"Laur!" La voce di Normani viene dal piano di sotto. Mi avvio verso le scale, sperando e temendo che ci sia anche Sofia con lei. Lo spero perché Amy ha bisogno di sua zia, che ama già. Lo temo perché ho paura di ammettere che... Camila è sparita di nuovo. E se la prima volta potevo addossarle la colpa, non conoscendo la situazione, ora non posso. Poi realizzo. Stavolta la colpa è solo mia, gliel'ho servita su un piatto d'argento, lasciandola a casa da sola, senza protezione. Ho fatto il suo gioco, sono stata un'ingenua.
Le avevo promesso che non le sarebbe accaduto più nulla, ma le mie parole sono state vane.
Amy si stringe al mio collo, senza lasciarmi andare. Ha lo stesso profumo di sua madre, e mi si stringe il cuore. Alla base delle scale c'è il gruppo per intero, mi guardano tutte con preoccupazione, tranne Bea, che in braccio a DJ, si guarda intorno confusa. Mi fissano mentre scendo con la bambina in lacrime tra le braccia, e cercano con lo sguardo Camila.
Sofia inizia a piangere, tutte cercano di confortarla. Hanno già capito.
"Ritroverò la tua mamma, te lo prometto, piccola." Le sussurro, prima di lasciarla tra le braccia di Ally, che sembra essere la più lucida in questo momento. Devo fare qualcosa. Mi allontano, seguita dalle mie colleghe fin nello scantinato. Qui, tra polvere e ragnatele, c'è un vecchio schermo. Per il momento è nero, ma spero funzioni ancora anche se sono almeno due anni che nemmeno lo spolvero. Non è tanto, ma anni fa avevo installato una telecamera di sicurezza a circuito chiuso, che riprende la porta d'ingresso, collegata a questo vecchio pc. Tento di far ripartire il sistema, ma sembra non volerne sapere. Mi sto agitando, quando Veronica prende il mio posto. Apprezzo il suo sangue freddo, forse riuscirei a mantenerlo anche io se non si trattasse di Camila.
Dopo minuti di agonia, finalmente partono le immagini.
"Questo è di circa 30 minuti fa." Mi avvisa la mia collega.
Si intravede una macchina, e non fatico a riconoscere quel bastardo di Hussey quando scende dall'auto e guarda la casa. Prende il cellulare, legge qualcosa e lo ripone di nuovo nella tasca dei pantaloni. Va spedito verso il portone d'ingresso, tirando fuori qualcosa dalla tasca. Forza la serratura, entrando di soppiatto in meno di un minuto, e lasciando la porta socchiusa. Ne esce circa tre minuti dopo con Camila, visibilmente svenuta, buttata sulla sua spalla come un sacco di patate. Mi irrigidisco, vedendola. Odio questo uomo con tutta me stessa.
Arrivato all'auto, la butta dentro senza alcuna cura, come se fosse spazzatura. Non ne sono certa, ma credo che la cubana abbia anche battuto la testa contro lo sportello. Dalle immagini non riesco a capire cosa abbia potuto farle. Provo una rabbia immane. L'uomo richiude violentemente lo sportello, tornando verso casa mia. Si ferma davanti alla porta aperta per rispondere al telefono, si blocca e guarda minaccioso verso l'interno, poi la richiude e ritorna in auto. Parte velocemente.
"Voleva prendere anche Amy." Sussurro. Deve essere stato avvertito che avevo mangiato la foglia, e che stavo tornando verso l'abitazione.
"Lo copio su un cd e vado in centrale a denunciarlo, spero che riescano a recuperare il numero di targa." Mi avvisa Vero, digitando sulla tastiera.
"Se trovi Carlos, digli che è in un mare di guai." Non la passerà liscia, dopo aver aiutato quel figlio di puttana. Questa volta mi assicurerò che entrambi restino dietro le sbarre per un periodo di tempo indefinito.
"Una di noi dovrà restare sempre con la bambina, nel caso tentasse di prenderla." Keana mi legge nella mente. "Ora resto io con lei, se tu vuoi andare con Vero in centrale." È una buona idea.
Nel giro di mezz'ora siamo in centrale. Veronica sporge denuncia contro quel verme, mentre io vado nella mia postazione. Abbiamo già controllato Matthew Hussey, ma ora qualcosa mi spinge a fare una ricerca diversa. Inserisco 'Camila Hussey' nel motore di ricerca del dipartimento, escono diversi risultati. Sono delle cartelle mediche che sono state segnalate come sospette. Consulto la prima, risalente a pochi giorni dopo la sua scomparsa.
La ragazza si è recata da sola in pronto soccorso, con svariati lividi e un braccio rotto. Trattandosi di una minorenne, hanno effettuato una visita completa, e il kit stupro è risultato positivo. La ragazza si è rifiutata di sporgere denuncia, visibilmente impaurita, ed esce dal pronto soccorso in compagnia del marito che è sopraggiunto in un secondo momento.
La seconda volta, circa due anni dopo, accede al pronto soccorso per dolori addominali ed emorragia. Le viene diagnosticato un aborto spontaneo in seguito a trauma. Riferisce di essere caduta da una rampa di scale. Ferite non compatibili.
Chiudo gli occhi e stringo i pugni, vedo rosso dalla rabbia e credo che in questo momento potrei ammazzarlo. Altre quattro cartelle cliniche, ho quasi paura ad aprirle. Ritrovata priva di conoscenza per la strada con un trauma cranico. Un altro aborto in seguito a trauma. Una, non sospetta, reazione allergica in seguito a puntura d'ape, tiro quasi un respiro di sollievo. L'ultima è per una minaccia d'aborto. Faccio rapidamente due calcoli e capisco che si tratta della gravidanza che poi ha portato alla nascita di Amy. La piccola era già una guerriera, prima ancora di nascere. Sono orgogliosa di lei.
Chiudo le cartelle mediche, immaginando le tante altre volte che non è andata in ospedale. Questi anni devono essere stati un inferno per lei. Come si può fare del male ad una creatura del genere?
Curioso un altro po'. Ha terminato gli studi privatamente, ha preso una laurea online, probabilmente alle spalle del marito. Non ha una patente di guida, probabilmente nessuno ha avuto la premura di insegnarle. Ricordo che appena ci mettemmo insieme, le promisi di darle delle lezioni, ma non ho mai avuto la possibilità di farlo.
Veronica viene verso la mia postazione, con la copia della denuncia sporta verso quell'uomo. Del nostro 'collega' nessuna traccia, naturalmente. Quel verme sapeva che l'avremmo cercato. Aspettiamo la chiamata di un esperto informatico, e corriamo da lui appena possibile. Analizza il nastro e meno di un minuto riesce a schiarire il numero di targa.
Facciamo subito la segnalazione, sperando sia nelle vicinanze.
Ritorniamo nei sotterranei per riprendere l'auto, e mi accovaccio contro il muro quando riconosco la voce di Carlos. Sta parlando a telefono, ci fermiamo ad ascoltare.
"Devi lasciare la città, sono già sulle tue tracce. Hanno la targa della tua auto, quelle puttane l'hanno già segnalata. ... No, non posso farci più nulla. Ho fatto la mia parte, ora aspetto il pagamento. ... No, senti, io ho rischiato il culo a mettermi contro la Jauregui e le sue amichette, tu ora mi fai avere quei cazzo di soldi!" Urla al telefono. Lancio uno sguardo a Veronica, che non so come, sta riprendendo tutto con il suo cellulare. Esulto mentalmente. Il poliziotto corrotto ha riagganciato e ora sta venendo verso di noi.
Faccio segno a Vero di interrompere il video, lei mi da l'ok. Aspetto un altro paio di secondi, così da farlo avvicinare un po' in più a noi. Quando esco dal mio nascondiglio, per lui è troppo tardi, non può più scappare. Lo prendo per il colletto, facendolo sbattere con la testa contro il vetro dell'automobile dietro di lui. Vedo la preoccupazione nei suoi occhi.
"Poco furbo da parte tua parlare al telefono con il tuo socio, qui." Sbarra gli occhi, sperava che non avessi sentito la telefonata.
"N-non è il mio socio." Prova a difendersi.
"E certo, ti paga soltanto, giusto? Ora sarai tu a pagare." Lo sbatto nuovamente contro il finestrino, cosa non gli farei in questo momento. Ma non posso finire in cella anche io, devo ritrovare Camila. "Se non vuoi finire la tua vita in prigione, dimmi dov'è la donna."
Lui serra la mascella, indeciso. Il mio sguardo parla chiaro, non sarò indulgente con lui, non quando c'è la vita della cubana in mezzo.
"Non ti servirà a nulla, saperlo." Insinua.
"Dimmi dov'è!" Gli urlo addosso, a pochi centimetri dal suo volto. Stringo compulsivamente il suo colletto, cercando di trattenermi dal fare del male a questo bastardo.
"In una casa abbandonata, dove nessuno potrà sentirla urlare." Dio che voglia di spaccargli la faccia. Mi faccio dare l'indirizzo, lasciandolo poi tra le mani di Veronica che lo ammanetta subito, trascinandolo in ascensore. Corro verso l'auto, non voglio perdere nemmeno un minuto. Le parole che Carlos mi urla dietro, mi gelano.
"È tutto inutile, non vedeva l'ora di ammazzarla! Arriverai tardi."
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Who are you? - Camren
FanfictionCamila, 15 anni, all'improvviso scompare dalla circolazione, per riapparire circa dieci anni dopo, ed incontrare le sue vecchie nemiche/amiche: Lauren, Dinah e Normani.