Il mio stilista, o meglio la mia stilista, non è molto alta.
E' magra, pelle chiara (stranamente non tatuata o colorata), capelli blu elettrico, occhi verde smeraldo.
Si avvicina facendomi alzare dal lettino ed esaminando il mio corpo.
"Te lo dico, qualunque sia il tuo nome, non voglio essere una torcia umana" dico seccata.
"Non preoccuparti, non avevo pensato a quello sarebbe troppo scontato" replica, girandomi attorno.
"Comunque il mio nome è Lilac" continua a parlare.
"Piacere io sono.." inizio a dire.
"So chi sei, Willow Mellark" afferma tutta esaltata.
"Sì, allora cosa indosserò?" domando impaziente.
"Vieni con me" mi fa cenno di seguirla.
Mi porta in una piccola stanza, credo sia il suo studio, un po' tetra e inquietante.
Appena apro la porta vedo un abito.
"Contrariamente a quello di tua madre non va in fiamme, ma c'è un altro effetto" mi dice.
"Quale?" chiedo.
"Voi siete del 12, carbone e quindi è il carbone.
C'è un piccolo pulsantino che tu pigerai per farlo uscire ora vestiti" mi ordina.
La faccio uscire, sarebbe stato un po' imbarazzante.
Metto il vestito e mi guardo allo specchio: è tutto nero, ha una scollatura a cuore ed è più lungo e velato dietro, sopra è patinato ed ha una piccola cintura.
"Lilac puoi entrare" urlo.
"Sei fantastica, ricorda: per far uscire il carbone premi il pulsante, ora metti queste scarpe" afferma, cercando le scarpe.
"Tacchi? Io?" domando ridendo.
"Sul carro starai ferma e dovrai mettere anche le calze" mi porge le scarpe.
Sono stivaletti con i lacci e i tacchi e sono borchiate, sarebbero belle se non fosse che sono mortali.
Infilo le calze nere con qualche brillantino e poi le scarpe: sono seduta tutta il tempo.
Lilac chiama di nuovo lo staff dei preparatori: è ora di truccarmi e pettinarmi.
Avendo i capelli ricci, è piuttosto difficile farmi una pettinatura decente.
Iniziano con il trucco: vogliono darmi un aspetto da cattiva ragazza.
Mi riempiono di fard, ciglia finte, ombretto nero, eyeliner, matita e mi danno una collana borchiata.
Più che collana direi strumento di tortura.
Persino il rossetto è nero, tutto assolutamente nero.
Successivamente esaminano i miei capelli e decidono la pettinatura, io resto immobile.
Iniziano a prendere qualche ciocca per decidere cosa fare, fino a quando uno di loro ha l'ispirazione.
Mi lasciano i capelli sciolti, ma poggiano sulla mia testa una coroncina di rose nere.
"Come mai le rose nere?" chiedo.
"Il presidente precedente amava le rose bianche, le rose nere sulla tua testa stanno a significare che lui è morto, è tipo un simbolo per ricordare che tua madre lo ha ucciso" rispondo a coro.
In quel momento entrano mia madre e mio padre, mi osservano straniti.
"Allora quando sarai lì hai due possibilità: o fai la carina con tutti o ti giochi la carta della cattiva ragazza, dato il tuo aspetto opterei per la seconda" mi spiega mia madre.
"Buona fortuna" afferma mio padre, abbracciandomi.
Andiamo in ascensore e in quel momento lo vedo: Oscar, vestito assolutamente come me ad eccezione della coroncina.
Nonostante gli sforzi dello staff dei preparatori, Oscar non appare come un cattivo ragazzo, è troppo debole.
"Cerchi di far paura a qualcuno?" mi chiede.
"E tu cerchi di non essere patetico? Ah già scusa, è impossibile" rispondo a tono.
"Sappi che non ti terrò la mano o stronzate varie" continuo a dire.
Lui non risponde, meglio perché non voglio discutere ora.
Prima di salire sul carro guardo l'abbigliamento dei tributi, pessimi stilisti.
"Ciao Willow" sento una voce.
"Chi è?" domando.
E poi lo vedo: Finnick Junior.
"Però, fai davvero rabbrividire le persone... è un complimento" mi dice.
"Grazie, suppongo" rispondo.
"Mi piacerebbe averti.." non termina la frase perché incomincia la cerimonia.
Noi siamo gli ultimi.
Dopo circa venti minuti di attesa, arriva il nostro turno e pigio il pulsante: in quel momento una polvere scura, si alza dal mio vestito e la gente impazzisce.
Oscar li saluta, invece io guardo stranita tutti quanti il che li fa impazzire ancora di più.
Urlano il mio nome, come se fossero in uno stadio, mi sono guadagnata il loro "amore".
La nipote dell' ex presidente, ci guarda con un misto di fierezza e di minacciosità.
Ci gettano rose che io non raccolgo, stasera ho fatto colpo.
"Bravissima" i miei genitori mi danno una pacca sulla spalla.
"Davvero notevole dolcezza" mi dice Haymitch.
"Haymitch dovresti congratularti con il tuo tributo" replico.
"Lui non ha fatto faville, senza offesa Oscar" afferma molto schietto.
Oscar non parla e va via, meglio così.
Arriviamo agli appartamenti dei tributi: il nostro, ovviamente, è al dodicesimo piano, c'è anche una terrazza.
L'appartamento è più grande di quanto pensassi: l'arredamento è così da... Capitol, i mobili hanno tutte forme strane e colori accesi.
La mia camera da letto è meravigliosa: i mobili sono tutti in legno pregiato, così come il mio letto ha una coperta di un tessuto pregiato.
La finestra affaccia sulla città, mi stendo per un po'.
"E' ora di cena" mi dicono i miei genitori.
Vado a farmi una doccia veloce, ma il vero problema è togliersi il trucco.
Ci metto mezz'ora solo per struccarmi, ma fortunatamente mi aspettano.
Non mi siedo accanto ad Oscar, ma dalla parte opposta.
E' tutto delizioso e cerco di mangiare tutto, nell'arena morirò di fame quindi in questi giorni voglio mangiare il più possibile.
"Allora: domani farete una sessione generale di allenamento.
Non mostrate le vostre potenzialità agli altri tributi, mai".
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Hunger Games- After
FanfictionIl mio nome è Willow Mellark. Ho 14 anni. Vivo nel distretto 12. I miei genitori sono Katniss Everdeen e Peeta Mellark. La pace è tornata, così pare.