- Capitolo Cinquantanove -

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Aera si portò le mani alla bocca, alla vista del sangue

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Aera si portò le mani alla bocca, alla vista del sangue. Infilò di nuovo il messaggio fasullo nella tasca del grembiule, e senza perdere altro tempo si accovacciò e andò sotto il tavolo, per recuperare il suo pugnale. La sua idea era ancora folle, ma ora non c'era altro che potesse fare.

Si gettò su Kired, impugnando la sua arma con entrambe le mani per affondarla nella sua schiena.

Come prevedeva, però, il ragazzo si spostò di lato, percependo i suoi movimenti come un lupo avrebbe fatto con una preda nel buio.

Devjm approfittò del momento per prevedere la direzione in cui Kired si sarebbe mosso di nuovo, ma il ragazzo non fece il suo gioco. Si spostò verso Aera, sapendo che la ragazza non aveva riflessi abbastanza veloci da reagire in tempo, e la prese per il polso destro. Tirò il suo braccio e lo storse, facendola urlare dal dolore, e mollare di nuovo la presa sul suo pugnale, quindi le tappò la bocca e la trascinò con sé, di nuovo in direzione del muro.

Devjm provò ad avvicinarsi, ma la spada lo rendeva lento nei movimenti. E fu costretto a fermarsi, quando Kired pose Aera in mezzo a loro due.

Tutti e tre si fermarono, ansimando. Ora stavano tutti perdendo tempo prezioso. C'era un Sakrum disteso a terra in un lago di sangue appena fuori da quella porta – finito il pranzo, il primo domestico di servizio lo avrebbe trovato e avrebbe dato l'allarme. Quella situazione non giovava a nessuno di loro tre.

Ma Kired era sicuramente il più impaziente, così lasciò andare il polso di Aera, per prenderla per la gola. La spinse contro il muro, e cominciò a stringere, sempre più forte.

La ragazza tentò di liberarsi con entrambe le mani, ma la presa di Kired era ferrea. Lo guardò con occhi imploranti, incredula che quello potesse essere il suo ultimo respiro.

Non poteva davvero ucciderla. Lei aveva il Ciondolo dell'Aquila. Non poteva morire. Non poteva morire così.

Devjm giunse rapido in suo soccorso, ma Kired alzò il pugnale. «Un altro passo e la ammazzo.» sibilò, «Se non posso averla io, non l'avrà nessuno.»

Aera capì che ancora una volta avrebbe dovuto salvarsi da sola. La paura le faceva venire idee che mai avrebbe tentato di mettere in atto, con una mente sana. Così, invece di usare le mani per tentare di liberarsi dalla stretta di Kired, le alzò proprio verso il collo di lui, e lo copiò nel suo stringerla alla gola.

Il ragazzo si tirò indietro, e agitò la mano destra, in cui stringeva ancora il pugnale. Lo faceva più per spaventarla che per ferirla, ma l'ostinazione di Aera le costò un taglio poco sotto la spalla sinistra.

Devjm reagì, tentando un affondo, ma Kired fu rapido nello schivare, e porre ancora una volta Aera tra loro due. La ragazza si lasciò sfuggire un altro lamento di dolore.

La situazione sarebbe andata avanti all'infinito, se solo Aera non fosse riuscita a ferire quell'unica parte di Kired che avrebbe fatto sì che la sua offesa prendesse la priorità su ogni altra questione, anche difendersi da Devjm. Aera doveva ferirlo nell'orgoglio, e aveva le sue parole d'acciaio, e le sue bugie taglienti, per farlo.

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