"Salve, ho bisogno di parlare con il signor Chapman è disponibile? Sono Vivianne Sherman."
"Solo un attimo prego."
Si era alzata presto quella mattina.
Aveva preso la sua decisione e tanto valeva farlo subito, via il dente via il dolore si diceva no?
"Miss Sherman il signor Chapman la riceve nel suo studio."
"La ringrazio."
Raggiunse lo studio di Chapman e incamerò aria nei polmoni prima di bussare.
Al consenso di Chapman aprì la porta ed entrò.
"Miss Sherman quale gioia rivederla. Come sta? Aspettavo sue notizie da tempo, ma prego si accomodi."
"La ringrazio signor Chapman. La prego di scusarmi se mi sono dilungata così tanto con i tempi ma sono andata di persona in Scozia a cercare Vasilij Petrov."
L'uomo si compiacque, sul viso tondo il sorriso si aprì ancora di più.
"Bene, sapevo che lei era la persona adatta a portarmi qui Petrov."
Vivianne scosse la testa.
"Niente affatto. Mi duole dirle signor Chapman che il signor Petrov non è propenso a esporre. Ho provato in tutti i modi possibili, le sue opere sono quanto di più eccellente io abbia mai potuto vedere. Ma Vasilij Petrov non crea sculture per mostrarle, lo fa semplicemente per ingannare il tempo."
L'espressione di Chapman cambiò in pochi secondi e divenne delusa e affranta.
"Mi spiace. Ci sono molti altri artisti, ne converrà con me che non vale la pena inseguire chi non vuole farsi trovare. Nel caso dovesse avere ancora bisogno di me mi contatti pure signor Chapman, sarò ben lieta di aiutarla. Ora però devo lasciarla, lei deve lavorare e io anche. È stato un enorme piacere avere a che fare con lei."
Si alzò e porse la mano all'uomo che si era alzato a sua volta.
"Mi rammarica molto il non esporre le opere di Petrov ma come ha detto lei poc'anzi non si rincorre chi non vuole. Grazie di tutto miss Sherman e aspetti mie notizie."
Vivianne annuì e uscì dall'ufficio.
Questa collaborazione era andata male ma ne aveva tante altre in agenda, Vasilij Petrov piano piano sarebbe diventato un ricordo sbiadito.
O almeno ci avrebbe provato con tutta se stessa a farlo diventare tale.Nelle settimane successive si tenne talmente occupata che persino Kate una sera per poterla vedere si fece trovare nel suo appartamento.
Quando aprì la porta se la ritrovò in casa e quasi urlò per lo spavento.
"Santo cielo Kate sei impazzita per caso? Mi hai fatto prendere un colpo!"
"Io sarei impazzita? Vivì devo ricordarti quante volte mi hai dato buca in queste settimane? Il venerdì sera dopo il tuo arrivo dovevamo andare al locale dove ci siamo incontrate la prima volta e quando ti ho chiamato perché tardavi mi hai detto che avevi mal di testa e non te la sentivi. Qualche giorno dopo dovevamo pranzare insieme, mi hai invitata tu per farti perdonare, e invece? Mi hai chiamato dopo un ora che ti stavo aspettando per dirmi che eri bloccata a lavoro. Vogliamo parlare della nostra pizza del giovedì sera? Sono tre settimane che mi intorti ogni volta una scusa diversa. Si può sapere che ti succede? Non puoi farti condizionare la vita da questo tipo, cristo santo Vivianne siamo tornate al tempo di Paul con un unica differenza. All'epoca ti chiudesti in casa per mesi, ora ti sommergi di lavoro. Sei grigia e smunta, da quanto non vai dal parrucchiere a farti una piega? Non dico che devi dirmi tutto quello che fai ma non mi escludere dalla tua vita."
Vivianne si lasciò cadere sul Chesterfield color amaranto e poggiò la testa sullo schienale
Era sfinita.
"Kate non ti sto escludendo dalla mia vita. Per stare dietro a Vasilij ho accantonato e rimandato altri appuntamenti e incontri di lavoro. Ora devo riprendere tutto quanto, mi sento una trottola in certi momenti. Hai ragione e ti chiedo scusa ma...."
"Nessun ma!"
Kate era sbottata e quando Kate sbottava c'era qualcosa di personale sotto.
"Sono preoccupata per te, grida, ubriacati, rompi qualcosa ma cazzo reagisci!"
Vivianne la guardò con sospetto, si Kate si preoccupava sempre per lei, ma come aveva affermato lei stessa tra le due la più razionale era sempre stata Vivianne.
"Ok fuori il rospo. È da un po' che io e te non facciamo quattro chiacchiere signorina."
Kate storse il naso.
"Ora non verrai a fare la psicoanalisi a me spero! Si stava parlando di te e ..."
Vivianne alzò gli occhi al cielo, si alzò raggiunse la cucina e tirò fuori dal freezer due pizze che mise in forno.
Poi aprì una bottiglia di vino e riempì due bicchieri.
Ne portò uno a Kate e si sedette di nuovo accanto a lei.
"È vero. Sto cercando di infossarmi di lavoro per non permettere alla mia mente di tornare a Vasilij Petrov. Paul mi aveva affascinata con la sua parlantina, i suoi modi dolci, il modo di fare piuttosto scaltro. Vasilij è diverso. Lui non parla molto, di lui so solo che ha viaggiato tanto e che ama creare opere strepitose per, pura noia, diciamo. A volte crea per richiesta ma è raro, ha le spalle larghe, gambe tornite e muscolose, ed è di una bellezza disarmante. Passare del tempo con lui è come non passarlo, nel senso che sembra sia in grado di fermarlo il tempo. Non so come spiegartelo. Ti mette a tuo agio, ti fa ridere malgrado lui lo faccia raramente. E poi ha quelle dannate lenti blù che odio, non mi hanno permesso di vedere chiaramente il colore dei suoi occhi. Occhi in cui nonostante tutto mi ci sono persa. "
Il timer del forno avvisò che le pizze erano pronte.
Si guardarono negli occhi e scossero la testa entrambe.
"Sono un disastro vero?"
"Siamo tesoro, siamo. Andiamo a mangiare la pizza che devo dirti una cosa molto importante e ci vuole altro vino affinché io riesca ad affrontare il discorso."
Sedute a tavola davanti alle pizze Kate le fece una confessione che lei reputava un incidente mentre Vivianne non era d'accordo.
"Ti ricordi quando mi hai consigliato di essere un po' più accondiscendente con Don?"
"Certo che mi ricordo, eravamo qui nella medesima posizione."
Kate annuì.
"Bhe ecco, quando sono andata via ho quasi fatto il terzo grado a Don. Ovviamente mostrandomi disinteressata, non avrei mai lasciato che lui credesse che io fossi gelosa. Mi ha detto che quella era sua sorella e che era qui per uno stage di non so cosa perché il mio cervello era rimasto a sorella. Mi ha detto che in realtà nel suo giorno libero lui comunque è sempre dietro di me e che solo in quell'occasione ha scelto quel tipo. Ma ha prenotato nello stesso ristorante per essere comunque vigile."
Vivianne seguiva ogni singola parola e quando Kate si fermò alzò una mano per invitarla a continuare.
"Bhe tutto qui?"
Kate si passò una mano sul collo e sospirò stanca.
"Quando siamo arrivati davanti al mio appartamento come ogni sera che mi accompagna ha fatto il giro perlustrando ovunque. Intanto io come al solito mi sono tolta il cappotto e le scarpe, quando mi ha visto ha detto che sono davvero bassa e che vicino a lui sembro una bambina. Mi ha guardato negli occhi e io a quegli occhi non so resistere. Potrei averlo baciato..."
"E? Kate non puoi fermarti ogni tre per due, continua!"
Kate fece una smorfia.
"Sembri un adolescente pettegola!"
"Potrei essere più una vecchia pettegola ma non siamo qui per sindacare sul mio status, poi che è successo?"
Kate alzò le spalle.
"Siamo finiti a letto insieme."
Vivianne rimase di stucco, si Kate era sempre stata quella più esuberante tra loro ma non avrebbe mai creduto che si sarebbe lasciata andare in così breve tempo, in fondo fino a qualche ora prima lo odiava.
"Cavolo!"
Kate si alzò e iniziò a fare su e giù per la stanza mordicchiando l'unghia.
"E adesso? Voglio dire, come vi state comportando?"
Kate allargò le braccia e poi le lasciò ricadere affranta.
"La mattina dopo mi sono svegliata da sola, quando sono scesa giù lui era già in macchina ad aspettarmi. Mentre mi portava in ufficio ha sentenziato che è stato un grave errore, che lui non mischia mai il lavoro con la vita privata e che non sarebbe dovuto succedere. Quasi fosse stata tutta colpa mia, non è colpa mia vero Vivì?"
Aveva la voce rotta dal pianto e gli occhi pieni di lacrime che cercava di trattenere.
Vivianne si alzò e andò ad abbracciarla.
"Certo che non è colpa tua tesoro, le cose si fanno in due. Scusami se non sono stata presente, se non ho capito quanto stavi male. Mi spiace così tanto."
Kate si sciolse dall'abbraccio e si asciugò gli occhi.
"Non è colpa tua Vivì, come vedi anche io mi innamoro sempre di quelli sbagliati."
"Ma adesso come vi comportate? Cioè voglio dire, lui è sempre al tuo fianco?"
Kate raggiunse la finestra e guardò di sotto, Vivianne le si accostò e vide Don appoggiato alla macchina con le braccia conserte.
"Ci comportiamo in modo normale credo, lui mi fa da scorta e io continuo con la mia vita. Non ci rivolgiamo la parola da quella mattina, a malapena ci diciamo buongiorno. Mi tratta con indifferenza e quando mi guarda sembra quasi che io gli faccia ribrezzo. Oggi ho preso una decisione e spero che mio padre una volta tanto me la appoggi, domani mattina chiamerò l'agenzia che lo ha mandato e lo farò sostituire. Non sopporto più di vederlo guardarmi in quel modo. Mi fa sentire sbagliata e sporca e non me lo merito."
"Santo cielo Kate no che non te lo meriti, è successo perché entrambi lo volevate. Non devi sentirti sbagliata solo perché hai ceduto all'istinto, non devi permettergli di farti sentire così. Quasi mi sento in colpa per averti detto di essere più accondiscendente."
Kate si mise a ridere tra le lacrime.
"Che dici Vivì, tu mi hai detto di fare meno capricci non di andarci a letto. Che poi se solo non fosse così dannatamente bello non ci penserei più di tanto, il fatto è che è stato così premuroso e attento quella notte che ancora lo ricordo alla perfezione. Forse è per questo che non riesco a mandarla giù."
"Kate non riesci a dimenticare perché ti sei innamorata di lui, dei suoi occhi, dei suoi modi di fare. Siamo due disastri!"A quasi ottocento chilometri di distanza Vasilij distruggeva quella che per l'ennesima volta era la scultura che non avrebbe mai voluto creare.
"Distruggerla non servirà a nulla."
Henry se ne stava appollaiato su un grosso pezzo di roccia e osservava Vasilij che gettava a terra attrezzi e morse.
"Sta zitto Henry! So quello che voglio fare ma lei è sempre qui!"
Si toccò la testa e la scosse come se con quel semplice gesto Vivianne sarebbe sparita.
Aveva iniziato a scolpire con rabbia appena lei era andata via e aveva trovato i monili che gli aveva regalato lasciati sul mobile.
Non sopportava che lei fosse rimasta lì solo per convincerlo a esporre, non aveva voluto tenere ciò che gli aveva regalato per mettere la parola fine.
Il problema era che lei di sicuro lo aveva già dimenticato, ma lui non riusciva a dimenticarla, era diventata un chiodo fisso nella sua testa.
Henry saltò giù dalla roccia e gli si avvicinò.
"Vasilij il problema è che lei non è qui, ma qui!"
Gli toccò prima la testa e poi il cuore.
Vasilij si allontanò con uno scatto.
"Non dire scemenze Henry, io non ho più un cuore. Si è seccato ricordi?"
Henry scosse la testa.
"Sei un vampiro ma rimani pur sempre un uomo, una persona fatta di carne e ossa, ok nelle tue vene non passa più sangue e non hai più un anima ma i sentimenti sono quelli che restano sempre ragazzo. Va da lei, cercala. Dille ciò che sei, raccontale la tua storia. Se scappa sai che non puoi passare il resto dell'eternità con lei, ma se resta ...se resta diventerai l'uomo più felice del mondo."
Vasilij assorbì quello che Henry gli diceva.
Poi scosse la testa.
"Non posso. Non voglio che i suoi occhi mi guardino con paura o odio, ha gli occhi più belli che io abbia mai visto e l'anima pura. Non posso condannarla a un eternità di buio, ombra e sete. Non lo merita. Lei merita il sole, la luce, la libertà, un cuore che batte. Tutte cose che io non posso darle."
"Non erano quelli di Irina gli occhi più belli che tu avessi mai visto?"
Nella mente di Vasilij i due paia di occhi si sovrapposero.
Scosse la testa.
"No. Negli occhi di Irina vi è sempre stata cupidigia, arroganza. Gli occhi di Vivianne brillano quando è felice, sono limpidi, sinceri, non nascondono segreti."
"Vasilij cercala, dille chi sei, cosa sei. Tu la ami, la ami di un amore puro e neanche io so come sia riuscita ad entrarti dentro in così poco tempo, ma non sono esperto di queste cose. Ma cercala, prima che sia troppo tardi. "
Come si poteva amare in così poco tempo?
Bastava avere davanti una persona dal cuore puro e gli occhi limpidi.
E nella sua lunga esistenza di occhi ne aveva visti e cercati tanti, ma solo quelli di Vivianne lo avevano colpito.
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Nel riflesso del vampiro
VampireVivianne Sherman è un critico d'arte molto conosciuto e apprezzato per la peculiare attenzione verso le opere d'arte antiche. Il direttore di una importante galleria di Londra la contatta perché vuole esporre le opere del grande Vasilij Petrov nella...