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Era passata una settimana da quando Chapman le aveva dato la fantastica notizia correlata dall'assurda richiesta di Vasilij.
Ed era una settimana che ogni giorno le lasciava un messaggio in segreteria dove le chiedeva di ripensarci.
Guardò l'orologio appeso al muro e mise da parte la tazza del thè per andare a prepararsi.
Doveva accompagnare Kate al ginecologo, aveva la sua prima visita e l'ansia a mille così la sera prima le aveva proposto di accompagnarla.
Si vestì e si pettinò, era pronta da appena dieci minuti quando Don suonò al citofono.
Quando salì in auto si respirava un aria pesante e carica di disagio che faticò lei stessa a spiccicare parola.
Arrivate davanti allo studio di associati Don le guardò con sospetto.
"Chi tra voi due non sta bene?"
La domanda era rivolta a entrambe ma era solo Kate che guardava.
"Ehmmm."
Vivianne alzò gli occhi al cielo.
Kate si perdeva sul serio quando lui le puntava gli occhi addosso.
"Io. Io devo fare un controllo di routine. Niente di che. Andiamo Kate?"
Si affrettarono ad entrare nel palazzo lasciando un Don dubbioso.
"Kate devi deciderti a dirglielo, per adesso non si vede nulla ma presto non potrai nasconderlo."
"Me ne occuperò quando sarà il momento e non venirmi a fare la predica. Tu ti struggi per quel tipo ma non vuoi più incontrarlo. Siamo davvero amiche in simbiosi."
Vivianne scosse la testa .
Erano sedute sui divanetti in attesa che chiamassero Kate quando il cellulare di Vivianne prese a squillare.
Prese il telefono dalla borsa e si allontanò per rispondere.
"Pronto?"
"Vivianne."
La voce dall'altro capo le provocò la medesima reazione di quando se lo era trovato a un passo.
Il cuore prese a battere veloce e la voce le si mozzò in gola.
"Vivianne ti prego parlami."
Si schiarì la gola e ingoiò a vuoto.
"Vasilij cosa vuoi?"
"Ho bisogno di parlarti. Ti ho cercata ovunque. Ho organizzato la mostra solo per te. Sai quanto io non sopporti avere gente intorno."
"Assurdo che tu ora voglia parlarmi, ti ricordo che mi hai praticamente mandato via. Non vedo ora la necessità di farlo. Ora scusa ma ho da fare."
"Non riattaccare! Ascolta ti prego. Ho dovuto persino comprare uno di questi dannati aggeggi ! Chapman mi ha detto che non sei disposta a venire, perché? Non volevi convincermi a esporre? Era questo che volevi no?"
Dalla finestra Vivianne vide Don che la fissava.
"Vivianne?"
"Perché ora Vasilij? Cosa è cambiato? "
"Non è cambiato nulla, fosse per me non farei nulla di tutto ciò. Ma ormai è tutto organizzato, ho invitato molta gente di qui, Chapman ha spedito inviti lì a Londra, Henry ha prenotato il buffet. La mostra è tra due giorni. Ho organizzato tutto solo per rivederti, per parlarti. Se non verrai non aprirò le porte del mio castello."
"Sai che sei veramente assurdo? Questo è.."
Il segnale si interruppe e Vivianne fissò il telefono arrabbiata.
Odiava essere messa alle strette.
Guardò di nuovo Don e gli fece segno di salire su.
Forse stava sbagliando, forse non spettava a lei prendere una decisione del genere e molto probabilmente Kate si sarebbe arrabbiata ma era un rischio che doveva correre.
In quel momento l'assistente del dottore chiamò Kate.
"Vivì andiamo?"
"Inizia a entrare Kate ti raggiungo subito, devo fare una chiamata importante."
Kate sorrise e annuì.
In realtà non doveva fare nessuna chiamata.
Dopo qualche minuto Don fece il suo ingresso nella sala d'attesa.
"Dov'è Kate che succede?"
"Don sta zitto e seguimi. Limitati ad ascoltare ok?"
Don annuì preoccupato.
Quando entrarono nella stanza in penombra Kate era stesa sul lettino con la pancia scoperta mentre il dottore le passava la sonda.
"Eccolo lì Kate, è ancora molto piccolo e non puoi distinguerlo. È di appena sei settimane e cinque giorni, vedi questo piccolo embrione a forma di fagiolo? Bene quello è tuo figlio. Per adesso va tutto bene. Ti prescrivo delle analisi specifiche e magari potremmo farle fare anche al padre se sei d'accordo. Dopo vedremo se hai bisogno di vitamine o altro ok?"

Kate si asciugò la pancia con la carta che il dottore le porgeva e si alzò piano mettendosi seduta.
Intanto l'assistente accese la luce e uscirono dalla stanza con il dottore. Vivianne la raggiunse emozionata.
"Vivì c'è un piccolo fagiolino che cresce nella mia pancia, diventerai zia."
Vivianne annuì e la abbracciò.
Solo in quel momento Kate si rese conto della presenza di Don.
La guardava con uno sguardo che parlava chiaro e non ammetteva repliche, voleva una spiegazione.
"Kate sarai una madre meravigliosa, non vedo l'ora che nasca e che magari sia una bella bambina."
Vide che lo sguardo di Kate era puntato su Don e le mise una mano sulla spalla.
"Kate dovete parlare. Così come io devo parlare con Vasilij. Se c'è una cosa che ho imparato dalla fine del mio rapporto con  Paul è che le questioni vanno chiarite per metterle la parola fine. E me lo ha fatto capire lo sguardo preoccupato di Don mentre aspettava fuori. Perciò prendi qualche giorno di ferie e prepara la valigia ti porto a una mostra."
Kate storse il naso.
"Dobbiamo portarci anche la guardia del corpo?"
Vivianne si girò a guardare Don che era rimasto nella sua posizione in piedi vicino al muro.
"Si merita una spiegazione non credi?"
Kate sbuffò e scese dal lettino.
Prese la sua borsa e si avvicinò a Don.
"Portaci a casa musone e poi va a preparare una valigia, andiamo in Scozia."
Uscì dalla stanza senza aspettarli.
Don guardò Vivianne e sospirò.
"È sempre stata lunatica o è un trattamento che riserva a me?"
Vivianne strinse le spalle e sorrise.
"Credo sia tu a provocarle quello stato d'animo, anche se un po' strana lo è sempre stata."
Don scosse la testa.
"Non poteva essere normale come te?"
Vivianne si mise a ridere.
"Fidati Don che io non sono per niente normale, e poi penso che non ti sarei piaciuta come ti piace lei. Sbaglio?"
Uscirono dal centro medico e Kate li stava aspettando impaziente accanto alla macchina, Don la guardò e poi rivolse lo sguardo a Vivianne.
"È insopportabile, capricciosa, dispotica,  e dannatamente testarda. Ma è altrettanto bella, sensuale, dolce. Perciò dato che i lati negativi sono di gran lunga superiori ai positivi si, mi piace cazzo! Scusa."
Vivianne scoppiò a ridere.
"Tranquillo hai reso l'idea. Andiamo prima che la dispotica si innervosica."
Durante il tragitto in auto Kate chiese più volte a entrambi di cosa stessero parlando.
Quando Vivianne le propinò che Don le aveva chiesto dove avrebbero soggiornato in Scozia, se era sicuro e altre informazioni, Kate aveva storto il naso definendoli noiosi.
Si salutarono davanti all'appartamento di Vivianne che si sarebbe occupata di prenotare le stanze all'hotel da Madeline,  un auto alla concessionaria e il volo di andata e ritorno.
La mattina dopo chiamò Chapman per comunicargli che lei stava per partire per la Scozia.
Di sicuro se fosse stata nel suo ufficio lo avrebbe visto quasi farle un balletto.
Terminò di preparare la valigia e ripensò alla chiamata di Vasilij.
La sua voce le provocava brividi lungo la schiena, Paul non aveva mai sortito quell'effetto su di lei.

All'arrivo in Scozia erano tutti e tre a disagio, ognuno di loro per un motivo ben preciso.
Kate aveva detto a Don che il figlio che aspettava era suo, quindi lui non le rivolgeva la parola e lei lo guardava male  e aveva il muso lungo.
Vivianne aveva un groppo in gola, respirare nuovamente a pieni polmoni l'aria scozzese le aveva revocato vari ricordi che stava cercando di accantonare.
Per quanto amava Londra e non si sarebbe allontanata per niente al mondo, la Scozia rappresentava qualcosa di mistico che la chiamava e la attirava.
"Ok musoni, vado a recuperare la chiave dell'auto a noleggio, cercate di non andare molto d'accordo intanto che manco."
Scosse la testa e si avviò verso la ragazza al banco servizio clienti.
Recuperò le chiavi, compilò il modulo e fece ritorno da Kate e Don.
Il viaggio verso l'hotel di Madeline non fu più leggero di quello in aereo, l'unica differenza fu la durata.

"Vivianne ciao, che bello rivederti."
"Ciao Madeline, sei riuscita a trovare tre camere? Altrimenti io e la mia amica la dividiamo."
"Tranquilla Vivianne, una stanza si è liberata poche ore fa. Non ci sono problemi. Con l'evento del signor Petrov ci sono state molte prenotazioni, però abbiamo sempre una stanza vuota per le emergenze."
Vivianne abbozzò un sorriso.
"Allora vediamo, tu hai di nuovo la stanza azzurra, mentre i tuoi amici hanno la stanza dall'altro lato della casa, la signorina Mosse è nella stanza verde , mentre il signor Hanks è nella stanza rossa. Queste sono le chiavi. Se non ti spiace accompagno loro perché sono qui per la prima volta, come già sai la cena si serve dopo le diciannove. Vi lascio un tavolo o ti aggreghi a noi?"

"Ti ringrazio Madeline ma ceno con loro, così magari vedo di fare da tramite."
Madeline la guardò stranita.
Vivianne scosse la testa per dire lascia stare.
Raggiunse la sua stanza e disfò la valigia, il mazzettino di fiori freschi nel vaso sul tavolino emanava un gradevole odore di fresco e pulito.
Andò ad affacciarsi alla finestra e cercò di non pensare che di lì a poche ore si sarebbe trovata di nuovo faccia a faccia con Vasilij.
Durante la cena cercò di tenere un minimo la conversazione attiva ma tanto Kate quanto Don erano ognuno perso per i fatti propri.
"Bhe certo che se avessi saputo per tempo che stare in vostra compagnia sarebbe stato come stare da soli mi sarei unita al tavolo di Madeline, almeno lì sarei stata al corrente della vita di gente che non conosco!"
Kate la guardò dispiaciuta.
"Scusa Vivì hai ragione, ma..."
"Nessun ma Kate. Non avete risolto proprio niente. E tu Don credi che tenendole il muso il bambino scomparirà da un momento all'altro? Avete più di trent'anni ma sembra che non ne siete consapevoli. Neanche io volevo più tornare in Scozia o avere di nuovo a che fare con Vasilij Petrov e la sua eccentricità, eppure sono qui! Perché voglio delle risposte, voglio poter mettere la parola fine a questo capitolo e andare avanti con la mia vita."
Guardò male Don e poi rivolse lo sguardo a Kate che guardava scioccata alle sue spalle.
Prima che avesse modo di girarsi una voce le gelò il sangue nelle vene.
"Vivianne? Sei proprio tu?"
Si volse appena a guardare l'uomo accanto a lei.
Il tempo sembrava  si fosse fermato per lui.
Qualche filo grigio tra i folti capelli neri lo rendeva affascinante come sempre, le fossette sulle guance gli davano sempre quell'aria da bambino che combina marachelle e i suoi occhi potevano sembrare anche più magnetici con quel turchese particolare che lei aveva  sempre pensato fosse unico.
"Paul."
Lo salutò atona.
Non aveva dimenticato nulla.
I ricordi, il dolore, il senso di vuoto, era tutto rimasto lì, accantonato in un angolo del suo cuore.
"Bhe non mostrare molta enfasi nel salutarmi. Come stai? Ti trovo bene e sei ancora più bella."
Kate sbuffò e Vivianne alzò gli occhi al cielo. Don sembrava un cecchino pronto a fare fuoco.
"Non sono molto lieta di vederti e lo dimostro apertamente. Vedo che con gli anni la tua faccia tosta è addirittura aumentata. Devo ricordarti che hai moglie e figli?"
Per tutta risposta quello prese una sedia dal tavolo accanto e le si sedette affianco sorridendo.
"Acqua passata. La mia ex moglie da me vuole solo l'assegno mensile, i miei figli li vedo un weekend al mese. Ma non parliamo di me, dimmi di te. Tu sei molto più interessante."
"Posso spaccargli la faccia adesso o devo aspettare?"
Kate era furente.
Vivianne le mise una mano sulla sua e scosse la testa.
"Non serve sporcarsi le mani Kate. Perché Paul sta per alzarsi e portare via la sua sporca persona corredata dalla sua faccia meschina lontano da me! Giusto?"
Il sorriso di Paul divenne ambiguo e cattivo.
"Dolcezza cerca di essere un po' più accondiscendente con me, posso farti entrare alla mostra del più grande scultore di tutti i tempi. "
Vivianne si alzò e sorrise.
"Credo che tu ti sia perso un po' di passaggi della mia vita o stai facendo la parte dello stupido per approfittarne. Comunque nel caso ti aggiorno lo stesso, sono il critico d'arte più pagato al mondo o quasi, ma non lo dico per vantarmi. E se voglio, essendo l'ospite d'onore della mostra posso anche impedirti di vederla. Ora se vuoi scusarci la tua compagnia non ci è per niente gradita. Andiamo ragazzi."
Lasciarono il tavolo mentre un Paul stizzito gettava via un tovagliolo.

Non avrebbe mai immaginato di rincontrare Paul proprio in Scozia, sperava solo di non rivederlo mai più.

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora