"Eccolo, è lui. Don amore mi verseresti altro thè per favore?"
Don spalancò gli occhi.
Kate non si era resa neanche conto di come lo aveva chiamato.
Vivianne sorrise.
"Prendi nota dolcezza, Geneanet family. È il più attendibile e se hai discendenza scozzese ci mettiamo in cerca di qualche tuo parente sperando abiti in un castello. Sai quanto sarebbe figo? Ci potremmo trasferire qui in Scozia."
Dopo colazione Vivianne riuscì a convincere Kate ad andare a fare un giro per le highlands scozzesi con Don sperando che riuscissero a chiarirsi.
Loro tornarono nel seminterrato per fare un accurata ricerca sul computer.
"Quindi mia cara Vivianne sei al corrente di cosa siamo?"
"Si Henry."
"E non hai ...che so, paura?"
Vivianne guardò Vasilij e sorrise.
"No Henry non ho paura. Sono un po' confusa, questo si. Non mi aspettavo di certo di dover incontrare due persone ultracentenarie e con una certa propensione, ma si dice che nella vita ogni giorno c'è qualcosa che ti stupisce."
"Mh, ok. Io vado di sopra a rileggere con calma e tranquillità questo quadernetto. Voi fate la vostra ricerca, appena lo decifro ritorno."
Sparì sollevando alcuni fogli dove Vasilij abbozzava le sue sculture.
Vivianne si voltò a guardare Vasilij sorridendo ma il suo sorriso si spense subito quando vide l'espressione dipinta sul viso di Vasilij.
"Vasilij...."
Lui le rivolse uno sguardo disperato.
"La mia vita è sempre stata un via vai di persone a cui non ho mai dato importanza. Una vita infernale, fatta di sete, di sangue, di controllo, di rinunce. Mai un amico, mai un luogo fisso, mai una giornata di sole. Poi sei arrivata tu. Con la tua voce limpida, i tuoi occhi che esprimono gioia e la tua freschezza. Non è stato il tuo sangue ad attirarmi, ma il tuo cuore. I suoi battiti emozionati come in questo momento...."
"Vasilij hai paura?"
Vasilij annuì.
Poi fece un sorriso sghembo.
"Ridicolo eh. Io il vampiro con due secoli sulle spalle, ho paura. Ho paura di avere troppe aspettative, ho paura di restare deluso, ma non per me. Io ormai ci sono abituato. Ho paura per te. Ho paura di perderti, di vedere i tuoi occhi spegnersi giorno per giorno. Ho paura di sentire che il tuo amore diventerà odio. Ho..."
"Vasilij, qualunque sia il responso di questa nuova ricerca o della nuova lettura del quaderno a me non importa. Mi sono innamorata di te e credevo di aver messo ormai il mio cuore a debita distanza dall'amore e da tutto quello che esso comporta. Ma si dice che al cuore non si comanda, non so se era scritto, se eri nel mio destino o se ti avrei mai incontrato. Eppure mi sono bastate poche settimane in tua compagnia per capire che sei la persona che ha permesso al mio cuore di tornare a vivere e a sperare che anche per me ci fosse il lieto fine. Ti amo Vasilij e ti amerò fino alla fine dei miei giorni anche se essi saranno molto meno dei tuoi. Non mi importa cosa sei, andrò via solo se tu mi convincerai di non amarmi."
Vasilij scosse la testa e la abbracciò stretta.
"Non potrei mai farlo, dovrei prima convincere me stesso. Sei la mia linfa vitale e non posso immaginare la mia esistenza senza di te. Se un giorno deciderai di voler andare via lo farò anche io in modo definitivo."
Vivianne scosse la testa mentre calde lacrime le solcavano il viso.
Vasilij gliele asciugò con la bocca, mentre le dava piccoli baci.
"Ti prego non piangere. "
Rimasero abbracciati a lungo persi ognuno nei propri pensieri.
"Voglio fare quella ricerca Vasilij."
Lui annuì e la lasciò andare.
Vivianne prese il computer e iniziò la ricerca mettendo il nome di Maria Wagner.
La ricerca durò qualche istante.
Istante in cui Vasilij per tenersi occupato cercò di spostare una lastra di marmo senza però riuscirci.
"Oh mio dio. È..." Vivianne era incredula.
"Non è possibile, che diavolo..." Vasilij sembrava avesse perso la sua forza.
"Vasilij vieni qui, vieni a vedere."
Vasilij si puli le mani ad uno straccio per portare via la polvere e si avvicinò al computer.
Sullo schermo c'erano tutta una serie di nomi che lui non conosceva.
"Chi sono tutte queste persone?"
Vivianne fissava lo schermo attonita.
"Vivianne..."
"Maria Wagner sposò Arthur Spencer nel millenovecento undici, quello stesso anno ha partorito il primo figlio. L'anno successivo ha partorito una figlia femmina e...."
"E dopo un anno e mezzo circa un altro figlio , ok ma questo dove ci porta?"
Vasilij l'aveva interrotta perché anche lui stava leggendo i nomi su quello schermo ma non capiva la faccia sconvolta di Vivianne.
"La secondogenita si chiamava Jolanda, Jolanda Spencer."
"Si, e ha sposato questo Pablo Sierra mettendo al mondo due figli, Ramon ed Elizabeth."
Vasilij continuava a non capire.
Vivianne prese il mouse e con il puntatore fece avanzare la pagina.
Altri nomi, una sfilza.
"Vivianne tutto questo temo non ci porterà da nessuna parte. Dovremmo segnare ognuno di loro e cercare i loro figli, sarebbe una ricerca lunga ed estenuante."
Vivianne scosse la testa.
Una lacrima scivolò lungo la sua guancia.
"Vasilij, Elizabeth Sierra sposò..."
Non riuscì a continuare perché scoppiò in lacrime.
"Vivianne, amore mio che succede?"
La prese tra le braccia cullandola dolcemente mentre con lo sguardo cercava di capire dallo schermo del computer cosa era successo.
La pagina sembrava essere arrivata alla fine.
Le alzò il mento con una mano e le asciugò le lacrime.
"Sshh , lascia perdere non mi importa. Non lo voglio sapere. Mi fa male vederti piangere."
Vivianne gli mise le mani sul petto e lo guardò stupita, chiedendosi come era possibile tutto quello che stava succedendo.
"Vasilij non posso lasciar perdere, Elizabeth Sierra era mia nonna. La stessa nonna che mi ha fatto scoprire l'arte, colei che per uno strano segno del destino ha conservato questo ciondolo per anni, perché arrivasse a me."
Vasilij la lasciò andare e si mise a leggere con attenzione, ma la ricerca terminava ai nomi di Ramon ed Elizabeth.
"Come puoi essere certa che sia così, può essere una semplice omonimia."
Vivianne scosse la testa.
Si mise davanti a lui lasciando che la abbracciasse teneramente e chiuse la pagina per riaprirla di nuovo.
Stavolta fece una ricerca inversa, digitò il suo nome e attese qualche istante.
Sullo schermo comparve il suo albero genealogico.
Vasilij iniziò a leggere.
"Vivianne Sherman, figlia di Richard e Victoria Smith. Richard è figlio di Elizabeth Sierra e Louis Sherman, insieme ad altri... sei fratelli? I loro nonni sono ...."
Per un momento immaginò il suo cuore perdere un battito e si sentì venire meno, allentò la presa su Vivianne e dovette poggiarsi al banco per non cadere.
"Vasilij, Vasilij stai bene?"
Lui annuì in modo impercettibile.
"Ho solo bisogno di....aria."
A Vivianne la richiesta parve al quanto assurda ma prese il blocco degli schizzi e lo usò per fargli aria.
Sembrava quasi impossibile ma aveva la fronte imperlata di sudore e quello non era normale.
"Vasilij stai sudando...."
Era sconcertata.
Vasilij sorrise.
Poi la tirò a se e la strinse forte.
"Ti amo dolcezza, non mi stancherò mai di dirlo. Ecco perché mi hai colpito subito. Perché tu sei la discendente di Irina, per questo ti sei soffermata più volte a guardare il suo quadro."
Vivianne spalancò gli occhi.
"Quella...quella è Irina?"
Vasilij annuì.
"Incontrai un artista che si guadagnava da vivere dipingendo quadri su richiesta, mi feci fare il suo ritratto per cercarla in tutti gli occhi che incontravo, anche i suoi erano verdi. Finché i tuoi occhi non hanno incontrato me, ma il vostro è un verde differente. Il suo era un verde arrogante, un verde in cui non sai se avventurarti per paura di perderti. I tuoi occhi invece sono limpidi e cristallini, ti viene voglia di tuffarti a capofitto. Tu e lei non avete niente in comune. Sei tu quindi...sei tu la discendente, la fine della mia maledizione."
Vivianne annuì ma non era tanto entusiasta.
"E se non fosse così? Voglio dire se non è legata a me la fine di quella maledizione, sempre che essa abbia una fine. E se lo fossi cosa succederebbe? Ora sì che ho paura Vasilij. Non voglio perderti."
Henry arrivò trafelato come una scossa di elettricità.
"Vasilij! È più di dieci minuti che cerco di comunicare con te, possibile che non mi senti? Ho riletto il quaderno e mentre lo facevo ho preso del thè. E ho continuato a leggere."
Vasilij e Vivianne lo guardarono titubanti.
"E quindi?"
"Non mi sono spiegato, mentre bevevo il thè io leggevo ma al contrario! Capite? Guardate."
Mise il quaderno sul banco e lo aprì alla pagina dove teneva il segno.
Vasilij diede un occhiata e poi guardò Henry interrogativo.
Vivianne lesse a sua volta ma era scritto in quello che per lei poteva essere anche aramaico, non ci capiva nulla.
Henry alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
"Tu leggi da quella parte, allo stesso tempo io riesco a leggere di qua. Ci sono delle lettere sovrapposte, guarda."
Capovolse il quadernetto in modo che tanto Vasilij quanto Vivianne potessero leggere dall'altro lato.
"Avete capito?"
Vivianne strinse le spalle.
"Io onestamente no, se ci ha capito qualcosa lui non lo so."
Vasilij scosse la testa.
"Non so, sono parole confuse, non..."
Henry strappò il quadernetto dalle loro mani e iniziò a leggere in modo alterato.
"Vampiri, bestie di Satana, non morti, sete di sangue e denti aguzzi. Aglio, biancospino, verbena, sale e altre erbe che non sto a elencare. Qui dice, Che la tua vita diventi inferno, che la tua gola diventi deserto, che la tua sete divenga la tua piaga, che tu vaghi nel buio, io infliggo la tua vita come tu infliggi la mia. Che la tentazione ti perseguiti e la maledizione ti accompagni. Poi c'è una serie di nenie come se dovesse recitare una ninna nanna. In ultimo dice семь поколений , che come già detto vuol dire sette generazioni. Ora se io capovolgo il quaderno dice questo. Dannato tu sia morto tra i vivi, la tua gola si seccherà se morderai un altra gola umana! I tuoi occhi verseranno lacrime quando solo una persona riuscirà a specchiarsi dentro e sarà allora che il tuo inutile cuore tornerà a battere, fino ad allora ti maledico per l'eternità!"
In quel momento al Vasilij tornarono in mente le parole della vecchia al passo del Petrohan.
"Si, ora ricordo. La vecchia mi lanciò una maledizione, ma la derisi, per me le maledizioni erano indifferenti ormai, ero un vampiro già da vari anni, ero già maledetto. Non vi diedi importanza."
Vivianne era rimasta all'ascolto e non capiva.
"Potreste mettere al corrente anche me di questa nuova novità? Non ho capito granché."
Prima che Vasilij riuscisse a spiegarle Henry le prese le mani tra le sue e le sorrise.
Forse era il primo vero sorriso sincero che vedeva sul viso di Henry.
"Mia cara, credo che come avete già capito tu sei l'anello rotto della catena. Con te si spezza la maledizione. L'ho anche detto a Vasilij ma non so per quale motivo non mi ha sentito. Poc'anzi a tavola ti ho vista riflessa negli occhi di Vasilij, tu sei la chiave."
Vivianne spalancò gli occhi e fissò Vasilij.
"Aspetta io non mi vedo riflessa nei tuoi occhi, però....insomma, stamattina tu stavi piangendo e ....e poco fa sudavi, stavi per svenire, avevi bisogno d'aria..."
Si avvicinò a Vasilij e gli mise una mano sul cuore, questo come se fosse stato richiamato da quel tocco emise un piccolo battito.
"Oh mio Dio....non ....non è possibile..."
Svenne tra le braccia di Vasilij che la prese in tempo prima che cadesse a terra.
La portò di sopra e la mise sul letto.
Restò accanto a lei tenendole la mano finché non si riprese.
"Vasilij!"
Scattò a sedere sul letto e si fiondò tra le sue braccia.
"Sono qui, stai tranquilla sono qui."
"È stato tutto un sogno?"
Vasilij sorrise, la allontanò, le prese una mano e se la portò al petto.
Vivianne scoppiò a piangere.
Il cuore di Vasilij era tornato a battere dopo centinaia di anni.
"Ti amo Vivianne, sei sempre stata la mia linfa vitale e non mi sbagliavo."
"Sei rinato, sei tornato umano, non sei più un vampiro?"
Un tocco alla porta impedì a Vasilij di rispondere.
Henry fece capolino da dietro la porta.
"Si può? Come ti senti Vivianne?"
Vivianne strinse le spalle.
"Frastornata, incredula e felice. Non mi spiego ancora come sia possibile."
Henry annuì.
"Ha chiamato la tua amica, mi sono permesso di rispondere, dice che lei e Don stanno facendo pratica, dice di non aspettarli. Tornerà domani mattina. Per quanto riguarda la confusione che hai, Vasilij ti spiegherà ogni cosa. Tanto per cambiare piove, quindi ne approfitto per fare un giro. Vi lascio soli."
Quando Henry se ne andò Vasilij tirò a se Vivianne con una certa urgenza e la baciò con passione."Quindi hai iniziato a perdere le tue facoltà da vampiro quando abbiamo fatto l'amore? E non te ne sei reso conto?"
Vasilij scosse la testa, giacevano nel letto dove avevano prima dato sfogo alla loro passione e poi aveva iniziato a spiegarle tutto.
"Nel momento in cui ho tolto gli occhiali tu sei rimasta impressa nei miei occhi, poi sentire battere il tuo cuore mi ha emozionato a tal punto da farmi desiderare di poter essere normale e ho pianto senza rendermene conto. Ma è stato quando ho cercato di spostare il marmo giù in laboratorio senza riuscirci che mi sono reso conto che c'era qualcosa che non andava. Tutto il resto lo sai. Mai avrei creduto che un giorno tutto questo sarebbe diventato realtà. Ancora non riesco a crederci."
Vivianne gli posò un bacio al centro del petto e poi si alzò sul gomito per guardarlo in viso.
"Ti amo Vasilij Petrov, egocentrico vampiro, scalpellino di professione, ti auguro di essere felice sempre per sempre e solo al mio fianco per l'eternità."
Vasilij scoppiò a ridere e se la tirò sopra.
"Accetto questa benedizione e la condivido con te per il resto dei miei giorni. Ti amo Vivianne Sherman linfa vitale e critico d'arte di professione."
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Nel riflesso del vampiro
VampirVivianne Sherman è un critico d'arte molto conosciuto e apprezzato per la peculiare attenzione verso le opere d'arte antiche. Il direttore di una importante galleria di Londra la contatta perché vuole esporre le opere del grande Vasilij Petrov nella...