Capitolo 11- private session

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I giorni passano in fretta, più in fretta di quanto volessi.

Oggi è un giorno importante nella restante vita dei tributi: la sessione privata di allenamento.

La sessione privata consiste nel mostrare le proprie potenzialità agli strateghi i quali ti giudicheranno.

Mia madre ottenne un 11 e un 12, mio padre un 8 e un 12... io non credo di arrivare a tali risultati, ma voglio fare qualcosa che lasci il segno.

La vera domanda, però, è: che cosa farò una volta lì dentro?Potrei lanciare dei coltelli, ma sono sicura che otterrei un punteggio molto basso, il che non va bene per attirare sponsor.

Questa giornata, a differenza delle altre, passa molto lentamente.

Mi godo le ultime albe e gli ultimi tramonti, anche se stare a fissare il panorama non è un ottimo allenamento.

L'alba sorge e decido di andare in terrazza, ho bisogno di riflettere su tutto ciò che mi sta accadendo.

Salgo le scale e mi affaccio: la città al momento è deserta.

Capitol city non è esattamente una vista mozzafiato, ma è l'unica cosa che attualmente posso vedere.

Capitol è il posto peggiore in assoluto: si può sentire l'odore della morte, qui è stato depistato mio padre, qui tanta gente è venuta e non è mai tornata a casa, cosa che succederà anche a me.

Mi distendo sul pavimento che è gelido, ma non importa, preferisco starmene qui piuttosto che guardare una città dove l'unico valore che possiedono è la ricchezza.

Resto lì qualche ora, iniziando ad immaginare la vita della mia famiglia senza di me.

Li vedo nel prato, coperti di denti di leone, con uno sguardo malinconico.

Rye, ormai grande, viene a conoscenza della mia morte e si occupa di tirare su di morale i miei.

Vedo mio padre che tenta di strappare un sorriso a mamma, vedo persino Ranuncolo che fa le fusa.

Ora immagino la vita di Annie senza Finnick.

Sola, pazza, l'unica azione che compie è piangere, tentata dalla morte, senza più nessuno.

E' in quel momento che mi rendo conto che ciò che sto progettando di fare è la cosa giusta.

La mia famiglia affronterebbe la mia morte insieme, ma Annie...Annie è sola e non è nemmeno così forte.

Devo proteggere Finnick, ma non glielo dirò per adesso.

Improvvisamente sento qualcuno bussare con le nocche alla porta: è mio padre.

"Non riesci a dormire?" domanda.

"Vorrei godermi al massimo gli ultimi giorni" affermo.

Si stende anche lui sul pavimento e mi accarezza i capelli, portandoli dietro ad un orecchio.

"Papà, se dovessi morire..." incomincio a dire.

"Non morirai" esclama.

"Ma se dovessi, come reagireste?" chiedo.

"Ci segnerebbe la vita" risponde con un sorriso malinconico, appena comparso sul volto.

"Ti voglio bene" dico, abbracciandolo.

"Ti voglio bene anche io" esclama, abbracciandomi.

"Perché non andiamo a fare colazione, mentre tutti dormono?" chiede con molto entusiasmo.

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