〰️ 17 〰️

243 21 6
                                    

"E che avrei dovuto fare secondo te sentiamo? Dirgli dove si trovava esattamente Vivianne e lasciare che finisse il suo lavoro distruttivo? Non me lo sarei mai perdonata."
Per due giorni Don l'aveva torchiata per farsi dire cosa avesse e perché un auto li aveva seguiti dal suo ufficio.
Alla fine aveva ceduto e gli aveva raccontato tutto quanto.
"Non ho detto questo. Dico che forse avresti dovuto lasciare a Vivianne la facoltà di decidere se incontrarlo o meno. Sarebbe stato meglio, non dovevi impicciarti."
Kate incrociò le braccia e guardò fuori dal finestrino evitando di continuare a parlare con lui.
Stavano in aeroporto ad aspettare Vivianne e sperava che l'aereo arrivasse prima possibile, l'odore del dopobarba di Don iniziava a darle il voltastomaco.
Quando finalmente l'aereo atterrò Kate era un fascio di nervi, stare seduta in auto con Don che la fissava dallo specchietto retrovisore era malsano per la sua testa.
"Ehi Kate!"
Sentì la voce di Vivianne chiamarla e scese dall'auto andandole incontro.
Si abbracciarono e sorrisero.
"Bentornata a casa Vivì, hai fame? È quasi ora di pranzo."
"Oh no Kate, ho piluccato qualcosa in aereo. Voglio andare a fare una doccia. Tieni questo è per te, aprilo a casa quando sarai sola. Sono un po' stanca e nel pomeriggio ho un appuntamento con Chapman, pare abbia di nuovo bisogno di me. Ti spiace se ceniamo insieme stasera?"
Kate prese il pacchetto che le porse e scosse la testa.
"Nessun problema. Prenoto io, devo dirti una cosa molto importante."
Vivianne annuì.

Quando entrò nel suo appartamento lasciò la borsa sul pavimento e andò a stendersi a pancia in su sul letto.
Che voleva Chapman?
Una nuova collaborazione aveva detto al telefono, chi era adesso questo nuovo artista da convincere ad esporre?
Si appisolò pensando a Vasilij e ai giorni passati in sua compagnia, gettarsi a capofitto nel lavoro non è che stesse funzionando poi così tanto.
Quando si svegliò fece una doccia e si preparò per andare alla Guildhall.
Chiamò un taxi e si fece portare a destinazione, doveva seriamente decidere di prendere un auto.
Fino a quel momento si era sempre spostata in taxi perché era spesso via, ma in Scozia aveva ritrovato piacevole rimettersi al volante.
Sbuffò.
Era inutile, per quanto ci provasse Vasilij e la Scozia erano sempre nei suoi pensieri.
"Signorina siamo arrivati."
"Oh, si grazie mi scusi. Ecco, tenga pure  il resto."
Pagò la corsa e scese dall'auto.
Sembrava poco eppure erano passati quasi cinque mesi da quando era stata  convocata la prima volta.
"Salve."
"Oh bentornata signorina Sherman, se vuole accomodarsi il direttore la aspetta nel sul ufficio."
"La ringrazio."
Raggiunse l'ufficio di Chapman e stirò le inesistenti pieghe sul vestito azzurro polvere che aveva indossato, portò una ciocca di capelli sfuggita alla coda dietro l'orecchio e bussò.
"Avanti "
Aprì la porta ed entrò sorridendo.
"Miss Sherman che gioia rivederla, prego prego si accomodi."
"Signor Chapman."
"Sono contento che abbia accettato di lavorare di nuovo con noi signorina."
Vivianne annuì.
"Bene allora, mi dica di cosa si tratta."
Chapman aprì il cassetto della scrivania con un sorriso che gli arrivava da un orecchio all'altro.
Doveva essere un artista piuttosto importante se era così felice.
"Non sto nella pelle signorina. In questi giorni passati è avvenuto quasi quello che potremmo definire un miracolo. È stata qui una persona molto importante e ci ha dato finalmente la disponibilità ad esporre le sue opere."
Vivianne sorrise.
"Bhe se l'artista in questione è d'accordo non vedo in cosa potrei essere utile io a questo punto."
Chapman si allentò il colletto della camicia a disagio, gesto che mise Vivianne all'erta.
"Ecco vede signorina, la sua presenza farebbe in un certo senso da garanzia. L'artista ha già scelto le opere da esporre, abbiamo solo un piccolo problema."
Vivianne alzò gli occhi al cielo.
C'era sempre un piccolo problema con l'egocentrismo degli artisti, spesso  volevano l'impossibile.
"Sentiamo qual è la sua richiesta?"
Chapman si verso dell'acqua e bevve avidamente.
"Vuole dell'acqua?"
Vivianne scosse la testa.
"No grazie sono a posto così."
"Vede signorina, gli artisti sono creature piuttosto strane. Dicono di no, dicono di sì ma poi ritrattano. Di solito siamo sempre noi a cercare di convincerli, stavolta è andata in modo un po' diverso."
Le porse la cartellina che aveva preso poco prima dal cassetto e mise le mani in grembo rilassandosi contro la comoda poltrona.
Vivianne afferrò la cartellina con uno strano senso di angoscia addosso.
Appena apri la cartellina il suo cuore ebbe un sussulto.
L'uomo sulla sedia, con il cappello e il bastone appoggiato alla gamba era terminato.
Non serviva guardare le altre foto, sapeva che erano tutte opere di Vasilij.
Chiuse la cartellina e la ripose sulla scrivania.
"Cosa vuole da me Chapman? Io ho chiuso con questo artista, mi ha detto no, il mio compito è finito da un pezzo. Se è stato qui da lei ad accettare di esporre esponga pure. Alla fine è quello che voleva no?"
Sapeva di comportarsi in modo scortese ma non poteva farne a meno.
"Signorina il signor Petrov è stato qui la settimana scorsa. È venuto di persona a scusarsi per avervi messo in difficoltà e a comunicarmi che vuole fare una mostra delle sue opere. "
Vivianne si alzò e prese la borsetta.
"Bene, congratulazioni signor Chapman avrà la fortuna di esporre l'artista più poliedrico che io abbia mai incontrato. Nonostante tutto sono contenta per lei. Ora se vuole scusarmi avrei un appuntamento."
Aveva voglia di urlare e spaccare tutto, se si fosse trovata Vasilij di fronte in quel momento lo avrebbe schiaffeggiato.
"Non vada via signorina. Petrov ha si accettato di esporre ma come ho già detto prima gli artisti sono famosi per la loro indole capricciosa. Ha messo una clausola nel contratto."
Vivianne sbuffò infastidita.
Tornò a sedere e accavallò le gambe.
"Bene, sentiamo cosa si è inventato stavolta? Che vuole che vada di nuovo in Scozia a scegliere le opere da esporre o non appone la sua firma al contratto?"
Chapman scosse la testa.
"Al contatto signorina. Petrov ha già firmato il contratto."
Vivianne alzò le mani in aria.
" E allora? Che diavolo vuole ancora da me? Ho trascurato il mio lavoro per stare dietro a lui e dato che è stato un enorme no quello che ho ricevuto non ho neanche preso la mia parcella. Ora che altro vuole?"
"Signorina la sua parcella verrà versata domani stesso sul suo conto, anche se a distanza di un po' di giorni alla fine Petrov ha accettato di esporre. Quindi lei il suo lavoro lo ha svolto egregiamente."
Vivianne lo fissò stranita.
"A questo punto allora non capisco per quale motivo sono stata interpellata."
Chapman tornò ad appoggiarsi con le braccia sulla scrivania.
"Miss Sherman il signor Petrov è stato categorico, farà quella mostra ma vuole lei come ospite d'onore. Ha detto che non mi devo preoccupare di nulla, che ha organizzato tutto, che la mostra si farà prima nel suo castello e poi qui alla Guildhall. Ma solo se lei sarà presente, altrimenti non se ne farà nulla. Per questo l'ho chiamata. Esporre Vasilij Petrov per la Guildhall sarà una occasione unica e memorabile, ora vorrei solo che lei mi dicesse che accetta di fare da madrina al castello. "
Vivianne era pietrificata.
Non solo le aveva detto a chiare lettere che non avrebbe mai esposto, ora aveva cambiato idea e addirittura le imponeva di fare da madrina o non se ne faceva nulla.
"Mi spiace signor Chapman, sia per lei che per la Guildhall, ma non ho intenzione di sottostare alle richieste eccentriche e assurde del signor Petrov. Sono stata lì a pregarlo di esporre e ora mi viene a dire che ha organizzato tutto lui? Bene se è stato così bravo da organizzare tutto nei minimi dettagli si facesse da solo da padrino alla sua mostra. Io non sono un burattino lo dica pure al signor Petrov quando le chiederà cosa ho risposto. Ora mi scusi ma ho un impegno. Buona serata signor Chapman."
Si alzò in fretta e furia, arrabbiata come non mai.
Aprì la porta per uscire e Chapman la fermò.
"Aspetti miss Sherman, mi dica almeno che ci penserà."
"Ho già preso la mia decisione. Arrivederci!"

Uscì dalla galleria blaterando insulti ai danni di Vasilij.
Fermò un taxi e si fece portare al Kiln su Brewer street, Kate aveva voglia di thailandese.
Quando arrivò era un fascio di nervi e non vide Don appostato proprio davanti all'entrata.
"Buonasera Vivianne."
"Oh santo cielo scusa Don ma non ti avevo visto. Kate è già dentro?"
Don alzò le spalle.
"Quella donna mi farà impazzire. Potresti scoprire perché mi odia tanto? Mi faresti un gran favore. Le ho detto di aspettare che arrivassi ma è stato impossibile farla restare in auto con me."
Vivianne si passò una mano sul viso.
E come faceva a dirgli che Kate non lo odiava, bensì lo amava e aspettava pure un figlio da lui.
"Se vorrà dirmi qualcosa me la dirà, in caso contrario Don mi spiace ma non ho intenzione di fare il terzo grado alla mia amica."
Era stata scortese e antipatica?
Forse.
Ma in quel momento aveva ben altri problemi per la testa che non prevedevano fare il terzo grado a Kate per poi fare la spia.
Quando si lasciò cadere sulla poltroncina blu davanti a Kate lei stava mangiando degli involtini di pasta fritta croccante ripieni di gamberetti, inzuppati nella salsa piccante.
"Sembri stravolta, vuoi? Ho ordinato due primi, e due dessert voglio mantenermi leggera."
"Be meno male sei solo al primo mese, non ti farà male quella salsa troppo piccante?"
Kate inzuppò l'ultimo involtino e lo portò in bocca scuotendo la testa.
"Don usa un dopobarba che in casi normali sembra un agglomerato di feromoni, nel mio stato mi dà la nausea è per questo che ho preso tre involtini. Ora mi spieghi cos'è quella faccia?"
"Vasilij Petrov!"
Kate alzò gli occhi al cielo.
"Ah proposito di lui, ricordi che prima in aeroporto ti avevo detto che dovevo dirti una cosa? Beh riguarda proprio lui. La settimana scorsa è venuto da me in ufficio, in un primo momento non avevo capito chi fosse poi ha guardato il fermacarte che mi hai portato e ha detto che era molto bello, è stato lì che mi si è illuminato il cervello e ho capito chi era. Voleva sapere dove trovarti."
Vivianne la guardava allibita.
"Vasilij è venuto a cercarmi? "
"Si, te l'ho appena detto."
"Kate a volte sei davvero strana. Perché non mi hai detto niente, eppure ci siamo sentite praticamente tutti i giorni più volte al giorno!"
Kate fece spallucce e attese che il cameriere che era appena arrivato le servisse.
"Tesoro quando sei tornata dalla Scozia avevi la medesima faccia che avevi qualche istante fa. Perché avrei dovuto dirti quando eri la che lui era qua? Ok come discorso fa davvero schifo ma il contenuto lo hai afferrato. Insomma, stavi o non stavi cercando di dimenticarlo?"
Vivianne sospirò pesantemente, le era passato pure l'appetito.
"Ok, che gli hai detto?"
"Dopo averlo mandato al diavolo? Niente di che, solo che eri alla Galery Joseph Le Palais ad organizzare una mostra."
Vivianne strabuzzò gli occhi .
"Alla ....santo cielo Kate ma è a Parigi!"
"Lo so . Tu hai girato la Scozia per trovarlo volevi che gli dicessi come trovarti su due piedi? Neache per sogno. Di sicuro è andato fino la e ti sta ancora cercando. È la giusta punizione, anche se avrei voluto dargliene una più pesante."
Vivianne era sempre più scioccata.
"Kate la gravidanza ti sta facendo male. Credi davvero che Vasilij Petrov sia ancora in Francia a cercarmi? Di sicuro sarà già di nuovo in Scozia."
"Cosa te lo fa pensare?"
"Il fatto che sta organizzando una mostra nel suo castello e ha detto a Chapman che si farà solo se io accetto di fare l'ospite d'onore !"
Kate si fermò a mezz'aria con il bicchiere e la fissò stupita.
"Cosa? E questo quando diamine è successo?"
Vivianne fece spallucce.
"Credo quando hai ordinato gli involtini. Ricordi che avevo appuntamento con Chapman questo pomeriggio? Bhe sono uscita dal suo ufficio appena venti minuti fa dove mi ha dato questa splendida notizia."
"E ora che hai intenzione di fare?"
"Niente. Ho già detto a Chapman che non ho la minima intenzione di presenziare a quella mostra. Non sopporto i sotterfugi. Mi ha detto di no. Quindi può fare quello che vuole senza la mia presenza."
Kate la fissò pensierosa.
"Io invece ci andrei. "
"Ah sì? Allora perché non dici a Don che aspetti un bambino? "
Sospirarono entrambe.
La vita in certi casi diventava davvero strana e ingarbugliata.
Ci voleva molta pazienza e calma per riuscire a sbrogliare la matassa di fili che il destino intrecciava e annodava a suo piacimento.

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora