Neil si fece largo nella corsia numero quattro dell'ospedale, leggendo di sfuggita i numeri sulle targhette fuori da ogni stanza. Anandria si affrettava dietro di lui, il tacco degli stivaletti che rimbombava nel corridoio semivuoto.
«Vengo con te!» gli aveva detto non appena lui le aveva spiegato la situazione, e Neil non aveva replicato: in fondo era contento di averla al suo fianco.
La stanza numero dieci era a metà del corridoio, annunciata da un cartellino attaccato malamente sul muro. Un dottore coi baffi stava trasportando una barella vuota nella camera accanto.
«Dove andate?» chiese a Neil e Anandria.
«Mia madre... l'hanno portata qui, stanza dieci» balbettò Neil.
«Ah, certo. Potete entrare, ma non più di cinque minuti.»
Neil oltrepassò la porta senza esitare, mentre Anandria entrava a passi incerti.
Leda era stesa su una brandina e fissava il soffitto con occhi vuoti. Oltre a lei, la camera era occupata da una vecchina con pochissimi capelli in testa e da una donna dal volto ricoperto di efelidi, entrambe addormentate.
«Mamma!» la chiamò Neil.
Leda si voltò, sorrise e gli fece cenno di far silenzio. Lui le corse incontro.
«Che cosa è successo?» le chiese, abbassando il tono della voce.
«Niente di importante. Ho avuto un forte giramento di testa e sono svenuta. Mi stanno facendo delle analisi, domani dovrei avere i risultati. Oh, ciao, Anandria! Come stai?»
«Non è niente di grave, vero?» la interruppe Neil.
«Non credo. Sono solo molto stanca, tesoro. Potrei chiederti un favore? Avrei bisogno di una bottiglia d'acqua, sto morendo di sete.»
Anandria approfittò della richiesta e si offrì di uscire, dileguandosi nel corridoio e lasciando madre e figlio da soli. Neil rimase con Leda per un po', fino a che il medico coi baffi non fece capolino dalla porta della stanza.
«Mi pare che cinque minuti siano passati da un pezzo.»
Uscire da lì fu durissimo. Leda avrebbe dovuto passare la notte in ospedale, sotto osservazione, in attesa dei risultati delle analisi. Anandria insisté per farsi venire a prendere da suo fratello e chiamò a casa di Adam dal telefono dell'ospedale.
Trovarono la vecchia automobile rossa ad aspettarli fuori.
«Che è successo a tua madre?» domandò Adam a Neil non appena il ragazzo si infilò in macchina. Lui glielo spiegò, e man mano che parlava si sentiva sempre più svuotato.
Adam lo lasciò sotto casa. «Cerca di tranquillizzarti» gli disse. «Se dovesse servirti un passaggio anche domani, non esitare a chiamarmi. Fino a gennaio questo vecchio carretto può ancora essere utile.»
Neil lo ringraziò di cuore, salutò Anandria con un abbraccio e si infilò nel portone a passi svelti. Poi, una volta a casa, si gettò sul divano e restò a fissare il vuoto per un tempo che gli sembrò interminabile. I cuscini erano ancora a terra, e a Neil sembrò impossibile che solo qualche ora prima stava ridendo con la sua migliore amica, proprio in quella stanza.
Non mangiò nulla. Non aveva appetito e gli veniva da vomitare.
Restò a rimuginare nel buio del salotto. Sua madre gli aveva detto di sentirsi bene, ma lui non riusciva a stare tranquillo. I medici dovevano essersi accorti di qualcosa di strano: perché tenerla una notte intera in ospedale, altrimenti?
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Il Ponte di Nessuno
AdventureUna pillola al giorno, e ti amerai di più. Una pillola ogni mattina, e non avrai pensieri. Avrai una vita perfetta. Tutto sarà come l'hai sempre voluto. Affare fatto? Neil è un Insano di vent'anni, ripudiato dalla società Paziente in cui ha scelto d...