con le dita; ora la palla di pasta riposava in frigo per essere lavorata senza che si appiccicasse troppo alle dita per via del calore estivo.

L'italiana versò un bicchiere di limonata fatta in casa in due bicchieri per entrambe. Non aveva usato i propri poteri per refrigerare l'impasto, compreso che la giovane volesse parlarle di un argomento importante «Ti vedo sulle spine, è accaduto qualcosa?».

«Nives, sì, per la verità. Ho letto le tue poesie, e le ho amate moltissimo. Denotano la tua sensibilità nei confronti degli adolescenti, per un momento della vita in cui non ci si sente né carne né pesce. È la condizione di tanti miei studenti che credo potrebbero apprezzarle. Ogni anno accademico cerco di farli avvicinare a delle letture moderne, che possano condividere, e che esulano dal classico programma. Mi piacerebbe usare Lacrima nel vento come libro di testo, se mi darai il permesso» lo chiese con titubanza, non sapendo come avrebbe reagito. Preso con interesse il libro dal comodino, la sera precedente, giusto per leggere un paio di pagine prima di addormentarsi, aveva passato la notte avanti e indietro sui versi, coinvolgendo pure l'arciere.

«Certo che te lo do, è un onore» la poetessa era arrossita fino alla punta delle orecchie e non aveva nemmeno finito di ascoltare il piano della bruna.

Quest'ultima proseguì a esporlo, a tamburo battente. Era un caterpillar con un scopo ben preciso da ottenere «A metà anno potresti venire alla scuola per un momento d'incontro con gli studenti? Ne sarebbero entusiasta». Aveva pensato che Poe si recava spesso nello Stato di New York per via della gestione dell'autodromo. Muovendo le dita nell'aria in fantasiosi ghirigori si scusò in anticipo «Non abbiamo lo spazio per ospitarvi, Clint vive in un monolocale. Però potreste stare alla villa di Charles, ci sono delle camere libere e la compagnia è eterogenea e divertente» certa che i Dameron non si sarebbero formalizzati a dormire alla scuola di mutanti, Julia era ugualmente mortificata di non poter ricambiare la squisita ospitalità offertale.

«Matias impazzirebbe per trascorrere qualche giorno in una scuola simile e a New York, verremo volentieri» Nives si ritrovò ad acconsentire di nuovo. Alzatasi, controllò la durezza della palla di pasta frolla in frigorifero e la tirò fuori, per spiegare a Julia come stenderla e plasmarla.

«Posso farti una domanda, più personale?» Fenice si mordicchiò il labbro inferiore, passando il mattarello di legno sull'impasto, sopra una grande spianatoia già spolverata di farina «La tua mutazione non ha mai rappresentato un problema per Poe?».

L'italiana si bloccò, rimuginando. La mente andò al proprio passato «Io e Poe ci siamo conosciuti casualmente, in occasione di una mia trasferta negli Stati Uniti. Venni per stare con mio padre, alla base dove lavorava e alloggiava, per trascorrere del tempo con lui e mia madre e per motivi di studio. Mai avrei immaginato di restare e, soprattutto, di legarmi a un militare. Al contrario, ho sempre cercato un altro genere di figura maschile negli uomini che ho frequentato, proprio in contrapposizione alla figura paterna».

«Perché tuo papà era molto severo?».

«Rigido come può esserlo un ufficiale di un'altra generazione, un padre padrone che voleva comandare anche in casa e non sempre aveva ragione». Era evidente che Nives non fosse tipo da farsi indirizzare la vita da nessuno, che la volitività fosse un tratto indiscusso del suo carattere «La mia mutazione aveva generato ulteriori attriti fra noi. Mio padre aveva difficoltà ad accettare ciò che non capiva e che non poteva gestire, figuriamoci in una figlia. L'abilità di creare e manipolare il ghiaccio non lo spaventava di per sé, lo disorientava perché era un'ulteriore prova tangibile che non potesse controllarmi e che ero, comunque, per scelta, differente da lui».

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