Orlud si stava dedicando alla stesura della sua lettera, che avrebbe fatto consegnare all'Imperatore Owan entro qualche giorno. Il suo messaggero era ancora alla fortezza, e dopo essersi riposato sarebbe potuto partire per Evol.
Era rimasto a fissare il foglio di pergamena per almeno un'ora, dopo che i suoi ospiti indesiderati avevano lasciato la fortezza. Ora il sole stava calando. E dopo tutti gli anni che aveva passato adattandosi a quel mondo, e al ritmo di coloro che li abitavano, Orlud sentiva il sonno calare sulle sue palpebre, e annebbiare la sua mente.
Doveva scrivere quella lettera prima che fosse troppo tardi. Eppure non riusciva a trovare la concentrazione - Vyde era stato ucciso, e lui non aveva mostrato alcun dolore per la perdita di colui che era, in fondo, suo figlio.
Forse era proprio per questo motivo che aveva deciso di accoglierlo, all'inizio, di aiutarlo ad architettare la sua vendetta contro la famiglia che non lo riconosceva come tale. Era perché Orlud si sentiva in colpa, perché era stato un suo errore, quello di non riuscire a contenere l'amore, la passione che provava per una donna che non era sua, la quale aveva dato alla luce un figlio che il marito non riconosceva. E gli occhi di quel bambino, così azzurri, non erano di nessun altro, se non di Orlud. Quella pelle era troppo candida anche per la nobiltà di Reemanhaem - apparteneva a quell'unico essere dannato che viveva recluso nella sua fortezza all'estremo est del regno.
Così Orlud, colpevole di aver amato, aveva deciso di non amare mai più.
Decise di alzare gli occhi dalla sua scrivania, solo per un attimo, e liberare la mente.
Vyde era stato ucciso. Suo figlio era stato ucciso. Da Reyns. E lui lo aveva pure ringraziato.
Ma certo, ovviamente lo aveva ringraziato. Il posto per gli uomini come Vyde non era il mondo, perché quello li avrebbe sempre odiati, qualunque cosa avessero fatto. Non aveva senso cercare di farsi accettare, e non valeva la pena tentare di nascondersi, come proprio Orlud aveva fatto.
Vyde aveva deciso di ribellarsi, agli uomini e agli Dei, per averlo reso un demone. Aveva deciso di ricordare a tutti che non è sempre l'amore a portare il cambiamento - anche l'odio è potente, perché è l'altra faccia dell'amore. È la parte più tagliente di quello stesso coltello.
Aveva deciso di portare il male in quel mondo. Aveva deciso di fare tutto ciò che era in suo potere per distruggerlo. E ci stava riuscendo. Quindi, era un bene che fosse stato fermato.
Rendendosi conto di questo e convincendosene, Orlud si sentì meno in colpa. Come aveva insegnato a Vyde, ci sono cose che non si possono cambiare, né con l'odio né con l'amore, né con qualsiasi altro mezzo - sono le condanne, e la sua condanna era quella di avere per padre la persona sbagliata, e per madre un'ipocrita.
Vyde aveva ereditato solo il nome del casato, il nome di volpe, senza che a questo suo nome venisse assegnato un colore, un buon auspicio, come lo era stato per gli altri suoi cinque fratelli. Persino Hirukyun, il quinto, la volpe bruna, aveva ricevuto un augurio più significativo di lui.
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Il Viaggio per la Salvezza
Aventura[Avventura/Romance] COMPLETA Trilogia "Il Ciondolo dell'Aquila" - Libro 2 ATTENZIONE! Può contenere spoiler per chi non ha letto "Il Viaggio per la Libertà". Dopo una corsa contro il tempo, Reyns è riuscito a mantenere la promessa fatta ad Aera, ma...