Capitolo 11 Di nuove riunioni, di un arciere brontolone e di un cane fortunato

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«Vieni qui, sei troppo lontana» Clint sollevò Julia per i fianchi, mettendola a sedere sul ripiano della cucina, dove stava preparando la loro colazione.

A notte inoltrata, dopo innumerevoli baci e carezze che avevano fatto toccar loro vette di un immenso piacere vicendevole, le aveva dato uno dei suoi pigiami affinché non prendesse freddo. L'indumento era piuttosto grande per la sua taglia e forse fuori moda o da anziano, come gli aveva detto lei a suo tempo, ma la rendeva ugualmente bellissima. Lui indossava il proprio azzurro e Fenice uno analogo, verde, col colletto girocollo più chiaro, che richiamava il cannolé alle caviglie e ai polsi e poneva in risalto la sfumatura degli occhi.

«Non vado da nessuna parte, Falco» gli aveva sempre parlato nella mente, durante le ore della notte e al mattino, quando, destatasi, lo aveva scoperto a fissarla. Non aveva indagato: certamente si era svegliato prima o non si era addormentato affatto e aveva tenuto gli occhi puntati su di lei, gli occhi grigiazzurri ed espressivi che non la abbandonavano mai, emozionandola.

La proposta divenne ad ampio raggio e non se ne meravigliò «Resta qui con me per l'intero weekend, per piacere. Il mio nido è vuoto senza la sua Fenice» gli sembrò assurdo che non rimanesse lì. Al solo pensiero gli mancò l'aria.

«Certo» la bruna allungò le gambe e lo imprigionò a sé, ripiegando le ginocchia con i piedi incrociati dietro la sua schiena, le manine sul petto a giurare ciò che lei desiderava «Se mi prometti che mi coccolerai come stanotte».

«Promesso, ovviamente» infilò la lingua nella sua bocca per stuzzicarla, mentre con la mano destra girava le uova da strapazzare con un paletta di silicone.

«Potrei comperare un cambio di vestiti nei negozi qui sotto senza tornare a prenderli a scuola. Apprezzo il tuo pigiamino ma non posso indossarlo per tre giorni di seguito e neanche il vestito nero, ho pure le calze rotte» la lingua di Clint era dolce, gentile, sapeva del primo caffè del mattino che aveva bevuto, forte e amaro. Si crogiolò del sapore di buono, in una lenta spirale che interruppe per ascoltarlo con attenzione.

«Fenice, sei un'illusa se pensi che ti permetterò di lasciare il mio letto se non per andare in bagno. Sarò il tuo servitore, ti cucinerò piatti appetitosi e te li porterò su un vassoio, vedremo i film romantici che desideri, ti leggerò Romeo e Giulietta fino alla noia. Per queste attività non hai bisogno di abiti, il pigiama è più che sufficiente, forse superfluo, i tuoi vestiti saranno i nostri abbracci» l'altra mano le accarezzò la schiena nuda con complicità. Stava rasentando folli picchi di romanticismo: sperò di non apparire troppo stucchevole nelle sue manifestazioni affettuose.

«Ci sto, è un programma perfetto per noi. Aspetta, è il mio cellulare» la mutante, all'avviso, scese dal top della cucina e cercò in borsa. C'erano due messaggi. Il primo era di Charles, un invito a una riunione presso la X-Mansion, indetta da lui e da Nick Fury di ritorno dall'Europa; il secondo di Hank, che l'avvisava di aver riparato l'apparecchio acustico di Barton, recapitatogli la sera precedente da Natasha Romanoff. Li mostrò al Falco, che aveva preso in contemporanea il proprio smartphone, dove un analogo messaggio di Steve lo informava dell'incontro. 

«Potrai udire di nuovo, con l'apparecchio acustico aggiustato e smetterò di parlarti nella mente; è una notizia eccellente e Bestia è un mago della tecnologia, auto storiche a parte» Julia si soffermò sullo sguardo deluso dell'arciere «Clint, si tratterà soltanto di poche ore da trascorrere coi colleghi; preparerò uno zaino e passeremo qui il resto del fine settimana fra cenette e film, come mi hai proposto un minuto fa. E poi» lei sospirò «dobbiamo parlare di quanto accaduto ieri, e se esista un modo per rintracciare Erik».

«Hai ragione, scusa» le uova erano pronte e le divise in due piatti, celando il suo rammarico. Avrebbe mantenuto la sua professionalità e si concentrò sulla questione di Magneto «Sei scettica che sia possibile perché indossava l'elmo, vero?».

Il Falco e la FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora