Capitolo 5- The reaping

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Anche se il sole è caldo, non è capace di riscaldare il mio cuore.

Tutto ciò che penso è che domani sarò ufficialmente un tributo, una facile preda.

Scendo dal letto, emana un calore umano che al momento non rispecchia i miei sentimenti.

Senza posare lo sguardo sui miei genitori, faccio tranquillamente colazione.

Vedo Rye e trattengo le lacrime.

Il piccolino è molto esuberante, non c’è scuola oggi.

Non sa che assisterà pubblicamente all’addio di sua sorella che forse non tornerà mai più.

Dopo colazione mia madre mi prepara: mi fa indossare un suo vecchio vestito celeste.

“L’ho indossato quando Prim venne estratta” Dice mia madre impassibile.

Cerco di raccogliere tutte le informazioni che ho su Prim:

Primrose Everdeen, sorella di Katniss Everdeen.

Morta a causa di una bomba esplosa nel momento sbagliato.

Se fosse stata in vita, sarebbe mia zia.

Mi vesto e trovo mio padre allo stipite della porta; i suoi occhi celesti sono ricoperti di lacrime che lottano per uscire.

“Sei bellissima” Mi dice, abbracciandomi forte.

In quel momento, si aggrega anche la mamma così da formare l’abbraccio più bello e triste della mia vita.

“Prima che tu vada…lascia che ti leghi i capelli” Afferma mamma con dei tremiti alle mani.

Chi sa come ci si sente a vedere il proprio figlio morire.

Tra l’altro mia madre è anche la mia mentore, si sentirà ancora peggio, ma almeno mi starà in qualche modo vicina.

Mi lega i capelli in una treccia, la treccia che si faceva lei di solito e mi appunta la piccola spilla.

Usciamo da casa nello stesso modo in cui si esce da un cimitero.

Mano per mano, muti.

Il distretto 12 è completamente in silenzio, tutti ci osservano e già fanno le condoglianze ai miei genitori.

Sanno tutti che morirò.

Solo una volta arrivati, noto quanto il Palazzo di Giustizia sia imponente: mattoni molto solidi di un color grigiastro, porte in legno.

Man mano arrivano tutti e l’atmosfera si fa sempre più deprimente.

Non smetto di stringere la mano di mio padre, fino a quando non mi portano a fare dei controlli.

Sono alquanto confusa, controllarmi cosa?

Mi infilo in una lunga fila e, sporgendo la testa, scopro che controllano se siamo sani.

Ah già, perché loro non vogliono matti o malati.

Tanto il vincitore diventerà matto comunque.

Noto arrivare Effie: non è sfolgorante come sempre, nei suoi occhi si legge chiaramente compassione.

Arriva anche Haymitch, sembra più sobrio del solito.

Nessuno osa parlare anche perché nessuno saprebbe cosa dire.

Cosa si dice in questi casi?

“Ah spero che tua figlia venga ucciso dal mio?”

Poi ricordo una frase tipica, sentita una volta da Effie.

“Felici Hunger Games e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore” Dico, anche con un po’ d’ironia.

Nessuno risponde, c’è persino chi mi guarda arrabbiato.

Prima che la vera e propria mietitura inizi, parte un filmato.

Nel filmato c’è anche mia madre, chiamata “la ribelle”.

“Cos’è un nuovo filmato?” Si limita a dire mia madre.

Il filmato termina ed ora comincia il vero e proprio panico.

I miei genitori salgono accanto ad Effie che afferma: “Prima le signore!”

Nella sua voce non c’è esaltazione, magari un pizzico di tristezza.

Infila la sua mano nell’ampolla.

Mi chiamerà.

Andrò a morire.

Il mio cuore comincia a battere all’impazzata e vedo mio padre che mi mima con la bocca: “Sta’ calma”.

Ma come posso stare calma? E’ impossibile.

Effie pesca un piccolo fogliettino.

Lo apre ed esita un po’ prima di leggere.

“Willow Mellark” Afferma.

Sento tutti gli occhi dei presenti puntati su di me.

I miei genitori si stanno attualmente abbracciando, piangendo.

Haymitch versa una lacrima.

Ed io… bè io cerco di restare impassibile.

“C’è qualche volontario?” Chiede Effie con voce speranzosa.

Nessuna risposta: tutti muti.

Ora tocca al tributo maschio: Effie va verso l’altra ampolla.

Prende il bigliettino  e legge il nome.

“Oscar Jones”.

Conosco quel ragazzo, non mi fa né caldo né freddo.

Ciò che mi rende tristezza è vedere la sua famiglia afflitta dal dolore.

Certo con me c’era da aspettarselo, ma lui… bè non di certo.

Oscar sale singhiozzando.

Tutti ci guardando: chi gioisce, chi è triste per noi, chi fa già scommesse su chi vincerà.

Dopo un gran chiasso, si ammutoliscono tutti i presenti e ci rivolgono il più bel gesto di ammirazione: baciano le tre dita della mano sinistra e levano il braccio verso il cielo.

Mia madre, mio padre, Effie, Haymitch ed io facciamo altrettanto, Oscar si limita a piangere.

Questo non durerà un secondo.

Hunger Games- AfterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora