Capitolo 19- three left

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Tre di noi sono ancora in vita:

Finnick

Oscar

Io.

Io ucciderò Oscar e a quel punto ucciderò me stessa, assicurando la vittoria a Finnick.

Ci muoviamo, sputando per terra a causa del fuoco provocato dalle mine.

Ogni tanto urlo il nome di Finnick per assicurarmi che sia ancora lì; è stanco, sporco.

Tutto questo finirà ben presto, dobbiamo solo trovare Oscar; il problema è: dov'è?

Ci muoviamo costantemente e rapidamente, sarebbe meglio se ci separassimo, ma sappiamo entrambi che insieme possiamo uccidere Oscar più facilmente.

"Facciamo un patto" Finnick si ferma di scatto.

"Non posso permettermi il lusso di fare un patto, non un altro" dico, continuando a camminare.

"Tu non morirai per me" mi segue.

Mi giro verso lui.

"Finnick: prima o poi tutto questo finirà.

Dovrà essere uno di noi ad uscire di qui, non Oscar" gli giro le spalle e continuo a camminare.

"Perché io?" domanda.

"Tu hai molto da perdere, più di me" rispondo con le lacrime

"Tu meriti di vivere" mi afferra per il polso destro.

"Non posso, l'ho promessa a me stessa" sussurro.

Non risponde, ma mi gira verso il suo volto.

E' la prima volta che mi soffermo sui suoi bellissimi occhi verdi, verdi come uno smeraldo (non che ne abbia mai visto uno).

Resto un momento incantata, così tanto da spaventarmi quando mi accarezza la guancia.

"Non permetterò che tu muoia" mi sussurra.

Continuo a guardarlo fisso negli occhi e mi lascio accarezzare dalle sue mani e dal vento.

Potrei affermare che questo sia l'unico momento in cui mi sono sentita sul serio...felice.

Finnick, pian piano, si avvicina sempre di più a me, in modo lento ed aggraziato.

Io osservo ogni suo minimo movimento.

Le sue labbra si uniscono alle mie, dando vita in me ad un piacere inaspettato.

La sua lingua fa accesso nella mia bocca e in quel momento tutte le preoccupazioni, tutta l'ansia, tutto sparisce.

Ci siamo solo Finnick ed io.

Finnick mi accarezza le guance con delicatezza, facendomi provare qualcosa che non ho mai provato con nessuno.

Le sue labbra sono secche, dato il caldo, ma riescono comunque a rendere il bacio incredibile.

Questo è il mio primo bacio: un bacio a Finnick Junior Odair, un bacio in un luogo mortale.

Ora ho ufficialmente la prova che, anche in posti orribili, ci possono essere belle cose.

Questa brutta esperienza mi ha dato Finnick, mi ha concesso di ricevere il mio primo ed ultimo bacio.

Finnick si stacca da me, se non fossimo qui, farei di tutto per avere altri baci, ma dobbiamo muoverci.

Finnick ha il volto arrossato, ciò gli conferisce un'aria dolce ed innocente.

Mi stringe la mano.

"Facciamo questa cosa" dice con un tono fiero.

"Improvvisamente non ho più voglia di andarmene" sussurro.

Il bacio di Finnick ha migliorato, ma ha peggiorato le cose: prima era più facile andar via, ma adesso, adesso che prova qualcosa per me, è dura.

Da prede siamo diventati cacciatori: alla ricerca di Oscar, affrontando la morte, affrontando la vita.

"Secondo te dov'è?" chiedo.

"Villaggio dei vincitori" afferma Finnick.

"Ma non penso sia così stupido" continua a dire.

"Fidati: è stupido" esclamo.

Due tributi s'incamminano alla ricerca di un altro tributo, le prede diventano i cacciatori e il cacciatore diventa la preda.

Tre son rimasti, uno vivrà, due per l'alba saranno morti.

La vita di quel qualcuno cambierà, si sopravvive all'arena, ma non c'è scampo per una vita orribile: una vita piena di rimorsi, piena di incubi, di grida, di morti, una vita dove ti senti un assassino, un traditore, non una persona.

Siamo stati tutti costretti dal potere, perché alla fine non vince uno di noi: non vince Finnick, non vinco io, non vince Oscar, ma vince sempre Capitol City.

Sono stanca della vita, sono stanca di lottare, sono stanca di vedere sangue macchiare la terra, sono stanca di continuare a vivere, sono stanca.

Intravediamo una figura esile, scheletrica.

Sembrerebbe Oscar, ma appena si volta, scopro che è un ibrido.

In un attimo ci ritroviamo circondati da ibridi zombie, somiglianti ai tributi morti.

"Cazzo" esclama Finnick.

Mi preparo a scoccare la freccia verso uno di loro, quando intravedo Oscar.


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