Non ho nemmeno il tempo di indossare un pigiama e struccarmi: vado in terrazza.
Con le lacrime agli occhi ed il fiatone, mi siedo per terra a pensare.
Non mi pento delle parole che ho detto, ma ho paura che i miei genitori ne pagheranno le conseguenze.
Non voglio che soffrano di nuovo, non per colpa mia.
Non voglio che la gente si faccia idee strane su di me: non darò vita ad una rivolta, anche perché devo salvare Finnick e la sua vita ha un prezzo: la mia vita.
Scegliendo di salvarlo ho già deciso la mia morte, non so però se sarà un suicidio o meno.
Magari il suicidio è la scelta giusta: puoi decidere come morire.
Le lacrime sciolgono il trucco, meglio perché odio il trucco... non mi sento me stessa.
Sfilo le scarpe, tolgo la tiara e lego i capelli.
"Hey" dice una voce.
Mi giro e non posso credere che sia lui.
Indossa un pigiama di seta blu e la luna mette in risalto i suoi occhi e la sua carnagione.
"Finnick, non dovresti essere qui" dico in un sussurro.
"L'ascensore ha 12 piani, perché non potrei?" chiede.
"Finnick promettimi una cosa" affermo.
"Non so se attualmente posso mantenere promesse" replica.
"Non cercherai di salvarmi se decido di morire" sussurro.
"E che alleato sarei?" chiede ironicamente.
"Finnick, di lì ne esce solo uno e quella persona devi essere tu" rispondo.
"Perché proprio io?" domanda.
"Perché tua madre non può permettersi di perdere anche te" dico.
"E tu promettimi che, se siamo solo noi due lì, cercheremo di uscirne insieme... vivi o morti" afferma.
"Non ne usciremo mai insieme e poi tu devi vivere" replico.
"Devi vivere per tua madre" continuo a dire.
"E la tua famiglia?" domanda con le lacrime agli occhi.
Faccio un sospiro e cerco di non pensare al futuro della mia famiglia.
"Loro affronteranno la mia morte insieme.
Non sto dicendo che sarà semplice, ma staranno insieme... tua madre è sola" rispondo e già sento le lacrime scorrere sul mio viso.
Immagino Rye, piccolo e dolce Rye, venire a sapere di me.
Immagino mio padre: magari la sua mente depistata peggiorerà, ma mamma non lo lascerà.
Immagino mamma: avere incubi su di me, ma papà non la lascerà.
La mia morte non verrà mai colmata, ma non posso vivere.
Se non ci fosse stato Finnick avrei cercato di vincere con tutta me stessa, ma in questo caso non posso permettermi la vittoria.
Finnick si avvicina e fa un gesto totalmente inaspettato: mi abbraccia e piange.
E' in quel momento che mi lascio andare e piango insieme a lui; piangiamo per la morte dell'altro, ma soprattutto per le nostre famiglie che hanno perso già tanto, che soffriranno ancora con la perdita di un figlio.
Piangiamo uno nelle braccia dell'altro; non piango mai in pubblico, ma Finnick mi capisce.
Tra poche ore saremo gettati in un'arena, ci saranno già molti morti il primo giorno.
Non so quanto a lungo resisterò, ma so che cercherò di proteggere Finnick il più possibile.
Un'ondata di pensieri travolge la mia mente: dove si svolgeranno i giochi?
Morirò durante il bagno di sangue?
Avrò delle armi?
Finnick morirà quando io sarò già morta?
Come si sentiranno i miei genitori?
Cerco di non pensare guardando fuori, ma la panoramica mi ricorda tutte le torture che i miei genitori hanno dovuto subire.
Immagino spesso il depistaggio di mio padre, se fa soffrire me non immagino quanto faccia soffrire lui.
Finnick ed io passiamo la notte sulla terrazza: non dormiamo, ma parliamo di un possibile futuro.
Credo che pensare al futuro sia meglio di pensare al presente, perché il presente attualmente non è molto felice.
Ogni minuto che passa è un minuto più vicino alla mia fine.
Già vedo sorgere l'alba e decido di addormentarmi un po'.
"E' ora" sento una voce.
E' Lilac.
"Dobbiamo andare".
Mi guardo intorno e Finnick è scomparso, vado in panico.
"Lui si sta già preparando" afferma.
Non dico nulla.
La tenuta è la divisa del distretto 13: tute grigie, spente e scialbe.
"Qual è lo scenario?" chiedo.
"Onestamente non lo so" risponde.
"Tieni" apre la mano.
Mi porge la spilla della ghiandaia imitatrice, credevo fosse perduta.
"Non è stato semplice falla passare ai controlli" dice, puntandola sulla mia tenuta.
Lilac mi bacia sulla fronte e, solo allora, realizzo quanto mi mancherà.
"Ora vai. I tuoi genitori ti aspettano al hovercraft" sussurra, abbracciandomi.
Mi dirigo verso i miei genitori e noto Finnick: è spaventato, al contrario di altri che sembrano ansiosi di cominciare.
Io non sono spaventata, o almeno non molto: ho già deciso di morire da giorni.
"Sappi che resterai per sempre nostra figlia" comincia a dire papà.
Mamma si limita a piangere nella camicia di papà.
Li abbraccio entrambi e noto Oscar con Haymitch.
"Ci vediamo dentro, Mellark" dice Oscar.
"Senz'altro, pappa molle" rispondo.
Haymitch si avvicina e mi abbraccia, un abbraccio di pietà.
"Resta viva" sono le sue ultime parole.
Salgo sul hovercraft, e guardo Finnick al quale faccio un occhiolino per calmarlo.
Arriviamo alla piattaforma di lancio, c'è una specia di ascensore di vetro che ci porterà sopra.
"10 secondi" urla qualcuno.
Entro nell'ascensore pensando a tutto.
10...
Morirò.
9....
Finnick vivrà.
8...
I miei genitori soffriranno.
7...
Dichiarerò di amarli prima di morire.
6...
Non avrò mai un'adolescenza.
5...
Non ho mai avuto un ragazzo.
4...
Finnick si ricorderà di me?
3...
Sto per morire.
2...
I miei giorni sono contati.
1...
L'ascensore sale.
Mi guardo intorno e realizzo una cosa: l'arena è il distretto 12 distrutto.
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Hunger Games- After
FanfictionIl mio nome è Willow Mellark. Ho 14 anni. Vivo nel distretto 12. I miei genitori sono Katniss Everdeen e Peeta Mellark. La pace è tornata, così pare.