Capitolo 22

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Ho diciotto anni. Sono chiusa in bagno da tanto, troppo tempo ormai. A momenti Matt tornerà dal suo viaggio di lavoro, per poi ripartire nuovamente domani mattina. Avrei preferito facesse tappa da un'altra parte, ma so il motivo per il quale tornerà a casa stanotte.

Mi rinfresco il viso, lavando via le tracce di pianto. Gli occhi sono ancora un po' arrossati, ma non posso farci nulla. Esco nello stesso momento in cui sento il rumore delle chiavi aprire il portone d'ingresso. Cerco di sorridere, ma ci rinuncio quasi subito.

"Amore, sono a casa!" Il suo tono ironico mi da il voltastomaco. "Dove diavolo sei?" Ringhia, non avendo sentito risposta.

"S-sono qui." Lo raggiungo nell'ingresso, mantenendomi a distanza. Lui non si fa scrupoli e mi raggiunge.

"È così che saluti il tuo adorato maritino?" Mi chiede con arroganza. Che pretendi? Che dopo tutte le volte che mi hai trattato di merda, ti faccia la festa come una fottuta cagna? Tengo i miei pensieri per me, ma probabilmente sono i miei occhi a parlare. Mi strattona i capelli, facendomi tirare la testa indietro.

"Ti prego." Mi esce di bocca, anche se so che questo lo fa innervosire ogni singola volta.

"Cosa? Ti prego, cosa?" Vedo i suoi occhi infiammarsi, mi mordo il labbro per non rispondere, e resto in silenzio. "Ecco, appunto." Mi lascia i capelli per afferrarmi il culo. Mi spinge contro il muro, mi morde violentemente il collo.

"Matt, no." Mi lascia solo per tirarmi uno schiaffo in pieno volto. Mi riafferra dai capelli, tirandomi verso di lui. Io ormai sto piangendo, e questo so che lo eccita, ma non riesco ad evitarlo.

"Quante volte ti devo dire di non. azzardarti. a. rifiutarmi?" Ogni parola è uno strattone più forte. "Sei proprio stupida, eh?" Mi spinge a terra, cado malamente, mettendo male una mano. "Fai la brava mogliettina, e fatti scopare senza aprire quella cazzo di bocca."

"M-Matt, ti p-prego." Vedo la furia nel suo sguardo. "No-non posso. I-io... sono incinta!" Gli confesso di botta, sperando di impietosirlo.

"TU. COSA?" Urla, fuori di sé. Inizio a singhiozzare, cercando di allontanarmi da lui. "UNA SOLA COSA DOVEVI FARE! PRENDERE QUELLA MALEDETTA PILLOLA! MA SEI TROPPO STUPIDA PER FARE UNA COSA COSI' SEMPLICE, VERO?" Mi urla addosso, avvicinandosi a me, che sono ancora a terra dolorante. Lo imploro con gli occhi, troppo terrorizzata per parlare.

Finalmente sembra calmarsi. Si prende un attimo in cui chiude gli occhi, e respira profondamente. Prendo un attimo di respiro anche io, sperando che la gravidanza lo riporti all'uomo che ho conosciuto prima dei miei sedici anni.

"Mi sono rotto il cazzo di te." Dice improvvisamente, prima di scatenare la sua ira su di me.

Non so precisamente quanto tempo sia passato. So solo che mi sono svegliata al buio, dolorante dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi. Una sensazione umida addosso. Ho aperto gli occhi e quello che ho visto mi ha sconvolta. Le mie gambe sono completamente insanguinate. Provo a muovermi, e una fitta atroce parte dal mio ventre, togliendomi l'aria. Il cuore sembra stretto in una morsa quando, alla fine, capisco cos'è successo.

"Camila, Camz, svegliati." Sento delle mani scuotermi.

"Kaki. Ehi."

Apro gli occhi a quei soprannomi. Il mio cuore è ancora dolorante dal ricordo del primo bambino che ho perso. Sono in un bagno di sudore, lacrime, e sono angosciata. Sofia mi stringe tra le sue braccia, cerco di divincolarmi, ma lei non molla.

"Kaki, va tutto bene. È finito, qualsiasi cosa fosse." Cerca di calmarmi.

"Camz." Lauren mi scosta i capelli bagnati di sudore dal volto. Mi abbandono alle lacrime tra le braccia di mia sorella, smettendola per un attimo di resistere alle mie necessità. Lauren mi accarezza la schiena, sento la sua preoccupazione in questo gesto. "Ti porto dell'acqua?" Mi chiede quando ormai mi sono calmata quasi del tutto.

"S-si, grazie." Resto tra le braccia di Sofia, non voglio lasciarla andare.

"Mi sei mancata." Mi dice all'improvviso. La sua stretta si fa più intensa, forse ha paura che io vada di nuovo via.

"Anche tu. Ti ho pensata ogni giorno, lo giuro." Mi bacia la guancia, senza lasciarmi.

"È per questo che mi spiavi a scuola?" Ironizza, cercando di farmi sorridere.

Lauren.

Dopo questa giornata, avrei bisogno di un mese di solitudine per riprendermi dagli eventi che si sono susseguiti.

C'è stata prima la telefonata di Sofia, circa un mese fa.

"Laur, senti... non so come dirtelo, ma... c'è una donna che mi sta tenendo d'occhio da un po' e"

"Cosa? Ti sei messa in qualche guaio, Sofi? Cosa vuole da te?" Sono preoccupata, ho preso un po' il posto di Camila da quando è sparita, e mi sento un po' come una sorella maggiore per lei. Ci siamo confortate a vicenda, cercando di colmare il vuoto che lei aveva lasciato.

"No, no, Laur... io... oggi non ce l'ho fatta più e ho avvicinato sua figlia."

"Come sua figlia?" Le dico, non capendo di cosa stesse parlando.

"Si, la figlia... e... Laur, non so come dirtelo..."

"Sofi, mi sto preoccupando. Parla!"

"Credo sia Camila!" Non ho risposto, sono come congelata. Il mio cervello cerca di elaborare l'informazione. "Saranno un paio di mesi che mi tiene d'occhio all'entrata di scuola."

"Domani sarò lì." Le dico d'impulso. Devo sapere se è lei.

Naturalmente, non è più tornata lì. Dinah e Normani, vedendomi strana, qualche settimana fa mi hanno chiesto cosa avessi. Ho raccontato ad entrambe della telefonata di Sofia. Le due si sono scambiate un'occhiata che mi ha insospettita. Sono pur sempre una poliziotta. E così, Dinah mi ha confessato di aver intravisto una donna che le sembrava proprio lei, con una bambina.

Mi sono convinta che non poteva essere un caso, e ho ripreso in mano le mie ricerche, facendo altri buchi nell'acqua. Se solo avessi saputo che la risposta era più vicina di quello che pensavo!

Stavo uscendo dal dipartimento di polizia quando ho ricevuto la telefonata di Ally, mi diceva che c'era il marito violento di una sua paziente lì, fuori dal suo studio. Nonostante avessi finito il mio turno, mi sono fiondata lì con le mie colleghe e un'altra pattuglia. Più che altro ero preoccupata per la mia amica.

L'uomo era infuriato, ho provato subito dispiacere per la povera moglie di questo gigante pieno di muscoli e rabbia. I miei colleghi l'hanno arrestato, non senza difficoltà, e io sono andata da Ally. Quando ho visto la donna, a terra con la bimba tra le braccia, non sono più riuscita a toglierle gli occhi di dosso. Non ci credevo, ma il mio cuore già sapeva di chi si trattava. Poi, lei ha alzato il suo volto. Il mio cuore si è rotto e si è ricomposto nello stesso momento.

Mi ero sempre ripromessa di odiarla, di ignorarla, se mai fosse tornata. Ma non posso, per quanto io ci provi, è più forte di me. Vedere questa donna distrutta, mi uccide dentro. Immaginare cosa abbia potuto farle quell'uomo mi fa uscire di senno.

Vedere il terrore nei suoi occhi, la paura di ogni minimo contatto, i suoi comportamenti... tutto ciò mi dice che deve averne passate tante. Non riesco a dormire, pensando a lei.

Sento dei rumori provenire dalla sua stanza. Mi volto a guardare l'orologio, sono le tre di notte. Non riesco a capire cosa sta succedendo, mi alzo ed esco dalla stanza, avvicinando l'orecchio alla sua porta.

"Che succede?" La voce di Sofia mi fa sobbalzare. Mi porto la mano al petto, cerco di controllare il battito del mio cuore che mi è quasi schizzato fuori dal torace.

"Non lo so, sto cercando di capire." Rispondo a bassa voce.

"Io entro." Dice, decisa, la mano già sulla maniglia. Non ho il tempo di ribattere, è già dentro. La seguo, confermando le mie supposizioni. Camila è in un bagno di sudore, sta avendo un incubo. La svegliamo subito. È terrorizzata, angosciata. Mi si stringe il cuore. Vorrei abbracciarla come sta facendo sua sorella, ma vedo quanto sia difficile per lei accettare quel contatto. È come se stesse combattendo anche contro sé stessa. Mi concedo di accarezzarle la schiena. La sento irrigidirsi, solo per un attimo, prima che ceda alle attenzioni di entrambe. 

Dio, mi viene da piangere a vederla così. La lascio per qualche minuto con Sofi, entrambe hanno bisogno di passare del tempo insieme.

Who are you? - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora