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Quando Vasilij la vide arrivare la mattina dopo accennò un sorriso.
"Oh bene,vedo che la tua espressione da 'vampiroavvilito', quando vedi lei cambia e diventi quasi umano."
Henry con la sua fedele tazza di thè era accanto a lui dietro la finestra a osservare Vivianne seduta in auto che decideva se scendere o no.
"Piantala Henry!"
Henry abbozzò un mezzo sorriso compiaciuto.
"Perché non vai a prenderla?"
"Perché non ti fai i fatti tuoi?"
"Il vedere il tuo muso imbronciato per novantasette anni ora disteso è affar mio. Quindi se lei non scende o vai tu fuori o vado io!"
"Per tutti i diavoli Henry stai buono qui. Non voglio costringerla. È qui e deciderà lei se scendere e entrare. In caso contrario se ne andrà."
Henry lo lasciò da solo borbottando che era un caprone ottuso.
"Ti sento Henry!"
Henry strinse le spalle e rispose dalla cucina.
"Era quello che volevo testone!"
Ma Vasilij non lo ascoltava più.
Vivianne era scesa dall'auto e si avvicinava al portone.
Se avesse ancora avuto i battiti del cuore di sicuro in quel momento ne avrebbe perso qualcuno.
Raggiunse la porta in un baleno e la aprì piano per non mostrare impeto.
"Buongiorno signorina Sherman, vedo che alla fine ha deciso di accettare la mia proposta."
Vivianne strinse le spalle.
Era stata molto combattuta sul decidere se presentarsi davanti a quella porta o meno. Poi complice Madeline e anche un po' tutta la sua famiglia che le avevano ricordato quanto tempo aveva perso nella ricerca aveva optato per dargli una seconda possibilità.
"L'ho fatto solo per lavoro. Il fine giustifica i mezzi! Posso entrare?"
Vasilij si spostò per lasciarla passare.
Era dannatamente bella quella mattina.
Come sempre d'altronde.
"Allora andiamo a vedere le sue opere o restiamo qui davanti alla porta?"
Vasilij si rese conto che era rimasto a fissarla.
Chiuse la porta e con un cenno della mano le fece cenno di avanzare.
Raggiunsero il sotterraneo e Vivianne tolse la tracolla poggiandola sul lungo ripiano e ne tirò fuori la macchinetta digitale.
La mostrò a Vasilij.
"Posso?"
Vasilij annuì.
"Faccia pure ma non le consiglio di mostrarle a nessuno. Queste opere non usciranno mai da questo castello."
Vivianne alzò gli occhi al cielo.
"Perché ha scelto di creare se non vuole mostrare? Perché mi ha sfidato a tornare se non vuole che nessuno veda le sue opere?"
"Creo per me stesso, non per la gloria o per diventare famoso. Non mi serve."
Mentre parlavano Vivianne si aggirava tra le statue toccando e ispezionando, mentre Vasilij la seguiva.
"E non crede che facendo un esposizione di tutte queste meraviglie lei avrebbe gloria?"
Vasilij fece spallucce.
"Si, non ne dubito. Ma perché esporre?"
Vivianne si voltò a guardarlo.
"Gli occhi sono fatti per guardare, non crede anche lei?"
L'uomo scosse la testa.
"Devo dissentire mia cara. Gli occhi sono fatti per ammirare. Se ci si ferma solo a  guardare non si scoprirà mai la vastità che si nasconde dietro ogni cosa."
Vivianne restò colpita dalle parole di Vasilij.
"Quindi lei è convinto che si deve ammirare ma non vuole mostrare? E allora cosa si dovrebbe ammirare?"
Vasilij fece una smorfia di disappunto.
Vivianne aveva continuato a spostarsi tra le varie sculture mentre lui era rimasto accanto all'ultima.
"Possiamo passare a darci del tu? Non sono molto incline al voi."
"Si non c'è problema."
La raggiunse e le prese una mano poggiandola sulla statua di un lupo.
"Hai guardato bene questa statua?"
Vivianne strinse le spalle.
"Si. È un lupo. Direi di ardesia data la sfumatura dal nero al grigio, ma potrei anche sbagliarmi."
Vasilij scosse la testa.
"Affatto. Non sbagli, è ardesia ed è un lupo. Ma io ti ho detto di non fermarti solo a guardare, devi ammirare."
Si allontanò di poco e mise le mani in tasca, la mano di Vivianne era calda e il sangue che le pulsava nelle vene era deleterio  per la sua gola, restava pur sempre un vampiro.

Vivianne contemplò a lungo la scultura davanti a lei, le scalfitture precise, i dettagli, gli occhi che per una strana fatalità si erano ritrovati con la medesima venatura blu.
"Sembra stia puntando qualcosa. Non so, nonostante sia pietra fredda se lo guardo da lontano potrei dire che è quasi reale."
Vasilij sorrise e annuì.
"Avevo ragione quindi?"
Vivianne era emozionata, negli anni ne aveva viste di opere, bassorilievi e sculture, ma quello che si presentava davanti a lei in quei sotterranei sconfinati era impossibile da relazionare o raccontare.
Andava visto dal vivo.
"Quindi questa donna..."
Andò a fermarsi davanti alla scultura di una donna seduta che sembrava toccarsi una gamba.
"Lei... cioè volevo dire tu, non l'avevi in posa davanti a te. Non sembra sia in posa, sembra più che altro che stia pensando a qualcosa mentre guarda la sua gamba."
Era una scultura più sul moderno, una giovane donna seduta su una roccia con zaino in spalla e scarponcini.
Vasilij si avvicinò di poco.
"È esatto. Questa ragazza l'ho incontrata qualche anno fa nello Utah, lei e il fidanzato erano lì per fare arrampicata. "
Si avvicinò alla scultura e poggiò la mano sulla gamba della ragazza.
"In realtà lei questa gamba ce l'aveva in fibra di carbonio, durante l'arrampicata l'anno prima qualcosa era andato storto.
La roccia aveva ceduto e tanto lei quanto il suo ragazzo erano caduti. Lei ci aveva rimesso una gamba, il ragazzo la vita."
Vivianne rimase un po' scossa dal racconto.
"Oh."
"Ho scelto di farla con la gamba normale ma..."
Vivianne lo interruppe.
"Ma dal suo sguardo si evince che lei pensa a cosa è accaduto."
Vasilij annuì compiaciuto.
"Perché hai scelto di scolpire? Cioè voglio dire, come mai non hai scelto di fare che so, l'avvocato, il medico...."
Vasilij scosse la testa.
Non gli piaceva parlare di se.
"E tu? Perché hai scelto di diventare un critico d'arte? Uno dei migliori da quanto mi è parso di apprendere."
Vivianne strinse le spalle.
"Vedo che ti sei informato su di me."

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora