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Rimasero in silenzio a guardarsi.
Fu Vasilij a rompere il silenzio.
"Mi dispiace. So che non avrei mai dovuto farti carico della storia della mia vita, ma dovevo farti capire il perché del mio rifiuto. Fossi stato umano, con un cuore che batte, che può passeggiare alla luce del sole e mangiare qualsiasi cosa, ti avrei seguita fino in capo al mondo pur di stare con te. Invece il mio cuore è secco come anche le mie vene. Mi maledico per averti voluto per forza incontrare, sono venuto sino a Londra. Dovevo scoprire a chi apparteneva quella voce melodiosa e soave che riempiva di messaggi la mia segreteria. Ho persino fatto l'eroe scacciando quei due davanti casa tua, ti ho seguita per interi giorni. Solo per darti un volto. E quando l'ho fatto ti sei impregnata nella mia testa, ho cercato di scacciare la tua immagine ma non ci sono riuscito."
Vivianne rimase stordita dalla rivelazione.
Era sempre stato ad un passo da lei.
Non avrebbe mai creduto che lui era stato la sua ombra per tanto tempo.
"Per ...per il mio sangue?"
Vasilij sorrise e scosse la testa.
"No. Te l'ho detto, il tuo sangue è l'ultima cosa che mi interessa, non avrei mai potuto farlo comunque. Da oltre duecento anni ho una maledizione che mi pende sulla testa, non posso più mordere alcuna gola umana."
Vivianne era stupita.
"Vuoi dire che se dovessi farlo moriresti?"
Vasilij scosse la testa.
"No. La mia gola si inaridisce, ci ho provato qualche volta ma...ho dovuto rinunciare. Quella vecchia megera sapeva il fatto suo."
Le porse una mano che Vivianne accettò e la tirò a se.
"Hai un odore che riconoscerei tra milioni di persone, una pelle rosea e morbida che toccherei per l'eternità, i battiti del tuo cuore suonano come i tamburi di una antica danza propiziatoria . Sei la cosa più preziosa che mi sia capitata, starei ore seduto a guardarti perché sei così bella. Di una bellezza che va oltre l'esteriorità, sei bella qui."
Le mise una mano al centro del petto e Vivianne ansimò.
"Ci ho provato Vivianne, dio solo sa quanto ci ho provato a starti lontano. Se avessi un cuore adesso batterebbe come impazzito, perché tu sei qui tra le mie braccia, perché ti amo. Ti amo alla follia, ti amo come non ho mai amato e come mai avrei pensato di amare. Vorrei tanto essere nato trentatré anni fa e non oltre duecento, vorrei passare le mie giornate con te. Scolpire mentre mi guardi, suonare per te, dormire con te, viverti ogni giorno e ogni notte. Non so come e perché è successo, ma non posso farne a meno. La mia vita è lugubre, buia, noiosa, tu sei luce, gioia, spensieratezza, sei vita. Non posso costringerti a vivere la mia vita, non me lo perdonerei mai...io..."
Aveva la voce rotta, sembrava quasi sul punto di piangere.
Vivianne gli mise la punta delle dita sulla  bocca.
Era la più bella dichiarazione d'amore che aveva mai sentito.
"Shhh. Io sono qui, per quanto i primi giorni ti sei comportato davvero da stronzo, quando ti ho visto mi hai lasciato senza parole. Non avrei mai immaginato che ci si potesse trovare in sintonia con qualcuno in così poco tempo. Invece è stato come se ti conoscessi da sempre, guardarti scolpire, suonare ma anche semplicemente guardarti mi fa battere il cuore. Credevo che dopo Paul non avrei mai più creduto all'amore, ma tu ti sei infilato nelle mie vene, nella mia testa, ma prima di tutto ti sei messo in pianta stabile nel mio cuore. Mi sono innamorata di te e ancora oggi non mi spiego come sia stato possibile in così poco tempo. Sono andata via dalla Scozia con l'intento di dimenticarti ma è impossibile. E non sei lugubre o noioso, forse un po' saccente, ma chi non lo sarebbe con tanti anni di vissuto alle spalle. Ti amo Vasilij e non mi importa se hai oltre duecento anni, ne se sei un vampiro ne tanto meno di qualsiasi maledizione tu possa portarti dietro. Non credo riuscirei a vivere senza di te."
Si baciarono languidamente innamorati persi uno dell'altra.
Ma dopo un po' Vasilij si scostò.
"Vivianne non posso. Tra qualche anno la tua vita inizierà a cambiare, io resterò sempre uguale. Non potrai avere figli, inizierai a sentirti in gabbia, mi odierai. Non potrei mai sopportarlo. Ti amo troppo per costringerti a tanto. L'unica cosa che posso fare è soggiogarti e farti dimenticare persino la mia esistenza."
Vivianne si allontanò scossa.
Una lacrima scese a solcarle il viso.
"Non puoi farmi questo...non puoi essere così crudele...lo hai già fatto vero? Stanotte per costringermi ad andare a dormire. "
Vasilij annuì.
"Bhe non ha funzionato. Certo sono andata a dormire ma non mi pare di aver scordato quello che mi hai detto. Quindi con me non funziona."
Vasilij si passò una mano sul viso.
"Questo è strano, non dovrebbe succedere. Forse è perché ci siamo innamorati che non funziona, non so, qualcosa non torna. "
Vivianne si morse le labbra.
"Ti prego non farlo."
Vasilij era sul punto di cedere alla sua natura più selvaggia, la desiderava in modo spasmodico e vederla mordersi le labbra gli faceva venire voglia di strapparle di dosso i vestiti e affondare nel suo corpo caldo.
Si allontanò e cercò di calmare il suo inconscio.
"Vasilij tutto bene?"
"Resta lì Vivianne, per il tuo bene è meglio che adesso non ti avvicini."
Il tono con cui lo disse mise Vivianne in agitazione.
"Maledetta vecchia megera che tu possa bruciare all'inferno!"
Prese un pezzo di marmo e lo sgretolò sotto gli occhi impauriti di Vivianne.
"Vasilij ti prego smettila, ora mi fai paura."
Vasilij si girò a guardarla con occhi spiritati.
"È per questo che non voglio che continui ad amarmi, capisci? Sono condannato. Voglio fare l'amore con te, ma non posso. E non perché ho paura di morire o che la mia gola si secchi, per te rischierei tutto. Ma ho paura di farti del male, non me lo perdonerei per tutta l'eternità."
Il cuore di Vivianne mancò un battito.
Anche lei voleva fare l'amore con lui.
Si avvicinò piano.
"Chi era quella donna, e perché ti ha lanciato quella maledizione?"
Vasilij era scosso ma lasciò che si avvicinasse, era in grado di trasmettergli calma e tranquillità.
"Era una vecchia fattucchiera abile nelle arti di stregoneria."
Vivianne alzò un sopracciglio.
"Ora mi dirai che esistono anche i lupi mannari? Cos'è un remake di The vampire diaries?"
Vasilij abbozzò un sorriso e si mise a sedere su un angolo della scrivania.
"Non confondere la mia vita con quella sottospecie di serie televisiva. Non so se i lupi mannari esistono o sono mai esistiti, il conte Vlad mi ha parlato di loro. Io non ne ho mai incontrato nessuno anche se la tua amica Kate potrebbe esserne una degna discendente. Mi ha preso per il culo in modo fine ed elegante quando sono andato nel suo ufficio a cercarti e non me ne sono reso conto. Comunque lascia stare lupi e serie tv. Io quella donna l'ho incontrata sul serio."
Strinse gli occhi nel ricordare quel giorno e tutto quello che era accaduto.
Vivianne tirò un poltrona verso di lui e si mise a sedere prevedendo un altro racconto.
"Era l'inverno del milleottocento trentacinque. Ero vampiro già da più di vent'anni, il conte Vlad mi aveva insegnato come e dove mordere per non fare danni o uccidere nessuno. Erano tempi piuttosto duri e per qualsiasi motivo scoppiavano guerre e combattimenti. Ogni volta io ero la ad aspettare che ognuno di quei corpi diventasse morto per godere di quel sangue ancora caldo. Quel giorno ero lì, al Petrohan pass in attesa che anche l'ultimo uomo cadesse per porre sollievo alla mia sete, quando un odore di sangue di donna sopraggiunse al mio olfatto fine.
Zoccoli di cavalli, una carrozza, voci di donne. Raggiunsi la carrozza e feci imbizzarrire i cavalli, il cocchiere si spezzò il collo cadendo. Un uomo uscì dalla carrozza per vedere cosa era successo, la madre, quella maledetta megera, lo seguì. Una fanciulla, la più bella che io avessi mai visto si mostrò dalla carrozza, il suo sangue mi dava alla testa, volevo morderla, la mia gola bramava quel sangue profumato."
Una punta di gelosia colpì Vivianne al centro del petto.
Ma non disse nulla, lasciò che lui continuasse.
"La vecchia si rese conto di cosa io fossi e diede delle pastiglie di verbena e biancospino alla ragazza che era la moglie di suo figlio e ordinò a quest'ultimo di prenderle  la borsa dalla carrozza. Ma lui fu lento, le mie unghie lunghe e affilate come coltelli gli tranciarono la carotide. La vecchia non sopportò la morte del figlio e mi maledì per l'eternità. Da allora solo sangue animale, non ho mai più azzannato una gola umana ne viva ne morta che fosse. Ho cercato per due secoli qualcuno che fosse in grado di togliere quella maledizione ma è stato tutto inutile. "
Si alzò fece il giro della scrivania aprì un cassetto e ne tirò fuori un vecchio quadernetto consunto e usurato dal tempo.
Quando glielo porse Vivianne lo prese quasi con timore, le pagine erano talmente ingiallite che quasi non vi si leggeva più nulla.
"Che lingua è? Non si capisce nulla di quello che c'è scritto."
Vasilij si accovacciò davanti a lei e la guardò negli occhi.
"È russo, ma quello di due secoli fa, scritto per altro da un ignorante, ci sono molti errori grammaticali e molte parole sono scritte in dialetto. Anche io ho faticato a decifrarlo."
Vivianne lo rigirò tra le mani.
"Come hai fatto ad averlo? Hai...."
Le costava molto accettare che lui avesse tolto la vita a qualcuno, ma faceva parte del suo lungo passato.
"No. Non l'ho uccisa. È morta di crepacuore lasciando alla nuora tutto quello che possedeva affinché andasse al nipote. Quando li ho diciamo incontrati la nuora era incinta, la vecchia sperava in un nipote maschio ma nacque una femmina. Questo quadernetto me lo ha dato Irina, la giovane donna che era sulla carrozza."
"L'hai incontrata per caso?"
Vasilij annuì.
"Erano passati una ventina di anni quando la incontrai per caso la seconda volta mentre passeggiava con delle amiche. Mi riconobbe subito e volle incontrami da soli, lei era ancora piuttosto piacente ma scoprii con il tempo che era anche avida."
Vivianne si irrigidì.
"Ci hai...ci sei andato a letto?"
Ingoiò la bile e attese la risposta che sapeva non le sarebbe piaciuta.
Vasilij le accarezzò il viso.
"È stato duecento anni fa. Non hai motivo di essere gelosa. Mi raccontò di quanto la vecchia l'avesse odiata per aver messo al mondo una figlia femmina, per non essere stata capace di continuare la stirpe di suo figlio. Che sua figlia stessa si era sposata e che non la vedeva quasi mai per via del brutto carattere del marito. Quando mi diede il quadernetto mi disse che aveva capito solo una cosa della maledizione che mi perseguitava e mi perseguita, sarebbe durata intere generazioni. "
"Basta? Tutto qua? Non è che ti sia stata poi di tanto aiuto."
Sapeva di essere stata acida ma non poteva farne a meno.
"Lo so è per questo che ho iniziato a fare delle ricerche."
Si alzò dalla sua posizione e andò alla parete dietro la scrivania, sciolse una corda legata al muro e ne discese una specie di enorme pergamena su cui c'erano nomi, date, annotazioni.
Vivianne lo raggiunse e la osservò affascinata.
In cima c'era il nome di Vasilij e la sua data di nascita seguita da quella della sua morte.
"Sei nato il tredici aprile del millesettecento settantacinque e morto a novembre del milleottocento otto? "
Vasilij annuì.
Poi si susseguivano alcuni nomi.
Irina Morozova, Desislav Smirnon, Elizaveta Smirnova, Yaroslav Popov.
Quello di Elizaveta Smirnova si ripeteva accanto a quello di un certo Henry Wagner.
C'era tra parentesi scritto figlio di Popov adottato con un punto interrogativo.
Poi tanti nomi diversi che erano stati sbarrati.
"Non capisco, chi sono tutte queste persone, perché ci sono tutte queste date e perché tanti altri nomi sono stati sbarrati?"
Vasilij prese una lunga asta e prese a indicare nomi e date.
"Ho incontrato Irina e suo marito nel dicembre del milleottocento trentacinque. Sua figlia Elisaveta è nata l'anno dopo. Ho incontrato di nuovo Irina nel milleottocento cinquantasei, sua figlia Elisaveta si era sposata da poco  con Popov. Dopo un paio di anni ha avuto un figlio da quell'uomo che la picchiava ed era un bastardo, avrei voluto in qualche modo aiutarla per espiare la mia colpa per la prematura morte del padre ma qualcuno le fece il favore al mio posto, mori in circostanze misteriose. Lei cambiò paese e diede il figlio in adozione a una famiglia di Francoforte, era frutto di una violenza subita dal marito e lei non lo voleva. Ho cercato quel bambino in lungo e in largo ma ognuna delle famiglie che vedi sbarrate qui avevano adottato figlie femmine o comunque non erano mai stati in Russia."
Vivianne era parecchio confusa.
"Scusa ma non ci ho capito granché."
Vasilij abbozzò un sorriso.
"Sei stanca è normale, non puoi reggere tanto in una sola volta."
"Non sono stanca. Voglio capirci qualcosa. Perché hai cercato quel bambino?" Replicò dura.
"Ricordi? Irina mi disse che la maledizione sarebbe durata per generazioni. Quindi dovevo cercare il figlio di Elisaveta e poi la sua progenie."
Vivianne si passò una mano sul viso, tutta quella storia era così strana e ingarbugliata da poterci scrivere un libro.

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora