Capitolo 32 (Finale)

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Tre mesi dopo.

Sto cercando Camila con lo sguardo da qualche minuto, era sotto l'ombrellone fino a poco fa, mentre io insegnavo ad Amy a nuotare. Usciamo dall'acqua, correndo verso l'ombra. Tampono i capelli della piccola con un asciugamano, poi mi rivolgo a DJ che sta leggendo una rivista, che prima era con lei.

"Ehi, dov'è Camz?"

"È tornata un attimo in casa, per prendere la crema protettiva per voi due."

"Ah ok." Si, l'avevamo dimenticata, e in effetti le spalle iniziano a bruciare. Ma non mi sento tranquilla a saperla lontana da me. Presa dall'ansia, prendo la mia borsa e mi avvio verso casa. Non mi vesto nemmeno, restando in bikini. "Tieni d'occhio Amy." Dico alla mia amica, in modo frettoloso. Starò diventando paranoica, ma non la lascerò sola fin quando quell'uomo sarà in circolazione. Sarà la terza o quarta volta che mi comporto così, correndole dietro come una guardia del corpo. Ok, forse la quinta. Ma la amo, e non voglio assolutamente rischiare di perderla più, per nessun motivo al mondo.

Entro in casa, tendendo le orecchie per captare dei rumori. Era un gemito soffocato quello che ho appena sentito, o la mia mente mi sta giocando brutti scherzi? D'istinto porto le mani alla mia borsa e ne tiro fuori la pistola d'ordinanza. Tolgo anche la sicura, puntandola verso l'alto. Mi avvicino lentamente e mi si gela il sangue al sentire la voce di quel figlio di puttana, che dice alla mia Camz:

"Tu, adesso, vieni con me."

§

Ansimo. Le mie braccia sono doloranti, ferme in questa posizione da un po'. Le corde mi irritano i polsi, tenuti legati alla testata del letto.

La mia maglietta viene alzata fin sopra ai miei occhi, come a bendarmi. Nelle mie orecchie risuona il battito convulso del mio cuore. Non indosso il reggiseno, quindi il mio seno viene subito a contatto con i denti, gemo mentre provo a muovermi. Le corde non lo permettono.

"Vedi di non urlare, o dovrò tapparti la bocca." Mi intima, prima che la sua lingua invada la mia bocca.

Le sue mani si spostano sui miei fianchi, che provo a muovere. Mi ferma, premendoli contro il materasso. Sento che i pantaloni mi vengono tolti insieme alle mutandine, e mi sento esposta al suo sguardo affamato. Si sposta più giù, sento il suo respiro contro la pelle del mio addome, poi proprio sopra il mio clitoride. Provo a muovermi ancora una volta, mi blocca di nuovo i fianchi con decisione.

"Stai giù." Mi spalanca le gambe. Se prima mi sentivo esposta, ora lo sono ancora di più. Mi lecca, facendomi trattenere l'aria nei polmoni.

"Ti prego." La mia voce implora, tremante.

"Shhhhh." È tutto quello che ottengo, mentre il mio clitoride viene torturato. Finalmente smette, respiro nuovamente, fin quando non sento la sua punta sulla mia entrata. "Non urlare." Mi avverte, prima di spingersi dentro di me. Devo mordermi il labbro per non svegliare tutta la casa.

"Dio, sei così bella." Finalmente mi toglie la maglietta dalla faccia, e incrocio i suoi occhi nocciola. Mi sorride, prima di baciarmi ancora una volta. Sulla lingua sento il mio sapore, e la cosa mi eccita a dismisura. Aumenta il ritmo delle sue spinte, e aumentano anche i miei gemiti.

"Shhhh." Mi ripete. "Sveglierai le bambine." Dice, mentre mi mordicchia il collo, facendomi perdere la testa.

Cerco di restare in silenzio, mentre la sensazione di pienezza e il piacere che sto provando, salgono d'intensità insieme al movimento del suo bacino.

"Camz..." Mormoro, sentendo la sensazione di piacere aumentare nel mio basso addome. Sono vicina. Con un'ultima spinta, il mio orgasmo esplode. Le mie pareti si contraggono contro di lei, mentre mi tiene il bacino contro il suo per farsi sentire fino in fondo. Mi guida fino alla fine del piacere, poi esce da me. Vengo invasa da una sensazione di perdita. Lei si sfila lo strap-on, mi slega le mani e si poggia su di me. La mia pelle sudata si incolla alla sua, altrettanto umida.

Finalmente posso abbracciarla. Per il momento non mi è ancora concesso di toccarla durante il sesso. Mai e poi mai avrei creduto di ritrovarmi ad essere io la passiva tra le due, ma dopo quello che ha vissuto, le lascio carta bianca. E alla fin fine, non mi dispiace per niente.

