Capitolo 7

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Il macellaio, sta finendo la conta. Ormai il destino di un altro di noi sarà presto segnato. Stiamo tutti in silenzio. Ognuno di noi sta sperando di non essere il prossimo.

"Ma va? Cosa dovrebbero sperare secondo te?"

"Stai zitta tu...non mi sembra il momento di essere ironica"

Manca una parola e il carnefice avrebbe finito la conta...sto calcolando i suoi movimenti e a giudicare dal ritmo della sua voce, il suo dito sarebbe finito proprio...su di me. Oh cazzo. Non sono pronta a morire in questo modo.

"Perché? Qualcuno lo sarebbe?"

Ignoro la mia voce interiore, che nemmeno in questa circostanza se ne vuole stare zitta. Respiro profondamente, cercando di rassegnarmi all'idea di star per morire in modo orribile.

Ma proprio quando il carnefice mi sta per indicare col dito, una voce profonda si diffonde dall'interfono presente nella stanza. Il carnefice si ferma. Grazie a Dio.

Si gira verso i suoi compagni e tutti e tre si fermano ad ascoltare.

"A tutti i cittadini di Terminus: codice rosso, codice rosso"

Codice rosso? Cosa vorrá mai dire? A giudicare dalle facce dei tre, sicuramente non é nulla di buono.

"Ma va? Geniale, davvero. Nessuno ci sarebbe mai arrivato senza il tuo aiuto"

"Ma fammi il piacere"

L'interfono, intanto, continua a suonare. Poi, all'improvviso, si sentono degli spari provenire da fuori.

A questo punto i tre uomini fanno per andarsene. Escono prima Godzilla e King Kong, mentre il macellaio prima di uscire, mi rivolge un altro dei suoi irresistibili sorrisi di merda ."Tranquilla piccola, torneró presto da te" mi dice facendomi l'occhiolino. Si riferiva alla conta. Non si era dimenticato di aver scelto me come prossima vittima sacrificale. Cazzo. Devo trovare un modo di liberare me e tutti gli altri prima che torni.

Solo ora mi ricordo che dietro di noi abbiamo a disposizione quelle che saranno almeno una decina di strumenti di tortura diversi. Erano difficili da prendere con le mani legate. Ma una cosa é sicura. Ci devo provare.

"Ragazzi, dobbiamo approfittarne per uscire da qui" dico ad alta voce. A giudicare dalle loro reazioni, sembra che non mi abbiano nemmeno sentito.

"Mi state ascoltando? Dobbiamo uscire da qui."

"A che servirebbe? Anche se riuscissimo a liberarci, la porta é chiusa a chiave, e l'intera comunità é piena di mostri come loro tre" dice un ragazzo smilzo che si trova vicino al ragazzo asiatico. Ho già deciso che mi sta sul cazzo.

"Preferisci morire qui sgozzato come un maiale o preferisci tirare fuori le palle e tentare di salvarti la vita? No perché non so te, ma io preferisco la seconda"

Il ragazzo, profondamente irritato, acconsente. Ora rimangono gli altri.

"E voi?" chiedo con tono che non ammette repliche.

"Ci stiamo"

"Bene" dico.

"Allora" dico riferita al ragazzo asiatico "tu dovrai tentare di prendere quel coltello che sta sul tavolo e tenerlo fermo il più possibile affinché io possa usarlo per liberarmi le mani."

Il ragazzo annuisce. Si alza e con fatica riesce a prendere il coltello. Bene. Ora tocca a me.

Mi posiziono davanti al coltello e dopo quella che sembra essere per me un'eternità, riesco a tagliare la corda che mi teneva strette le mani.

Uso il coltello per liberare gli altri.

"Ci serve un piano" dice stavolta un ragazzo riccioluto.

"Ma grazie al cazzo?" dice la mia voce interiore e per una volta sono d'accordo con lei.

Guardo il mio fratellino. Gli era ritornata la speranza di potersi salvare. Non lo avrei di certo deluso io. Mi metto a formulare un piano. Nella stanza, non ci sono finestre. L'unica uscita che abbiamo é la porta. Dovremmo usare per forza quella.

"Nooo davverooo? Io sarei passata attraverso i muri"

"Ma stai zitta una buona volta"

"Useremo la porta" dico in tono convinto, anche se non ero convinta neanche per l'anima del cazzo.

"Ti sfugge per caso il fatto che sia chiusa a chiave e che nessuno di noi sappia scassinare porte per professione?" mi chiede sempre il ragazzo di prima. Dio, quanto lo odio.

"No, non mi sfugge. Non ho detto che la scassineremo. Noi non possiamo aprire la porta. Ma quelli che sono dall'altra parte si. I tre prima o poi ritorneranno e noi saremo pronti ad accogliergli. Abbiamo a disposizione delle armi. Non sono molte, ma sono giá qualcosa. Le useremo per uccidere i nostri carnefici, prima che loro uccidano noi."

La ragazza dagli occhioni verdi e il ragazzo asiatico, fanno si con la testa in segno di approvazione. Anche mio fratello sembra convinto e accenna un piccolo sorriso.

Ovviamente però i due ragazzi, non sono per nulla convinti e mi guardano come se fossi pazza.

Irritata, mi volto verso di loro : "Avete un'idea migliore per caso?" dico con tutta la sfacciataggine del mondo.

I due ci pensano un attimo su, ma poi si ammutoliscono e decidono di seguire il mio piano.

Ci armiamo tutti e ci collochiamo nelle rispettive postazioni in cui aspetteremo i tre bastardi.

L'attesa sembra interminabile e per farla passare iniziamo a fare conoscenza. Scopro che la ragazza si chiama Maggie e che l'asiatico, di nome Glenn, é suo marito. Gli altri due invece sono Kevin e Kim. Sono due fratelli. Che fantasia che ha avuto la madre nel scegliere i nomi, penso tra me e me.

Mentre Maggie inizia a raccontare come si sono ritrovati qui, sentiamo dei passi nel corridoio, che man mano si fanno piú pesanti.

La serratura pian piano, inizia a scattare...ci siamo...

L'era dei morti || DARYL DIXON ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora