Capitolo 6

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Apro piano la porta d'ingresso, sperando di non fare rumore, e che i miei genitori siano ancora a letto, visto che è domenica mattina. La lunga camminata mi ha rinfrescato le idee. Beh, più che altro mi ha ridato lucidità.

"Karla Camila Cabello Estrabao." La voce incazzata di mia madre è la prima cosa che sento. "Dove diavolo sei stata fino a quest'ora?" Alzo gli occhi al cielo, non è di certo la mia giornata fortunata. Nemmeno settimana, o anno. Bah, forse la fortuna non sa che esisto.

"Rispondi a tua madre, signorina. Ti sembra il caso di rientrare alle sette e mezzo del mattino?" Cazzo, in effetti è un po' tardi. O forse sarebbe più giusto dire che è presto. "Non farmi incazzare, Camila." Mi intima mio padre, lo sguardo incazzato.

"Ho fatto tardi a lavoro, è successo un casino, ho dovuto ripulire tutto e"

"Smettila di trovare scuse!" Mi urla mia madre, incurante di svegliare Sofi, o per quanto sono sottili le pareti, l'intero condominio. Nella mia vita passata devo essere stata una grandissima stronza, e le sto pagando tutte ora. Non c'è altra spiegazione. Di solito i miei sono calmi, ma la situazione che stiamo vivendo, sta sconvolgendo tutti.

"È la verità. Ho dovuto ripulire tutto e ripagare le bibite che mi sono cadute." Dico a bassa voce, sfatta, anche un po' tremante. "E poi mi sono sentita male e sono svenuta." Ammetto, saltando la parte in cui sono stata aggredita da tre ragazzi ubriachi che volevano farmi chissà cosa. La mia voce sincera e triste deve averli convinti. Non alzo la testa finché non sento la voce, ora dolce, di mia madre.

"Mila, stai bene? Mangi poco ultimamente." Si preoccupa ora.

"È stato solo un po' di stress. La stanchezza." Minimizzo per non farli preoccupare, alzando le spalle ma mantenendo lo sguardo basso. Metto la mano nei jeans e ripesco la magra paga della serata. "Mi dispiace. Non combinerò più casini. Farò di più." Prometto. Mi sento in colpa a contribuire con così poco. Ho le lacrime agli occhi.

"Amore, non dirlo nemmeno." Mi abbracciano entrambi, e non riesco a trattenermi, scoppiando a piangere, scaricandomi di tutte le emozioni che ultimamente mi stanno distruggendo. I miei mi stringono ancora più forte, cercando di calmarmi.

"Va tutto bene, piccola, risolveremo tutto." Mi rassicura mio padre. So che è una bugia, ma sentirlo dire, sentire la speranza nella sua voce, mi tira un po' su.

"Vai a dormire, ora. Ok? Hai un viso così stanco." Continua mia madre, accarezzandomi il volto. Faccio come mi dice, ma non prima di farmi una doccia fredda, un po' più lunga del solito. Sono congelata quando esco dal box, tremo, ma almeno mi sento pulita. Ho provato a lavare via le macchie sulla mia pelle, ma mi rendo conto che quelli sui polsi sono veri e propri lividi. Mi guardo allo specchio, cercando di capire se sono gli unici. Per mia fortuna, si.

Mi osservo, nuda, allo specchio, cercando di capire cosa abbia potuto vedere Lauren. Non vedo nulla di bello. Scuoto la testa. D'istinto, riprendo la sua maglietta e la indosso come pigiama, infilo solo un paio di slip e mi intrufolo come una ladra sotto le lenzuola.

"Kaki." Sofia si sveglia. Ha gli occhi pesanti, parla piano. "Credevo non saresti tornata stanotte." Richiude gli occhi, e dopo pochi secondi so che sta già dormendo di nuovo.

"Lo credevo anche io, Sof." Confesso a bassa voce per non svegliarla di nuovo. Rabbrividisco al pensiero. Forse avrei dovuto ringraziare Lauren, Dinah e Normani, ma non lo so... Non riesco a dimenticare la loro indifferenza fino ad oggi. 

Chiudo gli occhi, provando a spegnere il mio cervello per riuscire a dormire, cullata dal calore di Sofi e dal profumo della maglietta di Lauren.


Lauren.

La Cabello è appena andata via, e io sono senza parole. Indossiamo i nostri pigiami e ci infiliamo nel mio letto matrimoniale. Non riesco a credere a quello che è accaduto in queste ultime ore. Mi giro di lato cercando di non disturbare le mie amiche, ma mi rendo conto che anche loro hanno perso il sonno. Chiudo gli occhi, e l'immagine degli occhi terrorizzati della ragazza, pochi istanti prima di svenire, mi torna in mente. Sbruffo e mi tiro su a sedere.

"Laur?" Normani mi accarezza la schiena, cercando di calmarmi.

"Non riesco a dormire." Mormoro.

"Neanche io." Confessano Mani e DJ.

"Non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accadere se fossimo arrivate più tardi." Confesso. In realtà lo so, ma non riesco a pensarci.

"O se DJ non ci avesse costrette a seguire Austin." Continua la nera, prima di chiederle: "Cosa ti ha spinto a farlo?"

"Non lo so, erano talmente ubriachi che ho pensato potessero fare qualche cazzata. E quando ho ripensato a quando l'ha molestata davanti a tutti, e a come ridevano lui e i suoi amici... non lo so, mi è scattato qualcosa. Ho avuto una brutta sensazione." Confessa la bionda a voce bassa.

Restiamo in silenzio, perse nei nostri pensieri. Ho come un peso che mi stringe il torace, e non riesco a togliermela dalla testa. Camila Cabello, forse la ragazza più bella della scuola. E di certo la più sola. Tutti la evitano per la sua nomea da puttana, e ultimamente i ragazzi stanno esagerando, con le loro battutine sempre più volgari e moleste. Mi sono scontrata con loro più di una volta, e ho litigato anche con Lucy per questo motivo. La cubana ultimamente sembra circondata da una nuvola buia. L'ho osservata di recente, assecondando il mio istinto che mi ha sempre spinta verso di lei. Prima lo combattevo, ma nelle ultime settimane, ho semplicemente mollato. Leggo in lei tristezza, disperazione, angoscia. E dopo stanotte, terrore. Ora che ci penso, non ricordo di averla vista sorridere da almeno un anno a questa parte.

"Pensate che...?" Dinah si blocca, indecisa sul continuare.

"Cosa?" Le chiediamo noi.

"Le voci sul suo conto... pensate ancora che sia tutto vero?"

Non ci avevo pensato. Il primo a mettere in giro queste voci è stato Austin, poi i suoi amici gli hanno dato man forte. E se davvero avessero inventato tutto? Hanno avuto anche il coraggio di dire che stavano scherzando, quando li abbiamo beccati quasi a violentarla. Ripenso alla ragazza bloccata a terra da quei tre, impossibilitata a far tutto, e ho un conato di vomito.

"Mi sento in colpa." Confessa Normani. "È stata condannata da tutta la scuola, mentre molto probabilmente non è vero nulla. L'abbiamo tenuta alla larga, tutti, rispondendole anche male quelle poche volte che ha provato a parlare con noi."

È così. Io stessa l'ho allontanata in malo modo più di una volta. Ignorando il suo sguardo ferito, ignorando la sua solitudine, ignorando gli atti di bullismo e le molestie che giorno per giorno è stata costretta a subire.

Perché ho reagito così? Perché mi piaceva, mi piaceva da morire, e mi sono sentita... non lo so... delusa, schifata dalle cose che dicevano di lei.

Mi allungo di nuovo nel letto, buttandomi frustrata di faccia nel cuscino. Un odore invade le mie narici, lo inalo a fondo e capisco. Il suo profumo. Mi rendo conto solo ora che meno di due ore fa, la cubana era mezza nuda nel mio letto. Ricordo il suo corpo, definito, magro, indifeso. Il colore della sua pelle mi ha sempre fatto impazzire. Le sue curve... Devo contenermi per non eccitarmi, non è giusto. Troppe persone l'hanno trattata come un oggetto e io non voglio essere una di queste.

Mi cullo ancora nel suo profumo, e mi rendo conto di una cosa. Nonostante la nostra distanza, nonostante i miei atteggiamenti, nonostante sia vista come una poco di buono, nonostante io sia fidanzata da quasi sei mesi, nonostante io abbia provato ad ignorarlo... sono ancora cotta di Camila Cabello.

Who are you? - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora