Capitolo 27

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Corro verso l'auto, non voglio perdere nemmeno un attimo. Sento la voce di Veronica dietro di me, mi urla di aspettarla. Riesce a salire in macchina giusto un attimo prima che io parta.

"L'ho mollato a Jones." Mi dice col fiatone. Jones è uno a posto, sento che lo sta chiamando per spiegargli la situazione, chiedendogli anche di inviarci rinforzi all'indirizzo che ci ha dato quel verme. Io brucio tutti i semafori, tutti i limiti di velocità, tutti gli stop. Il mio obiettivo è quello di raggiungere la nostra destinazione il prima possibile, il mio unico pensiero è lei. "C'è una squadra di intervento nelle vicinanze, ci incontreremo lì ed entreremo insieme."

Non rispondo, troppo concentrata sulla strada. Non so se sarò in grado di aspettare, una volta lì. Per quanto io corra, mi sembra che trascorra troppo tempo. Ripenso alle parole di quel venduto di un poliziotto. Non l'ammazzerà, vero? Solo il pensiero mi da il voltastomaco. Vero controlla le nostre pistole, mettendo già il colpo in canna. Per quanto possa fare la scema nel tempo libero, tanto è seria nel lavoro, concentrata, focalizzata. Mi sento al sicuro con lei al mio fianco, e sapere che Keana è con la bambina mi tranquillizza, togliendomi almeno quel fardello. Premo sull'acceleratore, portando l'auto al massimo della velocità. Vedo in lontananza la casa in questione, nello specchietto retrovisore intravedo un furgoncino nero che mi lampeggia, va a tutta velocità e ci raggiunge. Ci fermiamo davanti alla casa in questione, scendiamo tutti velocemente. Non ci sono auto nei dintorni.

Io e Vero prendiamo le nostre pistole, il responsabile della squadra ci fa cenno di stare dietro di loro. Col cazzo! Faccio finta di non vederlo e mi avvio verso l'ingresso. Veronica mi blocca, mi infila quasi di forza un giubbotto antiproiettile addosso, e mi segue a ruota libera. Con la coda dell'occhio vedo gli altri agenti, armati fino ai denti, affiancarci. Un paio si dirigono sul retro. Ci fermiamo davanti alla porta, non si sente alcun rumore.

L'uomo al mio fianco mi fa un cenno, prima di sfondare l'uscio con un ariete. Entro con la pistola spianata, rapidamente perlustriamo le varie stanze. Il piano superiore è pulito, ci dividiamo in due squadre. Io vado nel seminterrato con tre agenti e Vero al piano superiore con altri tre. Ho paura di quello che troveremo. Ho paura di trovare lei, e non aver fatto in tempo. Mi sembra di riconoscere il suo odore, ma forse è solo una sensazione. Passo dopo passo, sento la pelle sul retro del mio collo accapponarsi.

La squadra tattica ha indosso degli occhiali per la vista notturna, utili nello scantinato buio. Io sto andando alla cieca. Ad un certo punto, uno degli uomini riferisce che è vuoto, cerchiamo un interruttore e finalmente facciamo luce. Resto senza fiato alla vista della sedia vuota al centro della stanza, con delle corde tagliate alla base dei piedi.

"C'è del sangue, qui. Fate venire la scientifica."

Il sangue non è tanto, ma la cosa non mi tranquillizza affatto. Esco dal seminterrato, salgo le due rampe di scale di corsa, fino a ritrovare Vero. Lei scuote la testa, l'aggiorno su quello che abbiamo trovato giù. Si scurisce in volto. So anche io cosa vuol dire... Abbiamo poche possibilità di trovarla ancora viva.


Camila.

Riprendo conoscenza lentamente, c'è un rumore di fondo continuo, una puzza di benzina insopportabile. Mi sale il cuore in gola. La testa mi pulsa, sembra voglia scoppiare. Anche il resto del mio corpo è dolorante. Qui c'è un gran buio, sono sdraiata in una posizione scomoda. Non ricordo cosa sia accaduto, ricordo solo che ero in casa con Amy. Ah si, stavo preventivamente preparando le nostre valigie, e poi ho sentito dei rumori strani. Ora i ricordi tornano lentamente alla mente. Ho detto ad Amy di nascondersi, e non uscire a meno che non sia io a chiamarla. O Sofi, Lauren o le altre. Di non uscire assolutamente se sente la voce di suo padre.

Sono scesa in salone, e all'improvviso ho sentito le sue mani sul mio collo. Stringeva forte, lasciandomi senza la possibilità di respirare per qualche attimo.

"Fottuta puttana." Mi urla prima di lasciarmi respirare. "Lei dov'è?" Faccio finta di non capire, mentre tossisco e cerco di riprendere aria. "DOV'È?" Mi tira i capelli, innervosito dal mio silenzio.

"Non c'è. Non è con me!" Urlo dal dolore, mi ha colpito sul viso. Mi spinge su per le scale, entro nella mia stanza. Vede la valigia sul letto, mi strattona più forte, chiedendomi di nuovo dov'è Amy. Spero che mia figlia si sia nascosta bene, e che non esca per ora. Matt mi vede per una volta decisa a non parlare, ed è una cosa che non sembra tollerare bene. Con uno schiaffo mi manda distesa lunga per terra, il mio naso inizia a sanguinare. È esasperato, si guarda intorno, poi prende una manciata di vestiti e me li butta in faccia.

"Dove pensavi di andare, eh? Pensi di riuscire a sfuggirmi?" Si avvicina a me, mi faccio piccola, rannicchiandomi su me stessa in attesa dei suoi colpi. Invece, lui si china e mi riprende dai capelli, costringendomi a tirarmi su. Mi spinge verso le scale, cerco di opporre resistenza e vedo la sua ira salire alle stelle. Siamo ormai sul primo scalino, quando mi tira uno spintone tanto forte da farmi perdere l'equilibrio. Ricordo solo il dolore. Poi buio.

Mi sveglio, non so quanto sia trascorso. È tutto buio, e c'è fresco. Rabbrividisco e gemo, il mio corpo è pieno di dolore, e la posizione in cui sono non aiuta. Sono seduta, e le mie mani sono bloccate dietro la mia schiena. Spero di essere da sola, perché sto iniziando a piangere, dal dolore e dalla paura. Spero che non abbia trovato Amy, di me può fare quello che vuole. Singhiozzo, prima di sentire un rumore a poca distanza. Lo sento urlare, credo sia al telefono. Un fascio di luce mi illumina. Ai vari dolori e alla mia confusione, si unisce il pulsare feroce dei miei occhi.

È ubriaco, ma non solo. Se di solito è furioso quando è in questo stato, ora è completamente fuori di sé. Credo abbia preso qualche droga, i suoi movimenti sono a scatto. Si avvicina, ha qualcosa in mano. Dice qualcosa e mi guarda, non capisco, sono poco lucida. Sento un forte dolore sulla tempia, poi di nuovo il buio.

E ora ho ripreso coscienza qui. Cerco di concentrarmi, e capisco quasi subito di trovarmi nel bagagliaio di una macchina. La mia paura degli spazi stretti mi fa venire la tachicardia, inizio a sudare, e allo stesso tempo urlo e mi dimeno, scalciando e tirando pugni contro il metallo. L'aria sembra essere sempre più rarefatta, inizio a respirare più velocemente. Non so come, non so quando, né il perché, svengo nuovamente.

Who are you? - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora