Il Falco e la Fenice

Capitolo 30 Post credit Di un Falco e di una Fenice

«Dobbiamo ritenerci fortunate a essere arrivate alla nostra età e poter rindossare gli abiti di vent'anni fa» Tempesta passò le mani aperte sul suo tubino di lamé argentato, posando per un attimo fard e pennello da trucco sulla toeletta. L'avvenenza della principessa sui tacchi altissimi era innegabile.

«L'aiutino è arrivato dal potere di Kate e non dal chirurgo plastico, lo disse Tony a mia figlia e lo confermo» Julia, ripresasi pienamente dalla battaglia sulla spiaggia del North Carolina, si apprestava a rinnovare le promesse nuziali con suo marito, altrettanto in forma. La battuta di Ororo nasceva dalla sua scelta di riproporsi con l'abito di Nives, lo stesso utilizzato per l'organizzazione della serata romantica nella prima estate trascorsa sul tratto di costa degli Stati Uniti oltre che per il suo matrimonio.

«Mamma, eri già bellissima di tuo, e papà è impazzito, un vero galletto... soprassiedo a qualsiasi altro commento, state appiccicati come caramelle» l'arciera non si era mai vergognata di loro e delle effusioni offerte pure in pubblico, ma il Falco era virato sull'esagerazione. La paura di perdere l'adorata moglie lo aveva reso più dolce del solito, esclusivamente con lei. Fissando la punta delle scarpe prestatele proprio da Tempesta, rimirò la madre, seduta su un pouf imbottito, col volto alzato verso l'amica, provetta truccatrice.

«Resta un brontolone» Natasha sottolineò il lato burbero del collega. La camera padronale del cottage di Nives e Poe era diventata luogo di chiacchiericcio femminile, quello di Matias di confronti maschili, con un divertito Lucky che faceva la spola fra le due casette «Comunque l'idea della festa sulla spiaggia mi piace, è moderna e trendy. Kate, dovrai lasciare i tacchi in veranda, non credo che camminare e ballare coi trampoli sia semplice e tu oggi non vuoi fare brutta figura, no?».

«Avrà un accompagnatore degno di lei» Fenice si voltò verso la figlia, interrompendo la passata di mascara nero alle ciglia. Era meravigliosa, la sua piccola, finalmente indosso un abito dalla lunga gonna a pieghe di un verde acceso. Il bustino, a forma di cuore a coprire il seno prosperoso, esaltava la giovane età e la femminilità a essa armonizzata.

«Era destino, Kate» Morgan, elegante in un abitino bianco senza maniche in stile anni Sessanta, sedutale accanto, accarezzò il suo braccio sinistro fino ad arrivare ad allacciare il monile a forma di freccia che non aveva più tolto.

«Siamo solo un po' più che amici, io e Warren» ribatté la bruna, cercando Lucky con lo sguardo. Clint aveva invitato anche Angelo, che si era da poco trasferito a vivere nella villa di Charles, con il benestare di Erik e dei propri genitori, casomai ne avesse avuto bisogno. Warren avrebbe terminato il corso di studi nella facoltà di Matematica in una delle università della Grande Mela.

«Certo, lo diceva pure Julia del Falco. Se buon sangue non mente, siamo a cavallo, Nives, dovrai costruire un altro cottage e ospitare la ciurma al completo» Mystica si rivolse alla poetessa, che, in un raffinato completo pantalone beige, acconciava i capelli di Fenice; i pochi fili bianchi erano ritornati a essere di un lucido nero corvino a seguito della guarigione.

«Piuttosto, se non ho capito male, avrò ruspe e operai come vicini di casa a tempo indeterminato».

«Avete deciso, Julia? Siete convinti?».

«Non c'è stato nemmeno bisogno di discuterne, avevamo deciso da tempo nei nostri cuori, ma abbiamo aspettato perché Kate aveva cominciato a studiare a New York e non potevamo sradicarla dal suo ambiente in un momento delicato della sua vita. E noi stessi volevamo continuare a lavorare a tempo pieno, io alla scuola e con voi colleghi, Clint lo stesso. L'appartamento di Manhattan è in vendita, ci sono state alcune offerte che stiamo vagliando; nel frattempo abbiamo acquistato il lotto di terreno qui accanto, è quello uscendo dal patio a destra, e ci costruiremo una villa tutta nostra» lo affermò, le iridi lucide di gioia.