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Quando era rientrata in hotel era piuttosto euforica, chiacchierare con Vasilij era come chiacchierare con Kate.
Aveva ancora l'indomani per tentare di convincerlo ad esporre alla Guildhall, prima di prenotare il volo di ritorno.
Dopo pranzo era salita in camera a fare una doccia e riposare un po', ma l'euforia era troppa e non era riuscita a chiudere occhio.
Così si era cambiata ed era uscita.
Era andata a fare un giro per negozi e aveva comprato un paio di capi nuovi, un souvenir per la signora del pianerottolo di fronte al suo e un foulard a Kate.
Aveva camminato tanto quindi al suo rientro era piuttosto stanca, chiese a Madeline se poteva portarle la cena in camera e andò a fare un lungo bagno rilassante.
Chiacchierò a lungo con Kate che le disse di non farsi sfuggire l'occasione di fotografare anche Vasilij, nonostante gli stesse sulle palle era curiosa di vedere come fosse.
Dopo cena si infilò a letto con la chiara intenzione di dormire e risvegliarsi riposata e agguerrita.
Ma il suo sonno fu agitato e tormentato da due occhi grigi che la perseguitavano.
Cominciava a domandarsi se in realtà nelle Highlands non ci fosse qualche vecchia profezia che condannava i nuovi arrivati a non riposare bene.
Scosse la testa, non aveva mai creduto alle superstizioni erano tutte sciocche  stupidaggini.
Quando alle otto e mezza Madeline bussò per la colazione lei era già sveglia, vestita e impaziente di raggiungere Inveraray nonostante si sentisse come il tempo, grigia e spenta.
Quando uscì dall'hotel trovò una fitta pioggia, un tempo uggioso e scuro e un auto di grossa cilindrata che la attendeva.
Dal posto di guida di sporse Vasilij.
"Dato che il tempo oggi è poco clemente ho deciso di venirti a prendere. Sali?"
Vivianne spazzò via lo sconcerto iniziale e chiuse l'ombrello che le aveva prestato Madeline.
Salì in auto e abbozzò un sorriso rivolto a Vasilij.
"Non serviva venirmi a prendere, sarei venuta con la mia auto. Sarebbe stato più facile al mio rientro."
Vasilij guardò nello specchietto e fece manovra per immettersi sulla strada.
"Non importa, devo farmi perdonare e poi ogni tanto mi piace guidare l'auto."
L'abitacolo era impregnato del suo profumo e Vivianne fremette, le piaceva.
Durante il breve viaggio scambiarono perlopiù parole sul tempo e sulle condizioni climatiche, che se lo avesse detto a Kate le avrebbe dato della pazza.
"Adoro la pioggia e il cielo grigio, tu no?"
Vivianne strinse le spalle.
"Non che a Londra sia poi così diverso, preferisco il sole comunque. Il tempo uggioso mi revoca brutti ricordi."
Si girò a guardare fuori dal finestrino, considerava chiuso il discorso.
Odiava il tempo grigio che annunciava pioggia, le ricordava Paul e il giorno che aveva scoperto la sua doppia vita.
Raggiunsero il castello di Vasilij in religioso silenzio.
Quando arrivarono Henry li attendeva fuori con due ombrelli, ne diede uno a Vasilij e prese Vivianne sottobraccio accompagnandola dentro.
"Venga Vivianne, ho messo su il thè. Ci vuole proprio una tazza di thè caldo con i biscottini con questo tempo, non crede anche lei?"
Entrarono dentro e Vivianne si soffermò a guardare nuovamente il quadro della donna che aveva visto il primo giorno.
Era bella.
"Le piace proprio questo dipinto."
Henry e Vasilij erano al suo fianco e Vivianne si voltò a guardarli.
"Senza ombra di dubbio la donna raffigurata è molto bella, oserei dire che il dipinto possa risalire a un centinaio di anni fa, forse anche di più. Ma non sono un esperta, quindi tiro a indovinare, quello che mi colpisce veramente sono gli occhi."
Vasilij le si avvicinò.
"Perché?"
"Non so, sono così verdi che sembra di affondare in un prato rigoglioso, non so come spiegare."
Vasilij odiava quel dipinto e odiava la donna del quadro, ma non poteva dirlo a Vivianne.
Mise le mani in tasca e si avviò verso il salone.
"Henry ha preparato il thè, beviamolo prima che si freddi!"
Aveva cambiato stato d'animo e Vivianne lo intuì ma lo seguì senza fare domande.
Lo raggiunse nel salone e prese posto su una delle poltrone, fece vagare lo sguardo per sfuggire agli occhi di Vasilij che la fissavano imperturbabili.
"Suoni?"
La domanda lo colse di sorpresa.
"Ti ho chiesto se suoni."
Ripetè indicando il pianoforte.
"Mh si, a volte quando non ho molto da fare mi sgranchisco le dita sui tasti."
"Ecco il thè, mia cara deve assolutamente assaggiare questi biscotti, sono la fine del mondo."
Vivianne sorrise a Henry, accettò la tazza accompagnata dai biscotti.
"Credo che sia opportuno darmi del tu Henry, grazie per il thè."
Henry prese posto sul divano e accavallò le gambe.
"Oh meno male, sai qui in questo enorme e lugubre castello ci siamo solo io e Vasilij e certi giorni il suo muso è così lungo che potrei inciamparci."
"Henry!"
Vivianne abbozzò un sorriso.
"Quindi siete solo voi due? Credevo ci fossero delle persone o delle mogli, compagne che vi aiutavano a portarlo avanti, insomma mi sembra piuttosto grande."
Vasilij guardò male Henry che si nascose dietro la tazza e un sorriso di circostanza.
"Tanto io quanto Henry amiamo stare da soli, quando abbiamo bisogno di.... qualcosa usciamo."
Vivianne intuì cosa fosse quel qualcosa e arrossì suo malgrado.
"Oh, io mi...mi scuso se sono stata inopportuna. Vogliamo, tornare a vedere le tue opere?"
Sembrava quasi stessero trattenendo tutti il fiato.
Vasilij assentì e uscirono dal salone per raggiungere i sotterranei.
Poco prima di entrare il cellulare di Vivianne prese a suonare.
Lo tirò fuori dalla tracolla e vide che era Kate.
"Scusa, devo rispondere."
Vasilij annuì, mise le mani in tasca e la precedette scendendo gli ultimi gradini e lasciandole la privacy di cui aveva bisogno.
"Kate!"
"Vivianne tu devi assolutamente tornare qui e liberarmi da questo energumeno! Ti prego!"
Vivianne alzò gli occhi al cielo.
"Kate ti ricordi che sono qui per lavoro e non in vacanza? Potresti cercare di andare d'accordo con questo tizio per l'amor del cielo?"
"Io ci provo Vivì, ti giuro che ci sto provando....<Apra questa porta non faccia la bambina!>, vattene via! Mi sono chiusa in bagno per chiamarti, in bagno!Capisci quanto è tragica la situazione? Tu te ne stai lì in Scozia a correre dietro a quel coglione e io sono nella merda!"
Vivianne sbuffò, dal telefono si sentiva chiaro che quel tipo continuava a picchiare pugni sulla porta del bagno.
"Avanti Kate apri quella porta e passamelo!"
"Non devi parlare con lui, sono io ad aver bisogno di te! Sto per impazzire!"
"Kate santo cielo piantala di fare la bambina, alza quel culo e apri quella dannata porta!"
La sentì sbuffare dall'altro lato del telefono.
"Togliti quel sorriso di vittoria dalla faccia, ho aperto solo per Vivì, tieni è lei al telefono ti vuole parlare!"
"Pronto?"
La voce era calda e sensuale e Vivianne iniziò a pensare che il problema di Kate in realtà era proprio quello, le voci calde e sensuali negli uomini la facevano fremere.
"Salve, sono Vivianne, la migliore amica di Kate. Mi può dire cosa diavolo sta succedendo?"
"Salve Vivianne, la sua amica è una ragazzina viziata che non vuole capire che io sono accanto a lei solo per la sua incolumità e < voler controllare le mie chiamate non fa parte del tuo lavoro!> e come le stavo dicendo la signorina non mi lascia fare il lavoro per cui vengo pagato!"
Vivianne si strinse il setto nasale tra due dita.
"Ok. Adesso mi stia bene a sentire, ogni qual volta Kate ha voglia di chiamarmi lei la deve lasciar fare chiaro? Non deve preoccuparsi delle chiamate che fa ma bensì se la chiama un numero sconosciuto, ora mi passi di nuovo Kate!"
Sembrava stesse parlando con due bambini che si litigavano lo stesso giochino.
"Che c'è."
"Ora non stare lì a fare l'offesa Kate, è lì accanto a te per il tuo bene. Cerca di non esasperarlo altrimenti sarò io stessa a suggerirgli di sculacciarti. Potresti essere un po' più accondiscendente e fargli capire che hai bisogno dei tuoi spazi. Posso andare a lavorare ora?"
"È che è troppo insopportabile, non è colpa mia."
"Kate quello che ti turba è la sua voce, prima lo ammetti prima riuscirai ad andarci d'accordo. Ora scusa ma devo veramente lavorare. Ci sentiamo dopo ciao."
Chiuse la chiamata prima che Kate potesse ribattere e raggiunse Vasilij giù nei locali dove lavorava.
Lui la aspettava appoggiato al ripiano da lavoro con le braccia conserte, inutile dire che era rimasto all'ascolto per sentire cosa stesse dicendo la sua amica e non gli era piaciuto molto che lo avesse definito coglione.
"Scusami la mia amica Kate a volte è un po' bizzarra. Allora che ne dici di..... che so, prendere in visione le opere da portare alla Guildhall?"
Vasilij la guardò divertito.
"Non ricordo di aver accettato di esporre."
Vivianne arrossì suo malgrado, ci aveva provato.
"Ma stai almeno prendendo l'idea in considerazione?"
Vasilij strinse le spalle.
" E chi lo sa?"
Raggiunse una scatola posta sul ripiano da lavoro e la spinse fino a Vivianne.
Lei guardò prima la scatola e poi Vasilij.
"Cos'è?"
"Aprila."
Lei lasciò tracolla e macchinetta sul ripiano e si avvicinò alla scatola.
La aprì e ne tirò fuori una coccinella di pietra rossa, con sfumature di caldo arancio.
"Ma è bellissima. È un agata?"
"No. È una roccia di corniola. L'ho realizzata dopo che sei andata via ieri."
Vivianne la pose sulla scatola e la ammirò rigirandola da ogni lato.
Era perfetta.
"È stupefacente, come fai a cesellare e scolpire in modo così preciso e dettagliato?"
"È facile. Vieni ti faccio vedere."
Girarono intorno al tavolo e si fermarono davanti a un frammento di roccia vulcanica.
Vasilij la prese tra le mani e la rigirò.
"Ok, che cosa vuoi realizzare?"
Vivianne spalancò gli occhi.
"Io? Oh no, non sarei capace."
Vasilij prese alcuni attrezzi, un pennello e li mise davanti a lei.
"Allora? "
"No Vasilij sul serio, potrei rovinare un pezzo che a te potrebbe tornare utile per realizzare qualcosa di sensazionale come quella coccinella."
Vasilij scosse la testa.
"Ho tanto materiale tranquilla. Pensa alla tua amica, cosa potrebbe piacerle?"
Vivianne strinse le spalle.
"Kate adora i cavalli."
"Bene, allora realizzerai la testa di un cavallo. "
"Ma non so da dove cominciare, non ho i rudimenti per fare una cosa del genere. Potrei, oltre che rovinare quel pezzo di roccia anche farmi male."
Vasilij però non era d'accordo.
La aiutò a togliere la giacca di lana che portava e le rimboccò le maniche della camicia.
Vivianne divenne dello stesso colore granato della coccinella, l'odore di Vasilij le permeava le narici e la sua vicinanza la metteva parecchio in soggezione.
Quando la fece girare verso il tavolo e le si mise dietro prese a iperventilare, le mise gli attrezzi nelle mani e sussurrando al suo orecchio destro le spiegò quali punti iniziare a picchiettare per dare forma alla sua scultura.
I sensi di Vivianne erano in palla, Vasilij così vicino le trasmetteva così tante sensazioni che rischiava di balbettare se solo le avesse posto qualche domanda in quell'istante.
Il cuore le batteva forte, aveva il fiato corto e le gambe molli, tutte cose che aveva sepolto dai tempi di Paul, credeva che non avrebbe mai più incontrato qualcuno che le facesse battere il cuore così.
Vasilij d'altro canto aveva tutti i sensi all'erta, la sete di sangue pulsante gli  graffiava la gola, la pelle candida e liscia gli mostrava quelle sue vene piene sul collo che lo invitavano ad affondare i denti.
Quello che più lo attirava però era il suo cuore, quel muscolo che batteva nel suo petto e che lui sentiva attraverso la sua schiena.
Avrebbe dato la sua vita per poter sentire di nuovo il suo cuore battere come quello di Vivianne in quel momento.
Un cuore che batteva forte per l'emozione e magari per paura, paura di sbagliare a scolpire.
Sentiva il suo fiato corto, la sovrastava di almeno venti centimetri e poteva vedere bene come si mordeva le labbra, inconsapevole che lui aveva una voglia matta di morderle a sua volta.
Nella sua vita ultra centenaria mai aveva desiderato tanto una donna, eppure ce n'erano state tante.
Nessuna di loro però aveva fatto cantare la sua gola in quel modo.
Voleva morderla ma allo stesso tempo averla arrendevole in un letto mentre affondava dentro di lei.
Prima che i segni evidenti della sua eccitazione si manifestassero si allontanò con la scusa di prendere una bocciarda.
Vivianne sospirò quasi sollevata, mentre Vasilij cercò di dare una calmata ai suoi pensieri più reconditi.

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora