Capitolo 19

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Sono passati quasi due mesi dal mio rientro in città. Come quasi tutte le mattine, porto Amy a fare colazione davanti alla scuola di Sofi. Mi sento un po' una stalker ad osservarla così, giorno dopo giorno. Ho scoperto tante cose su di lei. È una fan delle felpe. Preferisce il look acqua e sapone, risultando comunque la più bella tra le ragazze della scuola. È solare. Ha un sacco di amiche.

Ah, e ha un fidanzato. Sono rimasta quasi scioccata quando un giorno si è avvicinato un ragazzetto con una rosa in mano, e lei lo ha baciato lì davanti a tutti. Con la lingua! E no, direi che quello non era il suo primo bacio. La mia sorellina... La mia sorellina è cresciuta, e io non c'ero.

Stiamo per andare via, siamo di spalle quando sento la sua voce dietro di me.

"Ehi, piccola." Mi congelo sul posto, Amy mi lascia la mano e si volta. "Ti è caduto questo." Sento la sua voce traballare. Con mio grande stupore, mia figlia, che normalmente sarebbe corsa a nascondersi dietro le mie gambe, si avvicina a lei. La ringrazia e ritorna da me. Mi affretto ad andare via da lì, senza voltarmi indietro. Ho paura di non poter più tornare, stavolta ho rischiato grosso. Mi dispiace soltanto di non aver potuto intravedere nuovamente Lauren. Andiamo via, mentre Amy tiene tra le mani il fiocchetto che le era caduto.

"Quella ragazza ti somiglia tantissimo, mamy." Già, e somiglia tantissimo anche a te, amore mio, ma non diciamolo a nessuno. Ho paura che Sofia abbia pensato la stessa cosa di Amy, visto che è identica a lei. Sarà stato questo a farla tentennare, quando si è trovata faccia a faccia con quella che è a tutti gli effetti sua nipote?

"Dici? Non l'ho notato." Mento clamorosamente. La mia piccolina non fa domande. Ci incamminiamo verso l'altro lato della città, Allyson ci sta aspettando. La terapia sta andando bene, Amy è molto più serena nell'ultimo periodo, e anche io. Ho capito cosa sta facendo. Mi fa assistere alle sedute per permettermi di sentire le sue parole, aiutandomi inconsciamente. Ma solo un po'. I miei demoni sono troppo grandi da affrontare.


È trascorso un mese da quando ho 'visto' mia sorella quell'ultima volta, mi sono tenuta alla larga da lei e dalla sua scuola. Mi manca già osservarla. Amy mi chiede di tornare lì, ogni tanto, adorava quella routine. In questi giorni poi sono un po' sulle spine, non so per quale motivo. È solo una sensazione, che a volte mi da i brividi.

"Karla?" La psicologa richiama la mia attenzione, distraendomi dai pensieri che mi stanno agitando. "Lo studio chiuderà per circa un mese, sai, per le ferie estive." Annuisco, lo immaginavo. "So che non è molto professionale da parte mia, ma..." Attira nuovamente la mia attenzione. Resto in silenzio, fissandola, aspettando che continui. Sembra un po' imbarazzata. "Ecco, mi ritrovo con delle amiche durante questo periodo, e c'è un'altra bambina dell'età di Amy, e la casa è grande... È proprio sul mare e..."

Inclino la testa, non capendo dove vuole arrivare.

"Per le mie amiche non sarebbe un problema ospitare anche voi." Conclude. Amy mi fissa, tentata. I suoi occhi mi stanno pregando, e mi dispiace davvero tanto deluderla. Ma va fatto.

"N-no, grazie Allyson." Mi alzo in piedi, iniziando a raccogliere la mia borsa e lo zainetto di mia figlia. Tutto questo non va bene. Sono di spalle, sobbalzo sentendo la mano delicata della psicologa sulla mia spalla, e mi scosto. Non sopporto il contatto con altre persone, è più forte di me.

"Amy ha bisogno di farsi delle amiche, e anche tu." Dice a voce bassa, dolcemente come al suo solito.

"No." Ripeto, decisa. Non merito delle amicizie, l'ho già dimostrato nella mia vita. Vedo lo sguardo dispiaciuto di mia figlia, ma non posso lasciarmi convincere. "Andiamo, Am. Arrivederci, Allyson."

Usciamo velocemente dal suo studio, arrivando all'angolo prima dell'ascensore. È lì che sento la sua voce, arrogante, arrabbiata. Sta urlando.

"So che è qui, l'ho vista entrare! Voglio sapere immediatamente dov'è mia moglie!" Anche Amy sente la sua voce, riconoscendola. Ci guardiamo, terrorizzate. Mi guardo intorno in cerca di una via d'uscita. La prendo in braccio, pronta a fuggire. Quasi lancio un urlo, quando sento una mano sul mio braccio. È il tocco a farmi desistere, premuroso. Mi volto, fissando gli occhi preoccupati di Allyson, che mi prende per mano, riportandomi nel suo studio. Chiude la porta a chiave, ci siamo solo noi, visto che era l'ultimo appuntamento della giornata.

"Non fate nessun rumore." Sussurra. Amy piange silenziosamente, affondando il viso nel mio collo, e trattenendo i singhiozzi. Io sono troppo terrorizzata anche solo per piangere. So perfettamente cosa mi aspetterà, nel momento in cui metterà le mani su di me. Allyson prende il suo cellulare, sta chiamando qualcuno. Non presto attenzione alla chiamata, concentrandomi a sentire i rumori al di fuori della porta. C'è caos, si sentono urla e rumori forti. Passa qualche minuto, credo che sia arrivata la sicurezza, ma la situazione non si calma.

Tenta di aprire la porta dello studio, e trovandola chiusa la tempesta di calci e pugni. Gli stessi che tante volte hanno tempestato me. Urla, intimandomi di uscire. Sa che sono qui. Non so come, ci ritroviamo tutte e tre abbracciate. Sento che sto per perdere il controllo, la crisi di panico è vicina. Ally mi stringe, sussurrando nel mio orecchio per tranquillizzarmi, senza farsi sentire dall'esterno. Mi dice che la polizia sta arrivando, che non ci accadrà nulla. Tremo in modo incontrollato, ma mi faccio forza per Amy, ed evito con tutta me stessa di lasciarmi andare.

"Se riesce ad entrare, prendi Amy e scappa." La prego improvvisamente, cercando il suo sguardo. "Ti prego." Vedo la paura anche nel suo sguardo, ma Ally annuisce. Amy è la mia priorità, ed è già troppo tutto quello che sta vivendo. Mesi di terapia appena andati in fumo.

"Comunque non entrerà." Cerca di infondermi fiducia.

Dall'esterno si sentono nuove urla, credo sia arrivata la polizia. Sentiamo dei rumori più forti, poi finalmente tutto sembra tranquillizzarsi. Ally si avvicina alla porta, mentre io, priva del suo sostegno, mi accascio contro il muro, ritrovandomi seduta a terra con Amy in braccio. La racchiudo nel mio abbraccio, cercando di farla calmare. I suoi singhiozzi mi straziano il cuore, la mia maglietta è inondata dalle sue lacrime. Ma in fin dei conti, sto piangendo anche io. La cullo, prestando attenzione solo e soltanto a lei.

Sento Ally parlare con qualcuno all'esterno, apre la porta, quindi lui è andato via. Tengo ancora la fronte contro la testa di mia figlia, tranquillizzandola. Ci mette un po', è sconvolta. Intorno a noi, ora c'è silenzio. Finalmente alzo la testa per guardarmi intorno. Allyson si avvicina a noi, preoccupata anche lei per mia figlia. Dietro di lei, tre donne. Stanno dicendo che hanno arrestato l'uomo, degli agenti lo stanno portando in centrale. Sposto l'attenzione su di loro e smetto di respirare, catturata dai suoi occhi.

"C-Camila?" La voce di Lauren mostra quanto sia sconvolta. Tanto quanto lo sono io. Le altre due poliziotte la fissano sbalordite, mentre Ally alterna lo sguardo tra me e lei, confusa. Registro tutto ciò senza staccare gli occhi da lei. Non ne ho la forza. Poi, Ally realizza la verità.

"Karla, la mia paziente... è QUELLA Camila?" Chiede a Lauren, che è scioccata, e non riesce né a negare, né ad acconsentire. Passa quasi un minuto di silenzio. "Come ho fatto a non collegare?" Si chiede la psicologa, tra sé e sé.

L'unica cosa che mi risveglia dalla trance, è la voce di Amy, tremolante e nasale.

"Mamy, è andato via?" Mi chiede, tirando su col naso. Vedo lo sguardo sconvolto di Lauren spostarsi su mia figlia.

"Si, amore. Siamo al sicuro. Per ora."

Who are you? - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora