- Capitolo Cinquantadue -

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Alla stanza di ricevimento, mentre ancora non era arrivato nessun messaggero, Reyns e Devjm si stavano annoiando

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Alla stanza di ricevimento, mentre ancora non era arrivato nessun messaggero, Reyns e Devjm si stavano annoiando. Il Ladro alternava il guardare fuori dalla finestra al gettare occhiate all'altro ragazzo, che se ne stava in piedi, immobile, alla porta.

Al di fuori della vetrata si scorgevano i Grandi Rilievi Orientali, vette rocciose, alte e appuntite, coronate da un'aureola di nuvole argentee. Più in basso, il Lago Miva, e tutti i suoi affluenti, e più in basso ancora i giardini di Orlud, divisi in aiuole quadrate e perfette, come i Sakrum al campo di addestramento, poco distante. Metterli a confronto era risultato divertente per Devjm, all'inizio, ma non ci aveva messo molto ad annoiarsi.

Spostando invece lo sguardo su Reyns, Devjm non vedeva più un ragazzo qualunque, un giovane indifeso, ma un soldato, un fedele seguace di Lord Orlud. Vedeva un Sakrum, e seppur consapevole che fosse un'illusione, ancora si meravigliava dell'estrema duttilità di Reyns – avrebbe potuto convincere chiunque di essere chiunque.

Era una dote e una condanna, come aveva detto lui stesso – una dote perché avrebbe potuto cambiare il suo modo di essere all'occorrenza, adattandosi alle circostanze e uscendo vittorioso da ogni battaglia, e una condanna perché, così facendo, avrebbe sempre faticato a trovare se stesso.

Devjm era preoccupato per ciò che stava per succedere. Il messaggero Ideev sarebbe arrivato presto, il che significava che lui avrebbe dovuto prendere una decisione. E dalla sua scelta sarebbero dipese le vite delle persone che lo circondavano.

E non si trattava di scegliere tra il bene e il male, questa volta. Significava decidere a chi voltare le spalle. Chi tradire.

Posò lo sguardo su Reyns, di nuovo. Era sbagliato dire che non aveva fatto nulla di male, era una bugia dire che fosse innocente. Ma gli sembrava anche stupido comparare le sue colpe con quelle di qualcun altro.

Ogni persona dovrebbe avere diritto di ricominciare da capo, dopo aver commesso un errore, per quanto grave esso sia. I cuori delle persone cambiano, anche se gli istinti rimangono sempre gli stessi. Non sono gli istinti a definirci. Non sono i peccati. Non è il passato. È ciò che noi facciamo con quegli istinti. È il modo in cui rimediamo ai nostri peccati. È come affrontiamo il passato.

Devjm sobbalzò a un rumore di passi che venivano dalle scale, ovattato in seguito dal morbido tappeto blu che ricopriva i corridoi del primo e del secondo piano. Era lui? Era il messaggero? Quel ragazzo?

Era già arrivato?

Devjm non aveva ancora compiuto la sua scelta. Si ritrovò a pregare, nervoso.

«Sandali...» riconobbe Reyns, aggrottando le sopracciglia, incuriosito.

E chi ne portava, a Lanth? Nessuno, si rispose. Doveva trattarsi di un messaggero proveniente da molto lontano.

Gli venne incontro un uomo vestito con una tunica bianca, un drappo rosso che fungeva da mantello e gli copriva il braccio sinistro. Il braccio destro era invece scoperto completamente; la tunica non aveva maniche, e questa asimmetria nel suo abbigliamento metteva in risalto il suo bicipite e il bracciale d'argento con un simbolo rosso che portava al polso destro.

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