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Erano oramai cinque giorni che la segreteria telefonica ripeteva ogni giorno il medesimo messaggio alla stessa ora.
E lui quella voce melodiosa l'aveva già sentita, il suo udito sopraffine non sbagliava mai, nel corso degli anni non lo aveva mai deluso.
E quella voce gli ricordava una donna dai tratti delicati, con lunghi capelli chiari, la ricordava più che bene nonostante l'avesse vista una sola volta alla galleria.
Più che vista, l'aveva intravista di sfuggita quel giorno che per mera curiosità si era infilato nella Guildhall.
Henry entrò con il vassoio del thè e lo trovò ad ascoltare ancora una volta, l'ennesima, il messaggio in segreteria.
Si presentava come la signorina Sherman e gli chiedeva un incontro per discutere della possibilità di esporre le sue opere.
"Non demorde?"
Vasilij scosse la testa.
"Cosa pensi di fare?"
Henry non parlava molto, era taciturno e molto solitario, era con lui da molti anni ormai e conosceva tutto di lui.
Spesso chiedeva consigli a Henry e lo sentiva come un padre, quel padre che per lui non era mai esistito.
Prese una tazza tra le mani e osservò Henry con quanta meticolosa attenzione versava il the nella tazza per se dove aveva già messo il latte.
"Tu che faresti?"
Henry si accomodò sulla poltrona di broccato verde scuro e accavallò le gambe.
"Le opere sono tue Vasilij, io non ho voce in capitolo."
Vasilij alzò gli occhi al cielo.
"Henry ti sto chiedendo cosa faresti tu al mio posto!"
Henry gli rivolse uno sguardo divertito.
"Ragazzo mio nei miei quasi sessant'anni terreni ho avuto modo di conoscere svariate donne, ognuna di loro aveva occhi diversi, una era più secca, una più morbida. Altre erano bionde e altre more. Erano tutte belle, ognuna a modo suo ovvio, ma quello che mi affascinava sempre in loro erano le movenze delicate. Questa signorina Sherman solletica i tuoi sensi? O ti lascia del tutto indifferente? Perché sono cinque giorni che la poverina continua a lasciare messaggi in segreteria e a questo punto mi chiedo perché non le rispondi che non sei interessato?"
Vasilij lasciò la tazza sul tavolino e si alzò per raggiungere la finestra coperta da spesse tende verde scuro come le poltrone.
La scostò appena e sbirciò fuori.
Il cielo era plumbeo, all'orizzonte spessi nuvoloni avevano creato una coltre oscura che sentenziava pioggia.
Se le giornate fossero tutte così poteva vagare tranquillo tra gli altri senza temere nulla.
Sospirò stancamente, della sua vita precedente gli mancava solo il calore dei raggi del sole sulla pelle.
Lasciò cadere la tenda e mise le mani in tasca, in quel momento il telefono prese a squillare nuovamente.
"Ehmm salve, sono sempre io, la signorina Sherman. Signor Petrov ha preso in considerazione la mia proposta? Ci si potrebbe incontrare. Potrei anche venire io da lei. Aspetto sue notizie. Le auguro una buona giornata."
Henry gli aveva puntato lo sguardo addosso.
"Hai trattenuto il respiro Vasilij. Cosa vuoi fare?"
"Voglio incontrarla."
Henry si alzò mise le tazze sul vassoio e prima di uscire dalla stanza lo guardò e sorrise.
"Sapevo che avresti fatto la scelta giusta."

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Niente.
Provava e riprovava a quel dannato numero da svariati giorni ormai, era svilita e frustrata.
Mai e poi mai avrebbe creduto che si sarebbe trovata davanti a un elemento del genere.
Avrebbe preferito che alzasse almeno una volta quel dannato telefono e le dicesse a chiare lettere che non era interessato e che non voleva essere più disturbato.
Ma neanche quella soddisfazione aveva avuto.
Molti colleghi le avevano detto che Vasilij Petrov era un osso duro ma toccarlo con mano era come prendere una porta in faccia.
L'indomani sarebbe andata dal direttore Chapman a dirgli che lei rinunciava all'incarico.
Il campanello la destò dai suoi pensieri e andò ad aprire.
Due scatole di pizza ,due diet coke e una Kate in tuta e scarpe da ginnastica le si presentarono davanti.
"Ho pensato che avresti saltato la cena così eccomi qui a salvarti da un ulcera allo stomaco per via di quel tizio che non ti risponde."
La lasciò entrare e la osservò scalciare via le scarpe e dirigersi verso il tavolo della cucina.
"Dai musona vieni a mangiare ti ho preso la tua preferita."
Dopo cena si concessero una corroborante tazza di thè nero con dei deliziosi sconees che Vivianne aveva preso in una piccola pasticceria.
"Sono propensa a lasciar perdere Kate. Quest'uomo ha una faccia tosta che mi manda sui nervi. Potrebbe almeno dirmi 'cara la mia signorina Sherman vada a farsi fottere lei e la Ghuidall'."
Alterò il timbro di voce e Kate scoppiò a ridere.
"Sul serio Kate, è la prima volta nella mia vita che mi sento disfatta, incapace, inutile."

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora