Erano da poco passate le tre del mattino quando Vivianne accese la luce sul comodino per guardare l'ora all'orologio che portava al polso.
Non sapeva se aveva dormito, in realtà non ricordava neanche di essere andata in camera.
Si guardò intorno, le pareti erano dipinte di un caldo colore crema, nei quattro angoli della stanza c'erano delle colonne dipinte in oro. Il letto era di legno massiccio e le tende del baldacchino in pesante broccato rosso con le foglie dorate. Ai piedi del letto c'era la sua valigia, sotto la finestra un cassettone in legno e sopra un lavabo di quelli antichi con la brocca accanto.
L'arredamento era piuttosto antico l'unica cosa che stonava erano le due poltrone di manifattura più recente di pelle beige.
Si alzò dal letto e raggiunse la valigia, la aprì e ne tirò fuori un pantalone e una maglietta.
Il racconto di Vasilij della sera prima continuava a ronzarle in testa.
Era quasi surreale, non era possibile.
I vampiri non esistevano.
Si pettinò i capelli e li legò a coda, poi uscì dalla stanza con la chiara intenzione di trovare Vasilij ed avere risposte.
Lo trovò nella stanza nascosta del laboratorio, seduto su una delle poltrone con una mano a coprirgli il viso e le gambe allungate davanti a lui.
"Dormi?"
Vasilij si tolse la mano dal viso e la fissò, l'aveva sentita arrivare, come poteva essere così bella.
"No, ho cercato di smaltire tutta la notorietà che mi è caduta addosso stasera. Non era mai successo nella mia vita."
Vivianne alzò gli occhi al cielo.
"A proposito della tua vita, ho bisogno di delucidazioni. Non puoi dirmi che sei un vampiro e poi mandarmi a dormire come una bambinetta. Ti pare?"
Vasilij si alzò e la sovrastò con la sua altezza.
Qualche ora prima le aveva ordinato di andare a dormire e avrebbe dovuto dimenticare tutto quello che le aveva detto, invece lei ricordava ed era parecchio strano.
"Tu ricordi tutto quello che ti ho detto?"
Vivianne incrociò le braccia sotto al seno e fece una smorfia.
"Non sono passati anni da quando me lo hai raccontato e anche se così fosse ti posso assicurare che non dimentico mai nulla."
Vasilij la guardò stupito.
"È strano. Non dovresti ricordare nulla."
"Beh mi sembra evidente che mi ricordo tutto quindi la tua arte di convincimento con me non funziona. Possiamo andare avanti e magari spiegarmi come diavolo ti è venuta in mente un idea così malsana e assurda?"
Vasilij si innervosì.
"Non è una mia fantasia, ma una maledizione che mi porto dietro da oltre duecento anni . Credi sia facile per me raccontarti tutto questo? Il sangue che scorre nelle tue vene mi attira come una calamita, i battiti del tuo cuore sono musica per le mie orecchie, ma tutto questo passa in secondo piano ogni volta che sento i tuoi occhi su di me. Potrei affondare i miei canini aguzzi nella vena carotidea che ti pulsa sul collo e saresti morta nel giro di cinque minuti, o potrei spezzarti l'osso del collo con una sola mano. Ma non potrei mai farlo."
Raggiunse la scrivania e prese un tagliacarte, tornò da lei e glielo mise in mano.
Sentiva il suo cuore battere veloce e l'unica cosa che desiderava in quel momento era baciarla e sentire la morbidezza della sua pelle sotto le mani.
Ma doveva dimostrare che era sul serio un vampiro.
"Infilzami, non uscirà una singola goccia di sangue."
Vivianne deglutì.
Sarebbe bastato che lui si spostasse e sul serio il tagliacarte gli avrebbe trafitto lo stomaco.
"Smettila, non voglio farti del male."
Per tutta risposta Vasilij prese la sua mano e la spinse, il tagliacarte trafisse la stoffa della camicia infilzando la sua carne.
Vivianne lasciò la presa e si tappò la bocca per non urlare.
Vasilij si aprì la camicia e le mostrò la pelle dello stomaco intatta.
A quel punto Vivianne si avvicinò e toccò la sua pelle diafana e fredda.
Vasilij sussultò.
"Scusami."
Vasilij abbozzò un sorriso.
"Non dovresti scusarti, ma avere paura. Resto pur sempre un vampiro."
Vivianne alzò lo sguardo e lo puntò nei suoi occhi grigi.
"Sei davvero un vampiro... com'è possibile..... Abbiamo mangiato insieme, se è vero quel che dicono sui vampiri non avresti potuto farlo. E siamo stati a passeggiare in pieno giorno un sacco di volte....insomma non....non dovresti essere una creatura abituata al buio e ..."
Vasilij la guardò trepidante in attesa che finisse la sua frase.
Ma Vivianne scosse la testa.
"Tutta questa storia ha davvero dell'assurdo. I vampiri sono solo effimero folclore, esistono solo in TV."
Si passò una mano sul viso e iniziò a fare avanti e indietro nella stanza.
A tutto avrebbe potuto credere, persino che le avesse detto che in Scozia c'erano delle vecchie superstizioni, ma questa del vampiro era assurda oltre che fantasiosa.
Prese a giocare con il ciondolo che portava appeso al collo come faceva di solito quando era sovrappensiero.
Lo tirò fuori dallo scollo della maglietta e lo rigirò tra le dita.
"Vivianne non è assurdo, sono un vampiro. Mi nutro di sangue, esclusivamente animale se te lo stai chiedendo, con il tempo io ed Henry abbiamo dovuto adottare qualche piccola abitudine umana per non destare sospetti. Nei giorni in cui non c'è il sole quando il tempo promette pioggia o il cielo è coperto da nuvole grigie posso uscire e stare in mezzo agli altri. Per questo ho scelto la Scozia, oltre che per il fatto che qui la gente non è molto curiosa. "
Vivianne spalancò gli occhi.
"Anche Henry?"
Vasilij annuì.
"Anagraficamente, anche se ne dimostra appena una sessantina, ne ha centocinquantacinque. Ne aveva cinquantotto quando stava per morire di poliomielite. In quell'epoca non vi erano soluzioni o cure, così diciamo che gli ho offerto una possibilità. Anche se sarebbe diventato un morto tra i vivi."
L'ultima frase colpì molto Vivianne.
Il tono sommesso e forse pentito le fece intuire che non era realmente la vita che volevano.
Si avvicinò e lo fissò negli occhi grigi che ora non le incutevano più soggezione come nel sogno, anzi la attiravano.
Come diavolo aveva fatto ad innamorarsi di lui in così breve tempo?
Gli posò una mano sul viso, era freddo come il marmo, lo aveva toccato altre volte mentre era in Scozia ma non vi aveva mai fatto caso.
E quasi così, come se fosse guidata da una forza a lei ignota si alzò in punta di piedi e posò le sue labbra calde su quelle fredde di Vasilij.
Che avrebbe tanto voluto respingerla, ma la voglia e il desiderio che bramavano la sua essenza e il suo sapore furono più forti.
Le strinse piano la vita e affondò la lingua nella sua bocca, affondò nel suo sapore dolce e fresco.
Ne era certo, mai nessuna vena e nessun tipo di sangue lo avrebbe soddisfatto e saziato come lo era in quel momento.
Fu un bacio lungo, atteso, dolce e agognato.
Quello di qualche ora prima era stato solo il preludio di ciò che poteva essere.
Entrambi lo aspettavano e sognavano da così tanto tempo che quando si staccarono per guardarsi negli occhi entrambi anelavano a continuare.
Vivianne se ne stava poggiata al petto glabro e scolpito di Vasilij senza alcun timore.
"Sei riuscita a sgretolare il muro di cemento che mi ero costruito intorno per non fare passare nessuno. L'unica persona che ho fatto avvicinare è stato Henry, ora siete in due a conoscere la mia storia."
Vivianne si morse appena il labbro.
In quel momento avrebbe potuto risultare anche sciocca o non curante del pericolo che correva a stare in quella posizione, non le importava nulla neanche di quello che lui stava dicendo.
L'unica cosa che desiderava in modo quasi spasmodico era tornare a baciarlo.
E Vasilij l'accontentò quasi le avesse letto nel pensiero.
Vederla mordersi le labbra era stato deleterio per i suoi sensi affini.
La voleva, la desiderava ardentemente, voleva affondare dentro il suo corpo, sentirla intorno a sé con tutto il suo essere.
Voleva gridarle che l'amava, che voleva vivere la sua vita con lei, in qualsiasi modo fosse stato possibile.
Un gemito sfuggì alla gola di Vivianne e Vasilij per paura di averle fatto del male si allontanò di scatto mettendo metri di distanza tra loro.
Vivianne spalancò gli occhi e si guardò intorno confusa.
"Scusami non volevo farti del male."
Vivianne si girò verso di lui e lo vide nella penombra lontano da lei.
"Io...no...non mi hai fatto niente...."
Vasilij uscì dalla penombra e la osservò preoccupato, non mostrava segni di alcun tipo a parte il fiato corto, un delicato rossore a coprirle le guance e il petto che si alzava e abbassava ansimando.
Fu in quel momento che lo vide.
In un battito di ciglia fu davanti a lei, prese il ciondolo che pendeva sul suo seno e lo guardò attentamente.
Vivianne cercò di calmare i battiti accelerati del suo cuore.
"Chi ti ha dato questo ciondolo?"
La frase forse detta con un tono troppo imperioso mise Vivianne in agitazione.
Tirò via il ciondolo dalle mani di Vasilij e lo strinse nel palmo della mano.
"È mio, lo è sempre stato da quando mia nonna me lo ha regalato tanti anni fa. Era nel suo portagioie, avrò avuto si e no una decina di anni, lei si preparava per andare a teatro e io ero in camera sua per osservarla mentre si vestiva. Mi colpì perché non c'entrava nulla con tutti gli altri gioielli e le chiesi se potevo prenderlo."
Vasilij la guardò dritta negli occhi, erano un po' lucidi, ricordare sua nonna forse le faceva male.
"Ti prego posso rivederlo?"
Vivianne annuì tolse la catenina dal collo e la mise nella mano di Vasilij.
Lui prese a scrutare il ciondolo con molta attenzione.
"Vivianne è questo il ciondolo che somiglia a quello che hai scelto qui?"
Vivianne annuì.
"Gli somiglia un po', per questo ho scelto quel ciondolo quando mi hai proposto di scegliere una pietra preziosa. Per me questo ciondolo ha un valore immenso e non lo cambierei con niente al mondo. È l'unica cosa che mi tiene legata al ricordo di mia nonna. Anche se non ha alcun valore, nonna disse che lo aveva trovato tra i monili di sua madre e lo aveva conservato insieme a tutte le altre cianfrusaglie che nonna Jolanda era solita comprare nei mercatini dell'usato."
Vasilij strinse gli occhi.
"Questo è il primo monile che ho creato."
Vivianne spalancò gli occhi.
"Non...non è possibile... Insomma nonna Jolanda era...tu....non....voglio dire non è possibile che tu abbia incontrato nonna Jolanda, o si?"
Vasilij scosse la testa.
"Non mi ricordo una donna di nome Jolanda nel mio passato."
Vivianne annuì.
"Bene quindi può essere che non sia il medesimo monile?"
Vasilij negò con il capo.
"No. Sono più che certo, questa pezzo di ematite lo trovai passeggiando sulla riva del lago Achensee in Austria, ero lì per dei giacimenti di cristallo Swarovski. Ho intrecciato questi fili di lega di rame e l'ho incastonata all'interno. La regalai a una persona a cui avevo fatto un torto senza saperlo. Chissà come ci è finita tra le mani di tua nonna."
"Bisnonna per l'esattezza, era la madre di mia nonna."
Vasilij le mise nuovamente la catenina al collo e sospirò.
"Nonna o bisnonna non cambia molto. Mi fa strano rivedere questo ciondolo dopo più di un secolo."
Vivianne strinse il ciondolo tra le dita e abbassò il capo, gesto che non passò inosservato a Vasilij.
Le mise una mano sotto al mento e la scrutò in viso.
"Cos'hai? "
Vivianne strinse le spalle.
"Nella mia vita ho sempre dovuto prendere decisioni che l'avrebbero cambiata drasticamente. Avevo diciannove anni quando incontrai Paul, lui ne aveva trentadue. Ero l'assistente di un docente della mia università e ci incontrammo per caso ad una mostra. Iniziò a farmi una corte serrata, era brillante, divertente, bello, ma io ero restia a lasciarmi andare per la grande differenza di età. Alla fine riuscì nel suo intento, conquistò il mio cuore e la mia fiducia incondizionata....ero una stupida . Credevo che fosse davvero il mio amore, il mio futuro, invece si rivelò essere un bastardo senza remore che tradiva la moglie, che ci aveva provato con la mia migliore amica ed era padre di due figli. Gli intimai di sparire dalla mia vita, ci ho messo anni a raccogliere i cocci di ciò che era rimasto del mio cuore. L'averlo rivisto qui in Scozia non mi ha fatto né caldo né freddo. Ora a trent'anni mi ritrovo nella stessa posizione. Prendere una decisione che cambierà la mia vita, stavolta però sarà per sempre."
Lo disse con voce rotta dal pianto e Vasilij maledì il giorno in cui per la prima volta desiderò incontrarla.
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Nel riflesso del vampiro
VampirVivianne Sherman è un critico d'arte molto conosciuto e apprezzato per la peculiare attenzione verso le opere d'arte antiche. Il direttore di una importante galleria di Londra la contatta perché vuole esporre le opere del grande Vasilij Petrov nella...