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"Kate sto tornando!"
Aveva chiamato più volte a Kate per sfogarsi ma era in riunione, così le mandò un vocale e mise il telefono in modalità aerea.
Poggiò la testa al sedile e guardò per l'ennesima volta i prati verdi oltre la pista.
Chi diceva che in Scozia l'erba è più verde aveva ragione.
Aveva trovato un biglietto di fortuna per il primo aereo che partiva per Londra, all'ultimo minuto si era liberato un posto e lei se lo era accaparrato.
Sperava di aver preso tutto nella foga di sparire dalla Scozia, nel caso però Madeline aveva il suo numero l'avrebbe chiamata.
Nel posto accanto a lei una signora sferruzzava con della lana, le abbozzò un sorriso e si girò di nuovo verso l'oblò. Non aveva voglia di interagire con nessuno.
Aveva lasciato l'auto in aeroporto scusandosi con l'agenzia per non aver fatto il pieno ma non c'era stato il tempo.
Così aveva lasciato un extra.
La sua avventura in Scozia era giunta a termine, tornava a casa con le mani vuote e il cuore spezzato.
Vasilij si era rivelato essere peggio di Paul.
Se solo avesse avuto ancora i suoi genitori, sarebbe andata a leccarsi le ferite da loro come quando aveva scoperto la doppia vita di Paul.
Purtroppo però il destino è uno sporco traditore, suo padre era morto qualche anno prima per un infarto.
Sua madre già provata da una malattia degenerativa sconosciuta si era lasciata morire lentamente per ricongiungersi con suo marito.
Quindi nel giro di sette mesi li aveva persi entrambi.
Si c'era Kate, ma anche lei aveva i suoi problemi.
Per occupare il tempo durante il volo prese l'agenda e iniziò a programmare il lavoro per le settimane successive.
L'indomani sarebbe andata da Chapman a dirgli che Vasilij Petrov era uno stronzo, egocentrico e doppiogiochista.
Che le sue opere in realtà non erano questo granché e che c'erano altri artisti che a differenza sua meritavano di esporre in una galleria di lustro come la Guildhall.
Quando uscì dal gate trovò Kate ad aspettarla.
Si strinsero in un abbraccio, non c'era bisogno di parole tra loro.
"Andiamo a casa Vivì."
C'era un tipo molto affascinante a qualche passo da Kate che ne osservava ogni singola mossa.
Raggiunsero l'uscita e quando stavano per salire in auto il tipo che seguiva Kate aprì loro le portiere dell'auto.
"Kate..."
"Sali in auto tesoro. Non è il momento di parlare."
L'uomo si mise al volante e prima di avviare il motore si sporse dietro allungando una mano verso Vivianne.
"Siccome la sua amica ha perso tutti i rudimenti dell'educazione mi presento da solo, sono Donald Hanks lieto di fare la sua conoscenza."
Vivianne rivolse lo sguardo da uno all'altra, il tipo davanti a lei guardava Kate con sfida mentre lei avesse avuto il potere di disintegrarlo con lo sguardo lo avrebbe fatto.
Strinse la mano davanti a lei e sorrise.
"Finalmente ci conosciamo signor Hanks, piacere di conoscerla, il mio nome è Vivianne Sherman."
L'uomo annuì.
"Mi chiami pure Don e mi dia del tu. Dove volete andare?"
Vivianne rivolse nuovamente lo sguardo verso Kate che incrociò le braccia e si voltò in modo ostinato verso il finestrino.
Vivianne alzò gli occhi al cielo.
"Bene Don, immagino che sai dove abito quindi portaci pure a casa mia."
Don annuì e si avviò.
Dopo appena venti minuti stavano scendendo davanti al suo palazzo.
"Vuole che le porti io la valigia?"
"Grazie Don ma non c'è bisogno. E chiamami pure Vivianne. Andiamo Kate?"
Una Kate musona e alterata la precedette aprendo con le sue chiavi.
Vivianne si girò a guardare di nuovo Don che se ne stava appoggiato all'auto con le braccia conserte e le gambe incrociate.
"Don puoi andare, Kate resta qui. Sei libero per il resto della giornata. Ti chiamo io."
Don accennò con un segno della testa e rimase nella medesima posizione.
Quando il portone si chiuse dietro di loro Kate sbottò.
"Stupido troglodita, imbecille, bestione deficiente, idiota arrogante, mercenario narcisista!"
Saliva le scale pestando i piedi sui gradini quasi volesse incidere il marmo con i tacchi.
"Hai comprato un dizionario di insulti per caso?"
"No! Ho semplicemente interrogato internet e questi sono solo i più eleganti!"
Intanto erano arrivate davanti alla porta del suo appartamento e Vivianne sorrise.
"Kate ti adoro. Sai sempre come tirarmi su il morale, mi sei mancata."
Kate alzò gli occhi al cielo e borbottando aprì la porta di casa, entrò, scalciò via i tacchi e si lasciò cadere sul divano con un tonfo.
"Meno male sei tornata. Stavo per impazzire. Dai raccontami tutto."
"Ah ah, niente da fare signorina. Adesso tu mi spieghi cosa era quel teatrino che ho visto poco fa in macchina. Si può sapere che ti prende? Alla fine mi sembra pure simpatico, perché non riesci ad andarci d'accordo con quel poveretto?"
Kate si alzò con uno scatto e raggiunse la finestra.
"Quel poveretto come tu lo chiami mi sta esasperando, mi sta portando all'esaurimento. Ti ricordi che gli hai detto poco fa?"
Vivianne si strinse nelle spalle.
"Si che restavi qui e che era libero."
Kate indicò la finestra.
"Vieni a vedere come ti ha dato ascolto."
Vivianne la raggiunse e guardò di sotto,
Don era nella medesima posizione in cui l'avevano lasciato.
"Non sente! Non ha filtri al cervello.
Tutto quello che gli dici passa solo attraverso la sua testa. Don fai questo, si signorina, Don fai quello, si signorina. Ma poi Don fa sempre quel cavolo che gli pare! È ottuso!"
Vivianne scoppiò a ridere.
"Si tu ridi, ma sai quanto può essere mortificante andare a fare colazione e vederlo al tavolo accanto al tuo seduto senza fare nulla mentre ti guarda? Sai bene che la colazione è il momento della giornata in cui io elaboro le idee e voglio tranquillità. Mi segue ovunque, sta diventando stressante questa cosa. Ci manca solo che quando vado in bagno venga con me e mi passi la carta igienica!"
Vivianne tornò a ridere.
"Oh dio Kate, sei tremenda. Mi serviva sul serio tornare a casa e soprattutto tornare da te. Dai ordiniamo qualcosa da mangiare e vediamo di venire a capo di questa situazione."
Ordinarono delle pizze e ne aggiunsero anche una per Don.
Intanto che arrivavano Vivianne andò a fare una doccia.
Quando arrivarono le pizze Vivianne costrinse Kate a scendere e portarne una a Don.
Li osservò dalla finestra mentre addentava un pezzo di pizza.
Quanto le sarebbe piaciuto che Vasilij la guardasse come Don guardava Kate in quel momento.
Scosse la testa.
Vasilij Petrov doveva diventare un capitolo chiuso.
"Il caprone ringrazia."
"Don ringrazia!"
La corresse e Kate sbuffò.
"Kate partiamo dal principio? Perché hai Don accanto?"
Kate staccò tutti i triangoli di pizza e tolse tutte le olive, da sempre le mangiava dopo aver finito la pizza.
"Mio padre era in gara d'appalto per la consulenza finanziaria di una società. Allo stesso tempo c'erano anche altre  finanziarie in gara, il proprietario di una di queste non è altamente raccomandabile. Quando la società di mio padre ha vinto la gara il tizio che era in gara con lui ha detto pubblicamente che mio padre ha mosso carte false pur di accaparrarsi l'appalto e che l'avrebbe pagata cara. Da allora io ho questo impiastro alle calcagna."
Vivianne annuì.
"Ok. Ti è accanto per la tua sicurezza. Ma cosa ti dà fastidio in lui? E vedi di essere sincera con me e onesta con te stessa."
"Pff, sei odiosamente petulante. Mi fa sentire strana ok? Il suo modo di guardarmi e di tenermi testa mi fanno sentire ....oh santo cielo...non lo so. Forse non sopporto che sia così saccente, finora  ho sempre incontrato uomini che si sono mostrati prima chissà che e poi un enorme flop. Lui è diverso, ha questi occhi così neri e imperscrutabili che mi sembra di affogarci dentro. Ha sempre da ridire su ogni cosa che faccio, su come mi vesto, ti ricordi che ti avevo detto che era andato a comprarmi le calze? Bhe quel dannato figlio del diavolo ha azzeccato non solo marca e modello, ma anche la taglia giusta. Per non parlare di ieri sera, ti avevo detto che era il suo giorno libero? Bhe ho scoperto che lui si va a divertire nel suo giorno libero e alle mie calcagna mette un vecchio bavoso. Come lo so? Perché quel degenerato aveva portato a cena la sua fidanzata nel medesimo locale in cui eravamo io e Roger. C'era questo tizio che ci osservava e più volte ho detto a Roger che di sicuro ci conosceva, alla fine l'ho visto che parlava con Don. E stamattina l'ho messo alle strette e me lo ha confermato. Ti rendi conto? Avrei potuto passare una bella serata con Roger e invece lui me l'ha rovinata!"
Vivianne l'aveva osservata mentre parlava, quando Kate era nervosa e arrabbiata sbatteva le cose, quando qualcuno le piaceva era impacciata nei movimenti, si passava spesso la mano sulla nuca e torturava le mani tra loro.
"Ti piace...."
Kate la guardò dapprima stupita, poi la sua espressione cambiò e diventò indignata.
"Che diavolo di domanda è questa? E come ti salta in mente? Secondo te potrebbe mai piacermi un buzzurro simile? Pensavo mi conoscessi! Cos'è la Scozia ti ha annebbiato il cervello con tutta quella nebbia?"
"Kate la mia non era una domanda ma un affermazione. E puoi stare tranquilla che in Scozia non ho perso nessuna delle mie facoltà mentali. A te piace Don!"
"Ah."
Si passò la mano sulla nuca più volte e scosse i capelli.
"No, no e no. Nel modo più assoluto! Non mi piace!"
Vivianne le prese una mano e la strinse.
"Kate ti voglio un bene dell'anima e sai che non ti direi mai una cosa per un altra. Lo vedo da come lo guardi, da come ne parli, sei impacciata quando parli di lui. Poi comunque se non ti piacesse tanto dubito avresti mai notato i suoi occhi o la loro profondità. Forse dovresti mostrarti un po' più accondiscendente."
Kate si rosicchiò l'unghia.
"Ma è fidanzato."
"Ne sei sicura? Te lo ha detto lui? Li hai visti in atteggiamenti equivoci?"
"Bhe no."
Vivianne alzò le spalle.
"E allora credo che dovresti parlarci un po' di più e litigarci un po' di meno. Così magari potrai scoprire un po' di cose e anche se è fidanzato o ha una moglie, compagna che sia."
Kate sospirò e mise l'altra mano a coprire l'altra allacciata a quella di Vivianne.
"Sei sempre stata la più sensata tra noi, mio padre mi ha sempre detto che avrei dovuto imparare da te a mordere il freno. Mi dici ora che cosa è successo in Scozia?"
Vivianne sospirò a sua volta.
"Che vuoi che ti dica Kate. Vasilij Petrov per certi versi sembra un uomo di altri tempi, premuroso, attento, gentile, con quel fascino che ti ammalia. Ma è solo una patina che si è costruito. Quando prendi una monetina e gratti quella patina viene fuori lo stronzo che è in realtà."
Si alzò per preparare il thè e mise via i cartoni delle pizze.
"Nel suo castello ha dei locali pieni di sculture che se ti fermi solo un attimo sembra ti parlino. Ognuna di loro ha un qualcosa che altri scultori possono solo tentare di emulare. Ha delle mani così grandi, abili, leviga e scolpisce marmi e legni come se fossero fatti di cera. E...."
Kate era rimasta seduta al tavolo e attendeva che continuasse.
"E?"
Mise le tazze sul tavolo e prese lo zucchero.
Poi tornò a sedere.
"È un oratore eccellente, ti mette a tuo agio e ti fa parlare. Gli ho raccontato molte cose su di me, sperando che più tempo passavo con lui più possibilità avrei avuto di strappargli quel si. Mi ha insegnato a scolpire e incidere, aspetta."
Raggiunse la sua valigia e la aprì, recuperò la piccola scultura e tornò al tavolo.
"Tieni, questa è per te. Vorrei poter dire che l'ho realizzata da sola ma sarei un ipocrita. Avevo costante paura di sbagliare, alla fine l'ha terminata lui."
Kate prese tra le mani la scultura rigirandola .
"Ma è bellissima. "
La mise sul tavolo con molta cautela e poi guardò Vivianne dritta negli occhi.
"Ti sei innamorata di lui vero?"
Vivianne abbassò lo sguardo.
"Non lo avrei mai creduto possibile, non dopo Paul, ma Vasilij, lui è.... Oh Kate che enorme catastrofe, sono un disastro. Mi innamoro sempre dei più sbagliati. Che  cosa ho che non va?"
Kate si alzò e andò ad abbracciarla.
"Oh tesoro tu non hai assolutamente niente che non va. Sono gli uomini ad essere tutti stronzi. Vedrai che riuscirai a dimenticarlo. "
Ci sarebbe davvero riuscita?
In quel momento l'unica cosa a cui pensava era che il suo cuore era rimasto in Scozia.

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora