La notte sul treno non scorre facilmente; a dir la verità non dormo per niente.
Mia madre ha un altro dei suoi incubi, scommetto che la causa sia io.
Posso sentire, attraverso le pareti, mio padre confortarla:
"è solo un incubo, calma... vedrai che resterà in vita, non la uccideranno".
So benissimo che le parole di mio padre sono cariche di menzogna: morirò, ma almeno voglio morire in modo decente.
Quelle di mio padre sono le ultime parole di questa notte, tutto tace.
Non so come faccia Oscar a dormire, ma forse non sta dormendo.
Mi affaccio al finestrino, cercando di non far caso alla senza-voce che bada a me.
"potresti andare via?" le chiedo gentilmente.
Il suo viso è pallido, ha i capelli rossastri e gli occhi pieni di lacrime.
Chissà perché piange, magari è una senza-voce da poco.
Una volta uscita Chioma Rossa, così l'ho nominata, mi affaccio al finestrino.
Gli alberi con la velocità diventano deformi, è come se il tempo stesse passando velocissimo.
Sfortunatamente i miei pensieri sono rivolti a ben altro: so che domani ci sarà la parata dei tributi, vedrò i miei avversari, quelli che mi uccideranno.
Probabilmente mi trasformeranno in una torcia umana come mia madre, è alquanto ridicolo sperare che io segua le sue orme.
Voglio dire, io non sarei mai in grado di essere "LA GHIANDAIA IMITATRICE".
Verrò dimenticata, sarò una semplice preda... certo figlia di Katniss Everdeen, ma pur sempre una preda.
Chissà in che modo morirò: accoltellata, impiccata, affogata, disidratata o morirò nel sonno.
Questi non sono semplici giochi, si rischia la vita: una mossa sbagliata e sei fuori, ma non fuori dai giochi e te ne torni a casa... no: qui se "perdi", ci rimetterai la vita.
La cosa peggiore è che i tributi diventano tutti esaltati; pur di sopravvivere diventano ciò che non sono.
Perché è questo quello che succede all'essere umano se non ha norme: torna allo stato primitivo ed istintivo, dove la sopravvivenza è l'unico obiettivo.
Io non voglio cambiare...
Uccidere persone innocenti, come mi disse una volta mio padre, ti costa tutto ciò che sei.
Dopo ore di riflessione, arriva l'unica cosa piacevole di questa giornata: l'alba.
Vedo il sole sorgere nei suoi colori chiari, non ha ancora quel giallo acceso, ma è mischiato ai colori della notte.
Mi avvicino al finestrino per ammirare meglio lo spettacolo naturale, ma poi decido di uscire dalla mia stanza.
Entro nella stanza dei mei: stanno dormendo abbracciati, con le mani intrecciate.
Esco per non disturbarli e vado in camera di Oscar.
Apro leggermente la porta e lo vedo intento a scrivere qualcosa su un foglio di carta.
Fortunatamente non si accorge di me.
Vorrei tanto sapere cosa sta scrivendo.
"Willow, ti vedo" .
Umiliata, entro lentamente nella stanza.
"Ciao" mi abbozza un sorriso.
"Cosa stai scrivendo?" domando, andando dritta al sodo.
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Hunger Games- After
FanfictionIl mio nome è Willow Mellark. Ho 14 anni. Vivo nel distretto 12. I miei genitori sono Katniss Everdeen e Peeta Mellark. La pace è tornata, così pare.