Capitolo 5

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Ok, probabilmente non sono morta. Lo capisco dalle voci che sento. 'crisi di panico', dicono. 'ansia'. 'svenuta'. Oh, ok, non sono morta, sono svenuta. Quella sensazione è stata una delle più brutte che io abbia mai provato. Sono viva, quindi, e questo mi solleva. Mi sembra di riconoscere le voci delle tre ragazze che mi hanno... si, beh... aiutata. Ma sono sicura di questo? E se avessero organizzato tutto loro? Divertente far morire di paura la puttana della scuola, vero? Piaciuto lo spettacolino?

Insieme a loro, sento una voce maschile. La cosa mi disturba nel profondo. Non voglio vedere un soggetto maschile che non sia mio padre per almeno sei mesi.

"Ma è sicuro che sia viva?" La voce titubante di Normani mi fa svegliare completamente. È troppo vicina. Sento il mio respiro trasformarsi da regolare ad agitato, mentre spalanco gli occhi e me la trovo a dieci centimetri dal mio viso, ad osservarmi. Quasi butto un urlo, mi trattengo a stento. Si spaventa anche lei, e si allontana, dandomi finalmente il mio spazio vitale.

Il panico sta crescendo nuovamente dentro di me, mentre nella mia mente rivivo gli attimi di terrore che avevo vissuto poco prima.

"Camila?" Sento la voce maschile, dolce e carezzevole, richiamare la mia attenzione. Chi è quest'uomo? Mi sento minacciata dalla sua presenza, nonostante il tono. Mi tiro a sedere, facendomi piccola contro la testata del letto, il lenzuolo istintivamente a coprirmi fin sotto al collo. Il mio respiro non è regolare. Mi guardo intorno. Oltre all'uomo barbuto e Normani, ci sono Dinah e Lauren, che mi osservano - preoccupate?

Sono in una camera da letto, in un letto. Oddio, sono nel letto di qualcuno. Avvampo, guardandomi intorno. Lenzuola colorate, una fantasia a strisce. Profuma di bucato. Profuma di buono.

"Camila?" L'uomo mi richiama nuovamente, riprendendo possesso della mia attenzione, che ultimamente è molto calata. Cerco di concentrarmi. Ho paura. Sto tremando. "Sono Mike, il padre di Lauren. Sono un medico." Mi dice con la sua voce calma. Lancio un'occhiata alla corvina, come a voler cercare conferma. Non si somigliano. Non è suo padre. Si, che è suo padre, sarebbe così calma altrimenti? Mi contraddico da sola. Perché dovrebbero mentirmi? La presenza delle altre due ragazze mi calma, ma solo un po'. La seconda informazione passa inosservata.

Continuo a sentirmi come un animale braccato dai cacciatori. Anzi, no. Sono il cervo che resta immobile al centro della strada, abbagliato dai fari dell'auto in corsa, in attesa della propria fine. L'uomo mi sta guardando. Mike. Il padre di Lauren. Questo non sarà mica il letto dove dorme la ragazza dagli occhi verdi? Oh mio Dio, sono nel suo letto, vero? Mi sento spaventata ed agitata allo stesso tempo. Le lancio un'occhiata veloce, mi fissa ancora, sembra davvero preoccupata. Sta fingendo, vero? Ho il fiato corto.

"Camila?" Mi rendo conto di non aver ancora parlato, e probabilmente mi sto comportando come una matta. Si, vista da fuori devo sembrare completamente fuori di testa. Provo a parlare, esce un sottile filo di voce. Non mi sento nemmeno io. Mi schiarisco la voce e mi bagno le labbra con la punta della lingua, mentre mi impongo di restare concentrata sul padre di Lauren.

"S-si." Dico a stento. L'uomo mi osserva, soddisfatto. Sembra studiarmi. Cazzo guardi?

"Come ti senti?" Mi chiede dopo qualche istante. Mi prendo qualche momento. Devo fare ordine nella mia mente.

"C-confusa." Riesco a stento a parlare. Mi costringo a non far vagare sguardo e pensiero. Stringo convulsivamente le lenzuola tra i miei pugni, stropicciandole tutte.

"Sei disidratata, è normale. Hai anche avuto una forte crisi di panico. Le ragazze non hanno voluto dirmi cos'è successo, ma secondo il mio parere dovresti andare in pronto soccorso."

"No!" Quasi urlo, mentre mi fermo dall'alzarmi dal letto, perché mi rendo conto che i miei vestiti sono spariti. Sono in intimo. Sono in intimo, nel letto della ragazza che mi piace. E il mio intimo consiste solo in un paio di minuscole mutandine. Cerco di ricordarmi quali ho indosso, ma non mi ricordo. Cazzo. Mi rendo conto di essere bordeaux in viso. "D-dove sono i miei vestiti?" Chiedo voltandomi verso Normani che era la più vicina. Si imbarazza anche lei, grattandosi la testa.

Who are you? - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora