23. La scelta di Neil

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Il solito rumore di passi strascicati, la solita puzza di fumo, la solita vestaglia verde.

«Alla fine sei tornato.»

Neil era immobile, in piedi davanti alla porta d'ingresso.

«Voglio finire ciò che ho cominciato.»

«E poi? Ci hai pensato?»

La voce del vecchio non era il solito gracchiare senza senso, ma aveva un tono profondo e cavernoso. Come al solito, Arun sembrava leggere nei suoi pensieri.

«Io... non lo so» ammise Neil, lo sguardo basso.

Arun sospirò appena. Si avvicinò a lui, e quando gli mise una mano sulla spalla Neil trattenne un leggero tremito.

«Avanti, entra.»

Non aveva mai avuto alcun contatto fisico con quel vecchio, neanche una semplice stretta di mano. Nemmeno quando era morta sua madre.

«Ascolta» disse Arun quando Neil mise piede in casa. «Io ho cercato di avvertirti. Ti ho spiegato come stanno le cose, ho fatto il possibile per metterti in guardia. La situazione si fa sempre più grave e sono stanco di fingermi un vecchio rimbambito per passare inosservato. Lo sanno: sanno chi sono io e quello che ho passato, per cui mi stanno addosso e cercano di incastrarmi.»

Neil si irrigidì al pensiero del poliziotto che il giorno prima l'aveva fermato fuori dal parco.

«Insomma, quello che voglio dirti è che c'è un motivo preciso per cui ho parlato. Ho sempre creduto che sarei morto senza interferire con le vite degli altri, ma adesso che le cose si mettono male, non potevo star zitto. Se c'era una sola ragione per cui mi importasse tacere e non farmi notare, era onorare il patto che tuo nonno strinse con me prima di morire; quella promessa però prevedeva che io facessi il possibile per tenervi al sicuro, e in un caso critico come questo soltanto la verità può salvare.»

Arun fu interrotto da uno dei suoi colpi di tosse; poi continuò.

«Non so se ho fatto bene o male a parlare con te; io non volevo caricarti altri pesi sulle spalle. A volte mi chiedo se sia meglio conoscere la realtà e lottare per resistere, oppure nascere, vivere e morire nell'incoscienza.»

Neil incrociò il suo sguardo e all'improvviso vide Arun per quello che era: un uomo solo, abbandonato, ma sempre pronto a combattere e a mettersi in gioco nonostante il peso della vecchiaia. Lui non avrebbe mai ceduto, mai si sarebbe lasciato soggiogare dal potere, mai avrebbe rinunciato a ciò in cui credeva.

Aveva speso una vita a cercare di proteggerli, Neil e sua madre, senza nemmeno conoscerli. Come si poteva dubitare di lui?

«La verità rende liberi» disse Neil. «L'ha detto anche lei, no? Un uomo che non la conosce è spacciato, ma chi la conosce può scegliere. E per me ignorare la realtà o rinnegarla è da vigliacchi. Non possiamo fare niente per cambiare quello che è successo, ma possiamo batterci per cambiare quello che sarà. Forse è a questo che serve la verità: impedire che le cose brutte si ripetano. Io... io ti sono grato per avermelo detto, e ti sono grato per avermi dato la tua fiducia.»

Il vecchio sorrise sotto la barba folta. Una scintilla brillò nei suoi occhi e un'espressione intenerita gli si disegnò sul volto coperto di rughe quando Neil si rivolse a lui dandogli del tu, come avrebbe fatto con un amico o con una persona fidata.

«Sei un ragazzo in gamba» gli disse. «Tuo nonno sarebbe davvero fiero. Sai, l'ultima cosa che volevo era confonderti le idee o metterti in crisi, ma vedo che sei capace di usare il cervello. Ho avuto paura negli ultimi tempi, ragazzo. Temevo che non avresti capito, che non mi avresti creduto, e temevo di aver sprecato in una sola giornata trent'anni della mia vita trascorsi a proteggere la famiglia di tuo nonno. E quando tua madre se n'è andata sono stato malissimo, credimi, come poche volte in vita mia. Vedi, è difficile per un vecchio come me vedere gente così bella e giovane che muore, quando ha davanti a sé ancora molto da vivere. È così ingiusto, così crudele... ma in fondo, chi siamo noi per decidere che cosa è giusto e cosa no?»

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