Capitolo 6 Di Poe Dameron, di confronti costruttivi e di nuovi colleghi

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«Sei stata fantastica, Julia; davvero non avevi mai guidato alcuna vettura?» Poe Dameron riposizionò sulla parte alta del naso gli occhiali da vista dalla montatura argentea, che scivolavano continuamente verso il basso.

Le mani nelle tasche dei pantaloni cargo color tortora scuro, era seduto sulle gradinate del circuito accanto alla giovane che fissava un punto nel vuoto davanti a sé, anziché la Mustang verde guidata da Clint che girava in pista già da diversi minuti.

«Sì» dopo il bacio mozzafiato con l'arciere, la mutante aveva scoperto che il promesso pranzo era stato allestito proprio da Dameron nell'ufficio ricavato dai due amici nella struttura. Con un fornello da campeggio e un forno a microonde, Poe aveva preparato un pasto leggero, su indicazione specifica del Falco, che gli aveva accennato dei problemi di gastrite di cui lei soffriva.

Il restauratore di auto d'epoca aveva offerto loro tranci di una focaccia alta e morbida, ai pomodorini e olive, spolverata di origano, una specialità italiana della regione di provenienza di sua moglie Nives: la Puglia.

Fenice era riuscita solo a spiluccare qua e là qualcosina, per non dispiacergli. Lo stomaco si era chiuso in una morsa infuocata per il nervosismo, ed era stato molto complicato conversare, mantenendosi lucida.

Poe aveva preparato a mano una pasta particolare che lei non aveva mai gustato, a forma di piccole orecchie, da cui ne derivava il nome, anch'essa di origine italiana, con una salsa light al pesto di rucola, e completato il menù con dei biscottini di pasta frolla intrecciata ricoperti mandorle, accompagnati da una crema inglese.

Alla scrivania apparecchiata, spartano tavolo da pranzo, la bruna aveva perlomeno assaggiato i piatti preparati con tanta abilità e devozione da Dameron, per dargli un minimo di soddisfazione, partecipando scarsamente al momento sociale, in cui Poe teneva banco, giacché anche Clint si era ammutolito, serrando la mascella in una masticazione forzata e rumorosa.

Il Falco aveva ingurgitato le pietanze alla velocità della luce, dileguandosi con la scusa di provare la Mustang prima che il socio la consegnasse al fortunato acquirente con cui doveva incontrarsi.

Poe aveva consigliato a Julia di spostarsi all'esterno coi loro piatti ancora pieni e lei aveva accondisceso, sperando che la luce del sole la scaldasse dall'inverno calato nelle sue viscere.

Da quando si erano baciati, Barton aveva smesso di guardarla negli occhi, non reggeva più la sua vista. La stava facendo sentire una ladra, colpevole di qualcosa di sbagliato. Perché era sbagliata per lui, perché lo erano loro due assieme, mutante e umano, acqua e olio che non si sarebbero mai ben amalgamati? Eppure il bacio era stato spontaneo, naturale, il culmine di un avvicinarsi graduale in cui la tensione emotiva era evidente.

Anche per lo stesso Dameron, che li aveva osservati dall'oscurità del tunnel, prima nei momenti di scuola guida in pista e, successivamente, nell'abbraccio infinito scambiato, tanto intimo e tenero da averlo fatto rientrare definitivamente all'interno dell'ufficio per fingere di dedicarsi alla preparazione del pranzo. Solo alla fine, intuito che Barton avesse interrotto in modo brusco la performance amorosa, si era presentato per sollecitarli al pasto.

«Prenderai la patente a occhi chiusi. Per tornare al nostro comune amico, se posso permettermi... Julia, Clint è nato testardo. È più facile cambi pettinatura che idea» l'uomo cercò di essere simpatico. Avrebbe dovuto confrontarsi con l'arciere, lo fece con Julia.

«Che intendi?».

«Devi dargli un po' di tempo, poi vedrai che ti farà entrare nella sua vita» rastrellò il sugo di rucola dal piatto con l'ultima orecchietta. Nel suo cuore, perché nella vita ci sei già entrata, saltata a piedi pari, pensò.

Il Falco e la FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora