Capitolo 4

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L'aria fredda mi fa rabbrividire. Cammino velocemente per cercare di scaldarmi e... beh, per sbrigarmi a tornare a casa. In mezzo alla strada ci sono solo io, e questo non è il quartiere più sicuro di questa città, anzi. Ho fatto questo percorso tante volte, a piedi, di notte, da sola. Ma stasera c'è qualcosa che mi angoscia, come un peso sul torace. Sarà la rabbia di aver dovuto pagare per quel cretino di Austin. Oltre al danno, la beffa. Palpeggiata, umiliata e paga dimezzata. Certo, a lui venti dollari non fanno la differenza. A me si, cazzo. Sono talmente immersa nei miei pensieri che mi accorgo solo ora dell'auto che si è accostata al marciapiede.

Non è la prima volta che mi accade, anche se non sembro una puttana, ci provano lo stesso vedendo una ragazzina da sola in piena notte. Mi preparo alle molestie del cinquantenne di turno che vuole farmi da papino.

"Ehi Cabello." Biascica la voce di Austin. Non mi aspettavo di certo lui. Il deficiente è ubriaco marcio. Faccio finta di non sentirlo e continuo per la mia strada. L'auto avanza insieme a me, mentre lui mi richiama più e più volte. Non gli do corda, sperando che ci rinunci e vada via.

Come non detto.

Lo vedo scendere dall'auto, dal sedile passeggero. Non è solo. Questa cosa mi angoscia, ma fingo disinteresse. Non voglio dargli importanza.

"Va' a dormire Austin, sei ubriaco." Gli dico fredda. Lui ride, piazzandosi davanti a me con le mani aperte ai lati, bloccandomi il passaggio. La maglietta aderente mostra i suoi muscoli scolpiti, con questa poca luce mi sembra ancora più imponente.

"Dopo un bel pompino, magari..." Insinua, facendo un passo verso di me. Faccio un passo indietro e mi rendo conto che i suoi amici sono dietro di me. Quando sono scesi? E soprattutto, che diavolo vogliono? Ok, ho ufficialmente paura. Mi guardo intorno, cercando qualcuno, o una via d'uscita. Scappare non è un'opzione valida, non potrei mai sfuggire a quei tre, loro sono in forma, io invece... beh, stanca e senza energie.

"Smettila. Lo sai che non è vero quello che si dice su di me." Cerco di farlo ragionare, ma la mia voce trema dalla paura, e loro lo capiscono. Sento i suoi amici ridacchiare, mentre una luce malvagia lampeggia sul suo viso. All'inizio non capisco. Ma poi, la verità mi lascia senza parole per un attimo, e non posso non parlare. La mia voce è insieme incredula e accusatoria. "Certo che lo sai, sei stato tu! Sei stato tu a dire quelle cazzate in giro, non è così?" Non posso crederci. Come ho fatto a non capirlo prima? 

"Oh, l'hai capito?" Dice lui spavaldo, mi prende quasi in giro, avanzando verso di me. Mi guardo indietro, i suoi due amici ghignano. Sono accerchiata. Il cuore pompa veloce, il mio respiro è accelerato. Ho paura. Lo spingo lontano, o almeno ci provo. Riesco a spostarlo di poco, prima che mi blocchi le mani.

"Lasciami." È l'unica cosa che riesco quasi ad urlare prima che uno dei due, da dietro, mi tappi la bocca con una mano grande quasi quanto la mia faccia. Provo ad urlare, non ci riesco. Mi sento trascinare. Mi sembra di sentire un auto, spero mi abbiano visto, in balia di questi tre che mi hanno trascinato in questo vicolo buio.

"Ora ci divertiamo." Dice Austin. Sento l'alito alcolico sul mio viso, vicino. Troppo vicino. Non riesco a parlare, non riesco a liberarmi, non riesco ad urlare. Non riesco a fare nulla. Non riesco nemmeno a respirare. Soprattutto ora che mi hanno spinta a terra, mi tengono le mani e continuano a tapparmi la bocca, mentre Austin si siede a cavalcioni sul mio torace. Peserà almeno trenta chili più di me. Quel po' di ossigeno che avevo, viene spinto fuori dal suo peso.

Dio, ti prego, non farmi anche questo.

Sento il rumore di tre zip che vengono abbassate, chiudo gli occhi. Non voglio vedere. Non ci voglio credere. Non stanno per farlo davvero. Nego con la testa, pregando silenziosamente che si fermino. Mi manca l'aria. No, ti prego. No. Non voglio, non fatelo.

"Che cazzo fate?"

"Lasciatela subito."

"Togliti di dosso a lei."

Riconosco le voci, sono Lauren, Normani e Dinah. Sento il peso di Austin togliersi velocemente dal mio torace. Forse posso respirare di nuovo. Forse. Mi gira tutto. Le mie mani sono di nuovo libere, ma non riesco a muoverle.

"Ehi, tranquille ragazze, stavamo solo scherzando." Cerca di giustificarsi lui, una nota giocosa nel suo tono. Non sento più cosa dicono, diventa tutto sempre più confuso. L'aria non entra nei miei polmoni. Ci provo, a respirare, ma il mio corpo non collabora.

"Camila?" Lauren, è la sua voce, lo so. È preoccupata. La mia mente confusa mi fa solo pensare che il mio nome sulle sue labbra è la cosa più bella che abbia mai sentito. Il mio nome. Non l'aveva mai detto. Non sapevo nemmeno che lo conoscesse. Ma si che lo conosce, sono la puttana della scuola, no? Mi rendo conto che la mia mente vaga confusa, mentre ancora annaspo.

"Ehi, respira." Deve essere la voce di Dinah, questa. Non lo so, ho ancora gli occhi chiusi, come i miei polmoni. Qualcuno mi scuote. Quel tocco mi fa sobbalzare.

Apro gli occhi di scatto, tirandomi a sedere, ma mi allontano da loro, spingendomi all'indietro, addossandomi al muro. Le tre ragazze sono sole, i miei tre aggressori sono andati via. I loro occhi sono preoccupati, ma la mia mente mi gioca brutti scherzi. E se volessero farmi del male anche loro? Mi odiano, no? Mi schifano, no? Ora ne approfitteranno, mi picchieranno. Non aspettano altro, mi suggerisce il mio cervello. Nuovamente tre contro uno. Sono sola. Sono di nuovo sola contro tutti. Sono fuori controllo. Ho paura. Ho paura di loro. Ho paura di tutto. Biascico solo.

"No no no no no no." Non posso andare più lontano di così, sono all'angolo, mi sento un animale che viene cacciato.

Le pareti. Le pareti si stanno restringendo. Il vicolo diventa più stretto, più buio. Che diavolo succede? Non respiro. Non respiro. Non ce la faccio. Sto morendo, lo so, sto morendo.

"Calmati." Mi ripetono. Hanno paura anche loro, si tengono lontane da me, le mani aperte e abbassate per farmi capire che non mi devo preoccupare, ma la mia mente non crede questo. Ripetono il mio nome più volte, mentre l'oscurità mi avvolge. Il mio nome è l'ultima cosa che sento prima di morire.

Who are you? - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora