"Stupido egocentrico del cazzo, ma chi si crede di essere? Prendermi in giro così...rrhhhg dio quanto non lo sopporto!"
Parcheggiò l'auto e scese furibonda sbattendo lo sportello.
"Salve Vivianne, tutto bene?"
Madeline le passò accanto con un cesto appeso al braccio, coperto da una tovaglietta a fiori, da cui arrivava profumo di pane caldo appena sfornato.
"Per niente Madeline. Ti spiace prepararmi il conto? Vado via oggi stesso."
Madeline sembrò restarne un po' delusa.
"Ma come vai già via? Non hai trovato il signore che cercavi?"
A Vivianne ribollì il sangue nelle vene.
"Oh sì, altroché se l'ho trovato ed è uno stronzo della peggior specie!"
Madeline capì che era meglio lasciar perdere.
"Va bene Vivianne, porto questo in cucina e vado a prepararti il conto."
Vivianne salì in camera e iniziò a gettare le sue cose a casaccio nella valigia, non era sua abitudine, di solito era metodica e ordinata.
Ma lo scherzo di Vasilij l'aveva fatta imbestialire e non vedeva l'ora di andare via da Argyll e dalla Scozia.
Al diavolo Chapman e la Guildhall.
Il suono del cellulare la bloccò dal continuare a sbattere tutto e andò a rispondere.
"Kate."
"Bhe ciao anche a te miss esultanza, che diavolo ti è successo?"
"Vasilij Petrov!"
Uno sbuffo dall'altra parte del cellulare le fece immaginare una Kate che alzava gli occhi al cielo infastidita.
"Posso dirlo? A costo di sembrare volgare questo tizio inizia a starmi sul cazzo Vivì. Ancora lo cerchi?"
"No Kate. Non lo cerco più, l'ho trovato, incontrato e anche mandato a quel paese in modo elegante!"
Per un secondo Kate rimase in silenzio.
"Oh o! Sei arrabbiata. Cosa è successo?"
Vivianne sospirò stanca e si mise a sedere sul letto.
"Stamattina sono andata di nuovo al castello per prendere visione delle opere, scattare qualche foto e ricavare un consenso dall'egocentrico artista. Quando ho iniziato a muovermi tra le opere, a dir poco stupefacenti, ho notato che in realtà il tizio che si spacciava per Vasilij Petrov non capiva niente di scultura, attrezzi e materiale. A quel punto ho chiesto spiegazioni e sai che cosa è successo? Che il vero Vasilij se ne stava nascosto chissà dove a burlarsi di me mentre il suo compare mi prendeva per il culo. Sai quanto odio che mi si prenda in giro, non lo sopporto. L'ho mandato al diavolo e sono andata via. Ora sto preparando le mie cose per tornare a casa."
"Oh santo cielo! Ma il vero Vasilij lo hai incontrato alla fine?"
Vivianne strinse la mano a pugno, oh sì che lo aveva incontrato.
"Si!"
"E com'è? Ha qualche difetto fisico? È orrendo? Per questo si nasconde? Che c'è?,<Dobbiamo andare signorina> , arrivo arrivo. Dio non lo sopporto più! Speriamo questa storia finisca il prima possibile. Quando torni?"
Vivianne abbozzò un sorriso.
"Devo prenotare un viaggio di ritorno e portare l'auto alla concessionaria dove l'ho presa. Se riesco entro stasera sono lì, potresti cercare di restare incensurata fino al mio rientro?"
"Ci provo tesoro ma non ti prometto nulla è davvero insopportabile! <Le ricordo che io la sento>, è proprio per questo che continuo a ripeterlo genio. Ci vediamo stasera Vivì io vado a pranzo."
Lasciò il cellulare sul letto e si alzò affranta, raggiunse la finestra e guardò l'orizzonte.
Il pallido sole che c'era faceva brillare l'acqua del lago appena mosso dalla leggera brezza.
Vivianne incrociò le braccia e sospirò.
Non era più arrabbiata, era più che altro delusa.
Non capiva il gusto perverso della gente che usava gli espedienti più grotteschi per prendere in giro ignari individui.
Le era successo una sola volta ed era stato da quel momento che non aveva permesso più a nessuno di prendersi gioco di lei.
Aveva diciannove anni e la voglia di condividere sogni, paure, emozioni e vita con un tipo che aveva incontrato in una galleria.
Aveva usato mille e più espedienti per farla innamorare, e alla fine ci era riuscito.
Dapprima era stata restia per via della differenza d'età, poi si era detta che tutto sommato poteva anche provarci.
E quello che aveva creduto essere il grande amore della sua vita si era rivelato essere la più grande bufala mai esistita.
Paul Hazlit norvegese di nascita e londinese di adozione aveva saputo giocare bene le sue carte e il suo fascino con l'ignara e stupida Vivianne Sherman.
Prima con i fiori, poi con le cene, il teatro, le gallerie e le mostre d'arte.
Finché non aveva ottenuto il suo amore incondizionato.
C'erano però delle falle nella vita di quel verme, falle che Kate aveva scoperto.
Erano amiche da tempo quando Vivianne una sera le aveva presentato Paul.
A Kate in un primo momento era sembrato onesto, almeno finché non ci aveva provato con lei.
Prima di dirlo a Vivianne però lo aveva fatto seguire da uno dei tirapiedi di suo padre e quello che aveva scoperto le aveva lasciato l'amaro in bocca.
Così un giorno aveva proposto a Vivianne di fare una piccola gita, lontano dai libri, dal grigio di Londra e da suo padre.
Vivianne aveva accettato di buon grado, l'unico problema si era presentato nel momento in cui, ignara della doppia vita di Paul, se l'era trovato davanti con moglie e figli.
Era rimasta senza parole.
Tutto il suo mondo si era sgretolato in pochi secondi.
Ai loro sguardi insistenti la moglie aveva chiesto se per caso le conosceva e lui rispose ' No cara mai viste '.
Erano rientrate a Londra e per mesi Vivianne si era barricata in casa maledicendo la sua stupidità.
Finché Paul non si era presentato alla sua porta, pentito, amareggiato e con un foglio su cui vi era stampata una richiesta di divorzio.
Purtroppo per lui aveva dimenticato che Vivianne studiava si come critico d'arte, ma restava pur sempre la figlia di uno degli avvocati più importanti di Londra.
Quando le presentò il foglio dicendole che aveva chiesto il divorzio Vivianne scoppiò a ridere .
Strappò il foglio in mille pezzi e glielo gettò in faccia.
"Mi hai preso in giro per troppo tempo, le richieste di divorzio vengono scritte in un determinato modo. Questa l'hai scritta tu. Va via e non cercarmi più è finita!"
Solo dopo un po' di tempo Kate le confessò che ci aveva provato con lei e che l'ultima volta che lo aveva incontrato gli aveva intimato di stare lontano da lei o sua moglie avrebbe scoperto che lui aveva una doppia vita a Londra e che lei aveva le foto che lo dimostravano.
In realtà le foto non c'erano mai state ma Paul non si era più presentato davanti a lei, a quanto si vociferava negli ambienti del mondo dell'arte aveva cambiato lavoro perché non lo soddisfaceva.
Un tocco alla porta la ridestò dai suoi ricordi.
Andò ad aprire e si trovò davanti una sorridente Madeline.
"Vivianne il pranzo è pronto, vorresti pranzare prima di andare via?"
Vivianne annuì.
"Ma si andiamo. Il volo di ritorno lo prenoto dopo pranzo."
Restò a chiacchierare per qualche minuto con nonno Tom dopo il pranzo, voleva sapere come mai una così bella donna viaggiava sola.
Gli spiegò che preferiva così perché il suo lavoro la faceva spostare molto e l'arguto vecchietto le disse che era un vero peccato sprecare la vita da soli.
Quando fece ritorno in camera prese il computer per prenotare il primo volo ma a causa di uno sciopero si vide costretta a prenotare il volo di due giorni dopo.
Mandò un messaggio a Kate per avvisarla e preso un giaccone uscì a fare due passi.
Raggiunse la piccola piazza del paese e fece un giro tra i pochi negozi che c'erano.
Quando si decise a tornare indietro era già iniziato ad imbrunire, l'aria si era fatta più fredda e il cielo minacciava pioggia.
Nel parcheggio dell'hotel accanto alla sua auto vide una moto che non aveva visto prima, ma non vi badò più di tanto.
Due occhi grigi seguivano ogni suo movimento, l'aveva cercata un po' ovunque e quando stava per rinunciare si era ricordato di quel piccolo hotel a conduzione familiare.
L'aveva cercata dentro ma gli era stato detto che non c'era quindi aveva lasciato un messaggio .
Doveva scusarsi.
Henry aveva ragione.
Lei si era comportata con garbo e onestà, lui invece l'aveva solo presa in giro.
Sperava solo che un minimo le fosse passata l'arrabbiatura."Oh Vivianne sei rientrata. È venuto un tipo a cercarti, devo dire un gran bel tipo in realtà. Comunque gli ho detto che non c'eri e ha lasciato un messaggio. Aspetta che te lo prendo."
Vivianne seguì Madeline fino al tavolo che fungeva da reception e attese con le mani in tasca, forse aveva una mezza idea su chi poteva essere andato a cercarla.
"Oh eccolo. Allora dice : Breve confinium artis et falsi. La aspetto fuori."
Madeline rigirò il biglietto tra le mani.
"Non dice altro. Ma che vuol dire?"
Vivianne infilò le mani in tasca e annuì.
"Significa che il confine tra l'arte è il falso è sottile. È una frase di Tacito, un esponente della letteratura latina."
L'espressione perplessa di Madeline le confermò che in realtà non aveva capito neanche il senso della frase.
"Ok. Se avrò tempo magari ti spiegherò. Sai dirmi quanto tempo è passato da quando ti hanno lasciato questo messaggio?"
Madeline ci pensò su.
"Mah...non saprei dirti con esattezza ma credo sia passata un ora buona."
Vivianne annuì, le fece un sorriso di circostanza e uscì di nuovo fuori dall'hotel.
Si guardò intorno ma non vedeva nessuno, o almeno nessun viso conosciuto.
Finché un movimento nei pressi del ponticello sul lago le fece trovare chi cercava, la sagoma di Vasilij era inconfondibile, nonostante lo avesse visto solo due volte.
Lo raggiunse e quando gli fu alle spalle si prese pochi istanti per osservarlo.
Spalle larghe e possenti, gambe dritte e abbastanza muscolose, forse correva o si allenava per avere quel fisico.
"Immagino che con Tacito volesse in qualche modo tentare di scusarsi."
Vasilij l'aveva già sentita arrivare e aveva atteso che lei si manifestasse, sorrise e si girò piano a guardarla, sembrava anche più bella.
"Bhe in realtà ci ho sperato, ha funzionato?"
Vivianne incrociò le braccia e lo guardò di traverso.
"Non funziona così signor Petrov. Non sopporto chi mi prende in giro volutamente e senza alcun motivo. Cos'è si annoiava nel suo immenso castello e ha deciso di montare su quella specie di teatrino con il suo compare per farsi poi quattro risate a mio discapito?"
Vasilij scosse la testa.
"No. Nel mio castello non mi annoio mai. Non amo molto i curiosi, ne tantomeno la pubblicità. Vederla arrivare fino a qui mi ha messo in agitazione, non sono molto incline ai rapporti con la gente. Mi spiace se si è sentita presa in giro ma"
"Se mi sono sentita presa in giro? Lei mi Ha presa in giro, non sono psicotica che vedo cose che non esistono!"
Fece per andarsene perché considerava chiusa la conversazione ma Vasilij la prese per un braccio fermandola.
"Ok. Mi scusi. Sembra che con lei io non debba fare altro che scusarmi. Ho sbagliato ok? Ho convinto Henry a fare le mie veci. È quasi come un padre per me è farebbe di tutto, purtroppo non ho tenuto conto della sua avversione per le pietre come le chiama lui. Potremmo cominciare da capo? Sarebbe così gentile da mettere una pietra sopra questo nostro increscioso incontro?"
Vivianne lo guardò dubbiosa, la teneva ancora per un braccio ed era fin troppo vicino.
Fece un passo indietro liberandosi.
"Signor Petrov"
"Vasilij, va bene Vasilij."
Vivianne annuì.
"Vasilij, sono settimane che cerco di mettermi in contatto con lei. Se il suo amico o quello che è Henry, non ha confidenza con la tecnologia lei quanto meno ce l'avrà! Non credo che non abbia mai sentito nessuno dei messaggi che le ho lasciato in segreteria. È stato perfino tanto gentile da darmi indicazioni per arrivare ad Argyll e poi che fa? Si nasconde? Ok non sopporta i curiosi e magari la gente in generale, ma sarebbe bastato alzare quella diavolo di cornetta e mandarmi una sola volta a quel paese. Non sono una persona pedante, un no per me è no. Non sarei venuta fino qui a perdere tempo."
Vasilij mise le mani in tasca al giubbotto e le rivolse uno sguardo che Vivianne non riuscì a decifrare.
"Le ho chiesto scusa, le offro la possibilità di ricominciare tutto da capo. Che vuole di più? Se le va torni domani al castello e le mostrerò tutte quante le mie opere. Se non verrà perché si sente offesa ok. Io la mia parte l'ho fatta."
La oltrepassò e a passo lento raggiunse la motocicletta che Vivianne aveva notato al suo rientro nel parcheggio.
Lo osservò salirci sopra e sgommare via.
Sbuffò contrariata.
"Accidenti a te Chapman e accidenti anche a te Petrov!"
Ritornò in albergo rimuginando su quello che Vasilij le aveva detto.
Ma in cuor suo aveva già preso una decisione.
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Nel riflesso del vampiro
VampirosVivianne Sherman è un critico d'arte molto conosciuto e apprezzato per la peculiare attenzione verso le opere d'arte antiche. Il direttore di una importante galleria di Londra la contatta perché vuole esporre le opere del grande Vasilij Petrov nella...