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"Dietro questa parete entrerai in un mondo che avrà dell'assurdo, in qualsiasi momento tu voglia fermarti non aver timore di dirmelo. Io capirò."
Erano nella parte del seminterrato dove vi erano varie lastre di marmo e alcune rocce parecchio grandi.
Vasilij tenendola per mano le aggirò e alzando una leva su un pannello fece girare la parete.
Vivianne lo guardò stupita.
"Questo castello non finirà mai di stupirmi. Ma quante stanze nascoste ha?"
"Questa l'ho realizzata io personalmente. Neanche Henry ne è a conoscenza."
La guidò oltre la parete e si ritrovarono in una stanza perlopiù spoglia, vi erano solo due poltrone, una scrivania e una sedia. Al centro della stanza c'era qualcosa coperto da un lenzuolo.
Vivianne era un po' titubante.
"Perché mi hai portato qui? Non potevamo parlare di la o su in salone?"
Vasilij scosse la testa.
"Voglio la certezza che nessuno ci disturberà e nessuno ascolterà quello che sto per dirti."
Si tolse la giacca e sbottonò i primi bottoni della camicia, poi passò ai polsini. Le indicò con la testa ciò che era nascosto sotto al lenzuolo.
"Scoprilo pure. È la mia ultima creazione."
Mentre lui rimboccava le maniche della camicia Vivianne tirò via il lenzuolo e rimase senza fiato.
Vasilij tolse finalmente quegli stupidi e inutili occhiali e con le mani in tasca la raggiunse lentamente.
Vivianne toccava emozionata la scultura che la rappresentava.
La raffigurava in piedi mentre sorrideva con la testa leggermente portata indietro e con il mento in alto, sui suoi fianchi comparivano delle mani.
"Ti piace?"
"È.... è bellissima ma non è completa."
Si girò a guardarlo e rimase sbalordita.
Vasilij aveva gli occhi grigi.
Gli occhi più belli che lei avesse mai visto.
"Oh mio Dio!"
"Cosa?"
"I tuoi occhi...io..."
Vasilij fece una smorfia.
"Si lo so, uso quelle stupide lenti per nasconderli. Ma in realtà non mi servono."
Vivianne si avvicinò e lo fissò rapita.
"Per tutto il tempo che sono stata in Scozia ho sognato i tuoi occhi tutte le notti. Mi perseguitavano, sembravano seguirmi ovunque."
Vasilij distolse lo sguardo.
"Non so perché tu credi di aver sognato i miei occhi. Magari erano quelli di qualcun altro. Ho provato in tutti i modi a starti lontano ma ogni volta che iniziavo a scolpire, purché pensassi ad altro, quando terminavo eri sempre la. Ho distrutto parecchio materiale. Alla fine ci ho rinunciato."
Vivianne tornò a guardare la statua non rinunciando a guardare sempre i suoi occhi.
"Si ma non è terminata."
Vasilij strinse le spalle.
"Forse un giorno..."
Rimasero a guardarsi a lungo, ognuno con i propri pensieri, le proprie paure, emozioni e desideri.
"Vuoi...vuoi metterti comoda? La mia storia è piuttosto lunga, a proposito la coccinella con il ciondolo che ti avevo regalato sono sul ripiano da lavoro di la. Sono tuoi!"
Vivianne si mise a sedere su una delle poltrone e accavallò le gambe incrociando le mani in grembo.
"Sono qui, ti ascolto."
Vasilij fece su e giù un paio di volte.
Di lì a qualche ora tutto sarebbe cambiato, forse tutto sarebbe finito, ma era giusto così.
Per uno strano scherzo del destino lui il quasi immortale Vasilij Petrov si era innamorato.
Si era innamorato di un umana.
"Ho nobili origini, o almeno le aveva quel bastardo di mio padre. Suo padre era uno dei figli del principe bulgaro Rotislav Stamirovic, il grande leader della seconda rivolta di Tarnovo contro il dominio Ottomano."
Nominava ognuno di loro quasi con disprezzo.
"La rivolta fu un fallimento così Rotislav si rifugiò a Mosca e sposò Maria Dubrovsca, ella era nipote del patriarca di Mosca.
Diedero vita alla nobile stirpe dei Saveliev-Rotislavic!"
Lo disse in modo disgustato.
"Quando iniziarono a crescere i figli più grandi lei rimase nuovamente incinta e per farsi aiutare data l'età avanzata scelse una ragazzina. La ragazzina si chiamava Danica, Danica Vasilev. Quella ragazzina era mia nonna e aveva appena undici anni quando iniziò a fare la governante, e ne aveva solo quindici quando rimase incinta di uno dei rampolli e fu allontanata da palazzo. Non si seppe mai chi era stato perché mia nonna non lo ha mai rivelato. Mise al mondo mio padre in una modesta casetta di Mosca, ma non ebbe bisogno di lavorare perché ogni mese riceveva una cospicua somma di denaro per mantenersi. Vadislav Vasilev crebbe educato e gentile, era ben voluto e ben visto nella comunità dove cresceva soprattutto perché più di qualcuno sospettava di chi fosse figlio. Se solo avessero immaginato."
Vivianne era a dir poco stordita.
"Stamirovic, Saveliev, Rotislavic. C'è molta confusione di nomi, quindi hai origini russe?Rivolta di Tarnovo, impero ottomano? Ma..."
Vasilij annuì.
"Mia madre lo era, mio padre era per metà bulgaro e per metà moldavo. In quelle zone hanno usanza di modificare il cognome dei nascituri. Si modifica per ogni generazione, di solito al nome del capostipite si aggiunge la fine del suo cognome. In altre zone il cognome diventa un agglomerato tra il nome del padre e il cognome della madre. È una storia piuttosto lunga e complessa, che al momento non ha nulla a che fare con me. Lasciami continuare."
Vivianne annuì.
"Dove ero rimasto, si, Vadislav si arruolò a sedici anni e qualche anno dopo prese parte alla battaglia di Kagul dove si distinse per la sua ferocia e il suo coraggio. Dopo venne mandato con alcune truppe a pattugliare il porto mercantile di Rostov sul Don, non l'avessero mai fatto! Da lì partivano navi cariche di frumento, grano saraceno e mais alla volta del mediterraneo. Fu al porto che incontrò per la prima volta Ulyana Petrov e suo padre Dmitriy, mia  madre e mio nonno."
Sul suo viso si distese un sorriso.
"Per tre giorni a settimana portavano al porto un carro carico di sacchi di grano e mais che coltivavano nella loro fattoria. Dmitriy aveva un carattere scontroso e sovente era ligio litigare con i mercanti per il prezzo del grano. Vadislav aveva da tempo adocchiato la giovane donna dai lunghi capelli chiari e le movenze delicate così convinse il mercante a dare al burbero Dmitriy quello che chiedeva. Corteggiò per settimane intere quella ingenua ragazzina che credeva a tutto quello che lui le raccontava. Quando finalmente lei gli donò tutta se stessa lui ne approfittò!"
Strinse i pugni, ripercorrere la vita di sua madre non era facile, ne aveva passate fin troppe.
"Rimase incinta. Per mesi cercò Vadislav e quando finalmente lo rivide al porto lui rinnegò di essersi approfittato di lei e di essere il padre del figlio che portava in grembo. Dmitriy le mostrò tutto il suo disprezzo, la tenne con sé alla fattoria ma la fece dormire nelle stalle, al freddo, nella sporcizia. Quando venni al mondo vedendo che ero un maschio ella credette che Dmitriy mi avrebbe accettato più volentieri. Ma crescendo ho provato sulla mia pelle il suo odio più profondo per me e per mia madre che era una disonorata. Avevo quasi cinque anni quando una notte, forse stanca delle continue percosse, andammo via da quella stalla. Era buio, faceva freddo e c'era la neve. Arrivammo al porto che iniziava ad albeggiare, salimmo sulla prima nave che sarebbe partita quella mattina stessa e ci nascondemmo tra le casse già caricate. Avevamo una sola pagnotta di pane che con il passare dei giorni divenne sempre più dura ma ci sfamò fino all'arrivo in Romania. "
Lanciò uno sguardo disperato a Vivianne e si passò una mano nei capelli.
"Sei stanca? Vuoi che continuiamo domani?"
Vivianne scosse la testa.
"Se non te la senti di continuare va bene. Altrimenti per me possiamo andare avanti, non sono stanca. Forse un po' confusa,anzi parecchio. Ma voglio che continui."
Vasilij annuì.
"Il mercante ci scoprì e voleva gettarci in mare perché quello era il destino dei clandestini. Sulla nave vi erano alcuni bauli appartenenti al conte Vlad Tepes. Egli vedendo mia madre sfatta e smunta con in braccio un bambino dormiente ebbe pietà e ci comprò al mercante. Ci portò nel suo castello e li restammo. Quello che mia madre non sapeva però era che il conte Vlad era un viandante delle tenebre, un figlio di satana, un non morto che si nutriva di giovani e inesperte fanciulle come lei, un vampiro. Avevo dodici anni quando mia madre morì di quello che forse era tifo o forse altro e le promisi che avrei vendicato il suo nome. Tutte le sere era solita raccontarmi la storia della sua vita, avevo ben chiaro in mente il nome di chi mi aveva generato. L'unica cosa che albergava nel mio cuore era la vendetta. Il conte aveva l'udito sopraffine, era a conoscenza di tutta la storia di mia madre, nonostante la sua natura mi confessò che mai si era nutrito di mia madre..."
Vivianne si coprì la bocca con la mano, i suoi occhi erano spaventati e lucidi.
"Si era follemente innamorato di lei e non le avrebbe mai fatto del male."
"Era....era un vampiro? Ma..."
Vasilij non le rispose, preferì continuare, se l'avesse guardata di nuovo avrebbe potuto leggere paura o altro nei suoi occhi che lo avrebbe ferito.
"Vlad aveva molte conoscenze, mi insegnò tutto. A leggere, fare i conti, la filosofia e la storia erano le sue passioni più grandi. Ma aveva anche molti difetti, era narciso, volubile e anche un po' bipolare. Ma provava grande affetto per me, mi aiutò a trovare Vadislav Saveliev. Ci fu un duello. Se io fossi riuscito a colpirlo avrei potuto avere il suo nome. Ma forse dopotutto non mi interessava averlo, gettai a terra il pugnale e feci il più grande errore della mia vita, gli voltai le spalle. Mi saltò addosso e mi tranciò la gola gridando che non potevo essere sul figlio. Lui era coraggioso e impavido mentre io mi ero comportato da codardo."
Si voltò a guardarla e fissandola continuò.
" Il conte Vlad mi raccolse e fece l'unica cosa che avrebbe potuto salvarmi, infilò i suoi denti aguzzi nella carotide e succhiò fino al mio ultimo respiro. Quello fu il mio ultimo giorno umano."
Vivianne si alzò spaventata e si mise un amano sul cuore.
Non poteva essere vero.
Tutto quello che le aveva raccontato era impossibile.
Vasilij la guardò e continuò crudamente.
"Mi risvegliai dopo due giorni con la gola che bruciava, in un primo momento scagliai sul conte tutta la mia rabbia, quando fui stanco disse al suo servo di portarmi un coniglio, del sangue caldo era quello che ci voleva. Nelle settimane successive mi insegnò a cacciare, a nutrirmi, potevo uscire solo di notte o nei giorni di pioggia, dovevo stare attento all'aglio e al biancospino, alla rosa selvatica e alla verbena. A tutto ciò che era sacro e anche agli specchi. Anche se questa cosa dello specchio con me non ha mai funzionato, mi sono sempre visto riflesso in uno specchio. Sono tutte cose che possono stordirmi, allontanarmi. L'unica cosa che può uccidermi è questa."
Aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori una custodia di velluto da cui estrasse un paletto di legno .
Si avvicinò a Vivianne e glielo mise nelle mani puntandoselo sul cuore.
"È stato con questo che Vlad si è trafitto dopo aver reso giustizia a me e mia madre. Staccò la testa a Vadislav e me la portò in segno di riconoscenza per gli anni e il tempo che io gli avevo dedicato e voluto bene. A modo suo mi vedeva come un figlio. Vivianne ..."
Vivianne lasciò cadere il paletto di legno e si allontanò scioccata e sconvolta.
"Non è vero, non è possibile. Non può essere vero tutto questo."
Continuava a sussurrare queste frasi come una cantilena, aveva gli occhi lucidi e spiritati.
Vasilij si rendeva conto che per lei era tutto irreale e inconsueto.
"Vivianne è tutto vero. "
Si girò a guardarlo spaventata.
"I vampiri non esistono! Sono solo delle fantasie di sceneggiatura, è cinema santo cielo! Non è possibile. Siamo nel ventunesimo secolo non puoi venirmi a dire una stronzata simile!"
Vasilij accusò il colpo e annuì sopraffatto dal senso di vuoto.
Sapeva a cosa andava incontro raccontandole tutto quanto, non era una novità per lui la sua reazione. Nel corso degli anni c'era stato qualcuno a cui era riuscito a confidarsi, ma erano tutte persone che di lì a poco sarebbero sparite per sempre dalla sua vita e avrebbero dimenticato tutto.
"Mi spiace che tu la stia prendendo in questo modo. Ma questa è la pura e semplice verità. Sei troppo sconvolta per andare avanti è il caso che tu vada a dormire."
Glielo aveva detto con voce bassa e in modo lento mentre la fissava negli occhi.
Non avrebbe mai voluto usare quel tipo di espediente ma era necessario.
Vivianne doveva riposare.
Era troppo sconvolta dall'assurdità della situazione.
"Si, si è il caso che io vada a dormire. Sono un po' stanca. "
Vasilij annuì.
"Ti ho fatto preparare la stanza accanto a quella della tua amica, quando sali le scale in salone è la seconda sulla destra nel corridoio ."
Vivianne gli sorrise.
"Ti ringrazio Vasilij per l'ospitalità. Kate sarà contentissima. Tu non vai a dormire?"
Vasilij abbozzò un sorriso accennato.
"Più tardi Vivianne, più tardi."
"Ok. Buonanotte allora,ci vediamo domani mattina a colazione."
Quando rimase solo Vasilij si lasciò cadere sulla poltrona e per la prima volta nella sua vita si sentì svilito.
Vivianne per lui rappresentava tutto.
Ma forse lei non poteva sopportare tanto.
Forse era meglio lasciarla andare.

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora