- Capitolo Cinquantotto -

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Kired si voltò

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Kired si voltò. Ora era lui ad avere le spalle contro il muro, mentre teneva Aera immobile di fronte a sé, il pugnale ancora appoggiato alla gola di lei. Entrambi fissavano Devjm, il quale faceva saltare lo sguardo dalla figura di lui a quella della principessa.

«Molla quella spada.» disse Kired, impaziente, «Consegniamo sia il messaggio che la ragazza, e andiamocene da qui.» fece cenno con la testa verso la porta.

La mano di Devjm tremò, per la paura o per la determinazione, non avrebbe saputo decidere. Ma poi lasciò cadere l'arma a terra, e alzò gli occhi. Riuscì a guardare Aera.

Lei lo stava già fissando. I suoi occhi erano fiamme fredde e furiose. E tradite, di nuovo. «Avevi programmato questo fin dall'inizio?» chiese, ma la sua non era davvero una domanda. Voleva solo sentirglielo dire. Voleva solo che lui lo ammettesse.

Devjm non lo fece, codardo. «Reyns non sarebbe dovuto morire qui.» si limitò a dire, «Non sarebbe dovuto essere qui.»

Certo che no, pensò Aera. Sarebbe dovuto morire al Lago Rosso. Ucciso proprio da colui che si diceva un suo compagno. Colui che Reyns considerava il fratello che non aveva mai avuto.

«Ma da quanto eravate in combutta, voi due?» chiese ancora Aera, «Quando avete avuto il tempo di organizzare—» si bloccò, quando capì la risposta. Mentre lei era in infermeria, alla fortezza di Vyde, e Devjm l'aveva lasciata per andare nelle scuderie, a sellare i cavalli.

«Kired era nelle stalle, legato.»

Aera spalancò gli occhi, incredula.

«Non è importante!» intervenne Kired, orgoglioso. Picchiò un piede a terra per comunicare la sua fretta.

Devjm spostò gli occhi su di lui. Era uno sguardo sorprendentemente severo. «Ha il diritto di sapere.» disse.

Kired sbuffò.

Il Ladro tornò a guardare Aera. «Mi disse che era stata opera di Reyns, e che avrebbe voluto vendicarsi di lui. Io, dal canto mio, in quel momento volevo solo aiutarti, lo giuro. Fu solo allora che cominciai a pensare che avrei potuto ottenere la ricompensa. E, inoltre, avrei aiutato un mio compagno.»

«Un tuo compagno?» Aera era scandalizzata dalla sua scelta di parole – non altrettanto dal fatto che Devjm avesse praticamente incolpato Kired di quella che era stata una sua scelta, della quale non si prendeva la responsabilità. «Hai idea di che cosa io abbia passato, a causa del tuo compagno?» alzò il tono di voce, furiosa, ma sentì Kired stringere la presa sul pugnale che era ancora a contatto con la sua gola, e capì che se avesse detto un'altra parola fuori posto, sarebbe stata l'ultima.

«Hai idea di che cosa abbiamo passato noi?»

Fu Kired a sibilare quelle parole.

Aera rimase in silenzio. Era come se Kired le avesse davvero appena tagliato la gola.

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