Dicembre 1835
Petrohan pass
La nebbia si era leggermente diradata, l'ombra del pallido sole del mattino si era ritirata dietro spessi nuvoloni grigi.
Il crepuscolo che precedeva la sera e il buio della notte era il momento della giornata che preferiva.
La battaglia era allo stremo, i corpi giacevano riversi nella neve fredda macchiata di sangue.
Il grido di vittoria dell'uomo che aveva accerchiato i nemici risuonò nella tundra ghiacciata, adorna di fitti alberi sui versanti a nord.
Dall'alto della montagna gli occhi di un non morto sorvegliavano il campo.
Poteva mostrarsi e mettere fine alle poche vite che c'erano, ma non poteva rischiare di essere visto o gli avrebbero dato la caccia e non era da lui mettere fine a una vita umana.
C'erano molti corpi caldi con cui soddisfare la sua sete, spostò lo sguardo verso l'orizzonte e annusò l'aria.
Una leggera brezza lo raggiunse e il suo olfatto riconobbe quello che per lui rappresentava l'eccellenza.
Sangue prelibato, di donna, ne era certo, il suo olfatto non sbagliava mai.
Lasciò perdere i corpi accasciati al suolo e diede inizio alla sua caccia.
Una carrozza.
Era quello che cercava.
Un vociare di donne, zoccoli di cavalli e un odore che gli solleticava i sensi.
Oltrepassò il passo tra le alte cime e si arrampicò veloce sulla cima più alta di un vecchio faggio secolare.
Intravide la carrozza al di là del fitto bosco, un sorriso sinistro si dipinse sul viso marmoreo.
Passò la lingua sui denti aguzzi pregustando il sapore delicato del suo pasto.
Il più delle volte si limitava ad attendere la fine di una battaglia, ma c'erano volte in cui il suo senso sopraffino si ostinava con sangue che pulsava.
E quella era una di quelle occasioni in cui proprio non sapeva opporsi alla sua sete.
Si lanciò all'inseguimento della carrozza tra i rami dei faggi finché non raggiunse il punto in cui avrebbe fermato il tempo.
I cavalli alla sua vista si imbizzarrirono e il cocchiere non fu in grado di gestirli.
Venne sbalzato dalla pedalina e ruzzolò più volte rompendosi il collo.
"Hai avuto una fine più che degna amico mio."
Si avvicinò ai cavalli e solo guardandoli nei grandi occhi li fece ammansire.
Un uomo si affacciò dal finestrino della carrozza.
Portava un cappello a cilindro e indossava un paltò scuro, era gente per bene.
"Chi siete? Dov'è il cocchiere?"
L'uomo si avvicinò piano senza mai distogliere l'attenzione dall'uomo nella carrozza.
C'era qualcosa in lui che era come se lo respingesse, come se avesse una sorta di barriera attorno a lui che gli impediva di sobillare la sua mente.
"Un lupo. Ho cercato di aiutarvi in qualche modo ma egli purtroppo non ha avuto fortuna."
"Desislav che succede?"
L'uomo rivolse la sua attenzione dietro di sé.
"Un lupo madre. Il cocchiere è morto. Quest'uomo ha cercato di aiutarci ma adesso siamo senza cocchiere."
Aprì la portiera della carrozza e scese a controllare la situazione.
La madre lo seguì e il volto di una giovane donna apparve dal fondo della carrozza.
"Mia signora quale incantevole bellezza. Sono spiacente per l'accaduto."
La fissò a lungo negli occhi e ella arrossì di piacere.
Le sue gote divennero rosate e gli occhi, una distesa di verdi praterie, si illuminarono.
Le porse una mano per invogliarla a scendere e ella la afferrò senza remore.
I denti fremevano e la gola gli si era intorpidita per quante volte aveva deglutito.
La pelle candida della donna gli mostrò vene piene, di un verde tendente al blu, come il fondo oscuro dell'oceano.
Quando le fu di fronte si beò della sua fine bellezza, candidi ricci biondi le incorniciavano il viso di porcellana, gli occhi verdi come il prato, mostravano delle pagliuzze dorate come piccoli fiorellini.
"Come vi chiamate incantevole fanciulla?"
"Irina signore "
La tirò con dolcezza verso di sé per avvicinarla, non voleva farle del male, solo assaggiarla e magari riuscire a farla diventare una sua serva del piacere.
"Cosa fate? Lasciate subito mia moglie. Come vi permettete!"
"Milord ho pensato che vostra moglie si sentisse sola e abbandonata e le ho fatto compagnia."
L'uomo gli strappò la fanciulla dalle mani portandola dietro di sé.
La vecchia donna la prese con sé e le diede qualcosa da mettere in bocca.Qualcosa che gli fece capire che ella era diventata irraggiungibile da ammaliare.
"Voi! Misera fattucchiera! Cosa le avete dato?"
La vecchia sorrise soddisfatta.
"Le tue doti da ammaliatore non funzionano con me, figlio di Satana. Desislav prendi la mia borsa, è un non morto presto!"
Ma Desislav fu lento, troppo.
La sua gola venne tranciata da unghie lunghe e affilate.
"Noooooo Desislav noooo!"
La donna si gettò sul corpo del figlio per soccorrerlo, ma per egli non vi era più nulla da fare.
"Tu! Che sia maledetto! Bastardo senza anima! Figlio di Satana! Pagherai. La tua gola si seccherà se azzannerai un altra gola umana! I tuoi occhi verseranno lacrime quando solo una persona riuscirà a specchiarsi dentro e sarà allora che il tuo inutile cuore tornerà a battere, fino ad allora ti maledico per l'eternità!"
Una maledizione?
Rise.
Ne aveva collezionate tante, una in più non faceva differenza.
"Stupida vecchia megera. Credi che la tua maledizione sarà diversa dalle altre? Sono già maledetto!"
Per lui ormai non aveva più senso restare lì, lasciò le due donne a versare lacrime e con un salto si gettò da una scarpata.
Al di là di essa la vita continuava.
Andò alla ricerca di una nuova vittima sacrificale, non aveva certo voluto lui quel destino.
Ma ormai era così, tanto valeva accontentare la sua natura, che lo avrebbe accompagnato per l'eternità.
La donna lasciò il corpo del figlio nelle mani della sua sposa e si allontanò di qualche metro.
Preso un bastone tracciò un cerchio intorno a lei, prese delle erbe dalla sacca che portava sempre appesa alla cintola e inginocchiatasi nel mezzo del cerchio mise atto alla sua sentenza.
Il suo pregare lamentoso fu sentito dal vento, dalle nubi, dal cielo e dalla terra e quando con il bastone batté forte sul terreno in esso si aprì una feritoia in cui ella gettò le erbe e la maledizione contro il vampiro che aveva strappato la vita a suo figlio.
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Nel riflesso del vampiro
VampireVivianne Sherman è un critico d'arte molto conosciuto e apprezzato per la peculiare attenzione verso le opere d'arte antiche. Il direttore di una importante galleria di Londra la contatta perché vuole esporre le opere del grande Vasilij Petrov nella...