Quando si sentirà pronta per il passo successivo, sarò lì. Mi bacia di nuovo con passione, prima di alzarsi per mettersi un pantaloncino. Mi lancia una maglietta, che afferro al volo, e indosso prima di massaggiarmi i polsi doloranti.

"Non capisco perché non possiamo usare le mie manette." Obietto. Lei alza le spalle, non c'è un motivo preciso. "Mi passi gli slip?" Le chiedo, visto che è già in piedi.

"No, stanotte dormirai senza." Mi dice con voce maliziosa. Vuole torturarmi. Finalmente viene tra le mie braccia, accoccolandosi per dormire. Le riempio di baci il viso, la testa, il collo. D'un tratto il suo sguardo cambia, sembra più eccitata del solito. Mi sale addosso a cavalcioni, baciandomi con passione. Alzo le mani, aspettando di essere nuovamente legata al letto, una cosa che non credevo mi potesse eccitare talmente tanto.

"No." Mi dice, seria, fissandomi negli occhi. "Ti amo." Sembra le sia sfuggito di bocca, è quasi impaurita. La bacio, prima di ricambiare. La verità è che la amavo già, e non ho mai smesso di amarla.

"Fai l'amore con me." Mi chiede, intimorita.

"Solo se te la senti, piccola." Lei si rasserena, mi sorride. Riprendiamo a baciarci. Sono sdraiata sulla schiena, pian piano la guido su di me. Le faccio togliere le mutandine, le faccio mettere le ginocchia ai lati della mia faccia. Voglio lasciare a lei tutto il controllo. Lentamente, si abbassa su di me. Sento che è tesa.

La bacio piano, iniziando a leccarle le labbra. Con cautela, sposto la lingua sul suo clitoride, massaggiandolo. È la prima volta che assaggio il suo sapore, e ne sono già dipendente. Quando sento che si sta rilassando, mi sposto più in giù. La mia lingua accarezza la sua entrata, prima di penetrarla dolcemente. Pianta le sue unghie nelle mie spalle, ma non si sposta. Accarezzo le sue pareti con la mia lingua, lei trema. Mi tiro indietro, cercando il suo sguardo.

"Continua." Mi dice. Riprendo ad assaggiarla, con tutta la dolcezza che merita. Quando sento che è pronta, riprendo a leccarle e succhiarle il clitoride, mentre porto due dita alla sua entrata. Ho paura di farle del male, o che non sia pronta.

Camila mi toglie ogni dubbio, abbassandosi sulle mie dita con un movimento di anche lento ma fluido. La sento gemere, è così eccitante che potrei venire anche solo così, i suoi gemiti nelle orecchie, e il suo sapore in bocca.

Lascio che sia lei a dettare tutto, aumenta gradualmente il ritmo, ma non tanto. Sento le sue contrazioni contro le mie dita, e l'accompagno dolcemente all'apice. I suoi occhi sono chiusi, la testa buttata all'indietro, mentre cavalca la mia faccia fino alla fine del suo orgasmo. Vengo anche io, con lei, senza essere stata nemmeno sfiorata. Questa donna mi fa impazzire.

Si sposta, sento il suo corpo tremare. La prendo tra le braccia, mentre le lacrime le rigano il viso, e i singhiozzi le scuotono il corpo. È la prima volta che viene amata davvero. Le asciugo il viso, stringendola un po' di più e riempiendo il suo viso di baci. Finalmente dopo un po' si calma. Io continuo ad accarezzarla.

"Avrei voluto che la mia prima volta fosse stata così." Mi confessa. "Con te. Lo stavo programmando per i miei 16 anni." Affonda il viso nel mio seno. "Questo è stato il mio primo orgasmo." Mi dice, nascondendosi dalla vergogna.

Le tiro su il viso, le bacio la punta del naso.

"Ora sarà sempre così, amore. Te lo prometto." Sapere che il suo ormai ex marito è dietro le sbarre per sempre, mi tranquillizza. Non potrà mai più farle del male. Il suo errore? Provare ad avvicinarsi di nuovo a lei. Non ho avuto scrupoli a piantargli una pallottola nella gamba, anche se avrei voluto mirare altrove.

Le accarezzo la pancia da sopra la maglietta, lei si stacca da me e la toglie. È la prima volta che lo fa. Sembra quasi pentirsi, tenta di coprirsi, ma la blocco. Il suo seno è magnifico, inizio a baciarlo e a succhiare i capezzoli. Si agita su di me, mentre mi spingo più giù, e le bacio le cicatrici. Sono tante piccole ferite, ma il dolore psicologico che le danno è enorme. Vorrei poterlo alleviare, o prenderne almeno una parte. Non tralascio nemmeno una ferita.

Trascorro il resto della notte a rendere onore al suo corpo, alla sua persona.

Farò di tutto per renderla felice, proteggerla, rispettarla ed amarla al mio meglio. Avrà la felicità che ha sempre meritato.

Who are you? - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora