Fuggo senza dire nulla verso il cosiddetto “prato”.
Voglio restare sola, sola con i miei pensieri che al momento non sono molto felici.
Riguardano tutti la morte, sto già preparando un discorso funebre da fare nell’arena.
Sarebbe tipo: “Cari genitori, mi dispiace di non avervi amato fino a consumarmi l’anima.
Sto morendo, no fate sapere nulla a Rye”.
Rye, piccolo e dolce Rye che crescerà senza una sorella e con dei genitori disperati.
Mi vedrà morire, mi vedrà con quei suoi occhi innocui che sono incapaci di capire cosa sia il male.
Non deve sapere che morirò, non deve vederlo.
Raccolgo dei fiori, e ci faccio una ghirlanda.
Mi mancherà tutto quando sarò lì: dalla mia casa ai boschi, i miei genitori, persino quel ragazzino che ho conosciuto a scuola… Oscar.
E’ il modo più sbagliato di morire, per mezzo di un tuo nemico.
Sarei voluta morire nel modo giusto.
Le lacrime iniziano a rigare il mio viso e scoppio in un assordante pianto isterico che bagna la piccola spilla, donatami da mia madre.
Non oso immaginare quanto i miei genitori si sentiranno in colpa quando morirò, essendo i miei mentori.
La mia morte li perseguiterà, li logorerà.
Domani c’è la cosiddetta mietitura quindi decido di dire addio a tutte le persone e i luoghi a me più cari.
Mi alzo, prendo la ghirlanda di fiori ormai morti e mi dirigo verso casa.
Solo durante il tragitto mi accorgo che il fiore è una metafora che indica l’essere umano: nasce, sboccia, diventa bellissimo ma poi muore, si appassisce e scompare.
Il mio destino è già segnato: appassirò, proprio come quel fiore e la mia morte sarà man mano dimenticata.
Forse è meglio che venga dimenticata, non voglio essere un peso anche da morta.
Entro in casa, cercando di avere un aspetto decente, non da disperata che ha passato ore a farsi problemi esistenziali.
Sono tutti qui, anche Haymitch ed Effie che mi guardano con pietà.
Senza dire nulla, poggio la piccola ghirlanda sulla testa di Rye che mi stringe un dito.
E’ Haymitch a rompere il silenzio:
“Mi dispiace per l’accaduto, avremmo dovuto fare qualcosa.
Non ci siamo accorti che la nipote di Snow stava progettando un colpo di Stato”.
“Non importa Haymitch, hanno solo anticipato di tanti anni la mia morte” Dico, con un nodo alla gola.
“Hai qualche consiglio?” Domando.
“Resta viva” Risponde abbracciandomi.
Voglio piangere voglio solo piangere ma non qui, con gli occhi dei miei genitori che mi fissano; non qui tra le braccia di Haymitch o con Rye davanti.
Vado nei boschi, l’unico posto silenzioso in cui posso piangere liberamente e dove le mie urla disperate si potranno disperdere.
Haymitch libera la presa e io corro verso i boschi, corro perché so che sto per scoppiare, il mio corpo non può reggere più
Durante il tragitto non faccio altro che piangere e piangere.
Arrivata nei boschi mi calmo un po’ ma inizio a gridare cose senza senso come:
“NON MERITO DI MORIRE” oppure
“PERCHE’ ME?”
La vita è davvero ingiusta, la nostra famiglia è segnata: siamo tutti imparentati con la ghiandaia imitatrice e quindi siamo tutti destinati a morire in quella stupida arena.
Ma perché la gente vuole solo sangue?
Perché vogliono solo spettacolo?
Che si trovassero un altro hobby, un altro modo di vendicarsi.
E’ da stupidi e come dice mia madre: “le persone stupide sono pericolose, molto pericolose”.
Scorgo una piccola figura tremante dietro ad un albero.
Cammino in punta di piedi ed è Oscar…. Oscar?
“Non ti facevo un tipo da bosco, Oscar” Dico, avvicinandomi.
“Non voglio andarci, non voglio morire in quell’arena, perché mi uccideranno”.
Questo ragazzino non fa altro che lamentarsi.
“Ascolta, avrai un mentore, Haymitch credo” Dico, cercando di non girare i tacchi e andarmene.
“Quell’ubriacone?” Domanda ironico.
“Hey, grazie a lui i miei genitori sono vivi, sii più grato” Gli urlo in faccia.
Già mi ha stancato, se mai dovesse finire nell’arena sarà il primo che ucciderò o che verrà ucciso.
Vado lontano da quel piagnone e mi concentro solo sui miei pensieri.
Quelli negativi stanno andando man mano via per far spazio ad altri di una tipologia diversa: vendetta.
Sì devo vendicarmi, devo vendicare il male che hanno fatto ai miei genitori.
E devo dimostrare cosa valgo, non posso darmi già per spacciata senza non aver combattuto.
Devo combattere, uccidere se serve, devo mostrarmi forte e astuta, non devo essere paurosa o mi faranno subito fuori.
Devo dimostrare che Willow Mellark, non ha paura.
Sono solo dei buffoni con la tintura, quelli di Capitol.
Certo hanno tecnologie avanzate ma io sono astuta.
Cercherò anche di portare qualche arma con me, la farò nascondere e cercherò di farla passare al controllo.
Mia madre mi ha raccontato che una ragazza, Lux , credo, portò un anello letale e passò al controllo ma lo perse.
Devo procurarmi un’arma piccola ma letale.
Resterò viva, tranquillo Haymitch.
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Hunger Games- After
FanfictionIl mio nome è Willow Mellark. Ho 14 anni. Vivo nel distretto 12. I miei genitori sono Katniss Everdeen e Peeta Mellark. La pace è tornata, così pare.