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"Ma tu hai la minima idea di come trovare questo tizio?"
Aveva esposto a Kate l'ultima novità e dopo aver esultato aveva iniziato a decretare i pro e i contro.
"Onestamente no. Più tardi devo spulciare su internet se ci sono notizie su di lui."
Kate ammiccò sorniona.
"Pensa, magari è un bellissimo uomo single che dopo una lunga serie di convenevoli, allietati dalla presa in visione delle sue opere artistiche, ti offrirà una piacevole liaison con lui nel suo eremo. Ahhhhhh...."
Vivianne le rivolse uno sguardo dapprima scettico e poi preoccupato.
"Kate tu stai ancora vedendo quella stupida fiction!"
Colta in fallo Kate emise un flebile risolino.
"Lo sai che sono un inguaribile romantica, pratica ma romantica, mi piacciono le storie d'amore a lieto fine è un delitto?"
"No Kate affatto. L'importante è non credere che quello che accade nelle fiction possa accadere nella vita reale tutto qua."
Kate storse gli occhi.
"Sai gioia a volte sei troppo cinica. Non mi aspetterei mai di incontrare all'angolo sotto il mio palazzo un CEO che si innamori pazzamente di me e mi sposi nel giro di due mesi. Gli uomini al giorno d'oggi sono dei grandissimi stronzi che amano cambiare donna come cambiano le mutande è per questo che non do mai il mio numero. Guardare quella stupida fiction come la chiami tu serve solo a sognare e soprattutto a guardare qualcosa che non siano programmi stupidi."
Vivianne scosse la testa.
"Non sono cinica Kate, mi dispiacerebbe molto saperti a soffrire per un qualcosa di impossibile. E se vuoi continuare a guardare quella fiction io non sono nessuno per impedirtelo. Anche io sogno di incontrare qualcuno che mi faccia sentire importante, che rispetti me e il mio lavoro e che sia consapevole che continuerò a farlo. Voglio che sia marito, amante, confidente, compagno, che rida con me e che mi accetti per quella che sono. Ho tanti difetti e ne sono consapevole ma non cambierei mai la persona a cui il mio cuore non sarebbe in grado di rinunciare."
Kate era commossa, allungò una mano sul tavolo e strinse quella di Vivianne.
"Tesoro mio io ti auguro davvero con tutto il cuore di innamorarti perdutamente. Hai davvero un animo buono e sensibile."
Vivianne sorrise.
"Anche tu sei sensibile e ti meriti un grande amore, non come quello della tua omonima."
Scoppiarono a ridere entrambe.
"Quella poi, lascia perdere. Non mi sarei mai fatta scappare un figo come Johnny Depp!"
Continuarono a chiacchierare fino all'ora del the e dopo averlo bevuto si diedero appuntamento per l'indomani.
Kate aveva appuntamento al centro estetico mentre Vivianne tornò di corsa a casa per iniziare a cercare informazioni su Vasilij Petrov.
Erano le undici passate quando si alzò dal tavolo della cucina e aprì il frigo per prendere uno yogurt.
Si appoggiò al ripiano della cucina e guardò insoddisfatta e con una punta di odio il monitor del computer.
Aveva cercato in tutti i siti possibili e immaginabili, si era persino fatta degli account su alcuni social network.
Aveva cercato addirittura su alcuni siti di riferimento per gli artisti se era menzionato, ma niente.
Vasilij Petrov era impossibile da trovare.
E dopo una settimana era sull'orlo di una crisi di nervi.
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Il telefono squillò e lei lasciò perdere la cartellina contenente le informazioni su Vasilij per andare a rispondere.
"Si pronto."
Quando sentì una voce metallica da call center sbatté giù il telefono nevrotica.
"Stupidi call center mi fanno solo perdere tempo!"
Con uno scatto stizzito chiuse la cartellina la mise nella sua borsa prese la giacca e le chiavi e uscì di casa.
Dopo mezz'ora appena varcava l'entrata della Guildhall Art gallery.
"Salve, cerco il signor Albert Chapman, potrebbe gentilmente dirmi se è nel suo ufficio e se può ricevermi? Sono la signorina Sherman."
Sperò vivamente che la ragazza alla reception fosse piuttosto celere nello svolgere il suo lavoro.
Si guardò intorno intanto che la ragazza chiamava il direttore e notò un uomo che esaminava alcuni affreschi appesi nella sala adiacente.
Il tizio sentendosi osservato volse lo sguardo nella sua direzione e la guardò facendola sentire a disagio.
Gli voltò le spalle e fece un sorriso di cortesia alla ragazza che aspettava che il direttore confermasse di poterla incontrare.
"Signorina il direttore la attende nel suo ufficio, sa già la strada o vuole che la accompagni?"
Vivianne scosse la testa.
"Si figuri,non si preoccupi faccio da sola la ringrazio."
Lanciò un occhiata bieca al tipo nella sala e si affrettò a raggiungere il direttore.
"Signorina Sherman quale estremo piacere rivederla così presto. Mi auguro che mi porti belle notizie."
Vivianne sedette sulla poltrona in pelle mise la cartellina sulla scrivania e accavallò le gambe appoggiando le mani incrociate sopra.
"Direttore sono contenta che lei sia lieto di rivedermi, io non lo sono affatto!"
Vedendo l'espressione di disagio dipinta sul viso dell'uomo si rese conto di cosa aveva detto.
Alzò le mani in aria e scosse la testa.
"Mi perdoni signor Chapman, non volevo dire che non sono lieta di rivederla, anzi tutt'altro. Sono più che mai decisa ad accettare l'incarico che lei mi ha chiesto."
Chapman si rilassò e sul suo viso rubicondo tornò il sorriso.
"Bene. Questo significa che Vasilij Petrov ha accettato a esporre da noi?"
"Oh no no. Non sono riuscita in alcun modo a mettermi in contatto con lui. Non si trova sull'elenco, ne su internet, non ha profili social..."
Si passò le mani nei capelli esasperata.
"Sembra quasi che non esista!"
Chapman annuì più volte.
Poi esordì con la sua voce pacata.
"Il numero di telefono del signor Petrov glielo posso dare io miss Sherman. Non le ho detto prima di averlo perché Petrov odia i curiosi e chi lo disturba inutilmente. Se lei non avesse accettato l'incarico non sarebbe valso a nulla darle quel numero non crede anche lei?"
Vivianne era allibita.
Cioè lei, Vivianne Sherman, la critica d'arte più richiesta e pagata del mondo o quasi si era fatta il mazzo per una intera settimana per niente?
Allucinante.
Il direttore aprì un cassetto della scrivania e ne tirò fuori un agendina di pelle blu.
La aprì con molta cura e indossati degli occhialini sul naso iniziò a sfogliarla con molta attenzione, neanche stesse cercando la collocazione del sacro Graal.
Vivianne fremeva di rabbia per aver perso una settimana inutilmente e lui cercava con estrema lentezza un cavolo di numero di telefono.
" Ecco a lei miss Sherman. Questo è il numero di Vasilij Petrov, mi raccomando ne faccia buon uso e mi porti presto le sue opere nella mia galleria."
Vivianne prese il biglietto con il numero e lo guardò quasi con odio.
Santo cielo.
Averlo avuto fin dall'inizio le avrebbe risparmiato una mezza ulcera e svariate emicranie.
Si alzò per prendere congedo quando si ricordò una cosa che poteva tornarle utile.
"Mi perdoni direttore, non è che oltre al numero lei ha anche l'indirizzo di Vasilij Petrov?"
Come si dice, tentare non nuoce.
Il direttore sorrise mesto.
"No mia cara. Quello non è in mio possesso, ma mi pare di aver sentito da alcuni colleghi che abita da qualche parte in un castello in Scozia."
Vivianne strabuzzò gli occhi.
E che diamine, lo diceva con una semplicità neanche la Scozia fosse grande quanto una mela.
Al suo rientro a casa era demotivata e tutta la frenesia che aveva provato inizialmente sentiva che scemava ogni minuto che passava.
Tolse le scarpe restando scalza e andò in cucina a prepararsi la teiera in cui versò acqua calda e mise due cucchiai di foglie di thè nero.
Raggiunse la camera e si tolse gli orecchini che lasciò sulla cassettiera antica.
Aprì l'armadio e prese un pantalone largo e comodo per togliere il tailleur grigio che indossava, recuperò una maglia con scollo a barca e tornò in cucina mentre si vestiva.
Versò il the nella sua fedele tazza di porcellana Royal Albert con i mughetti disegnati sopra e la mise sul tavolo.
Frugò in dispensa in cerca di biscottini e dopo averli trovati li mise accanto al the.
Prese posto davanti al computer e avviò una ricerca mentre beveva il primo sorso di thè caldo.
Tre tazze di the dopo era a conoscenza del fatto che la Scozia aveva una superficie di oltre settantacinquemila metri quadri, che gli abitanti erano oltre cinque milioni e che sul suo suolo erano annoverati oltre tremila castelli.
Guardò sconsolata il biglietto con il numero di quel odioso di Petrov e riprovò per l'ennesima volta.
Dopo nove squilli rispondeva quella dannata segreteria telefonica.
Lei odiava le segreterie telefoniche, era ricorsa al suo utilizzo per mera difficoltà, altrimenti non avrebbe mai pensato a niente del genere.
Le sembrava altezzoso e sgarbato far rispondere a una segreteria ma a volte il fine giustifica i mezzi.
Non capiva per quale utilità la usasse Vasilij Petrov.
Alle nove si preparò una cena molto frugale a base di pane e marmellata accompagnato dall'ennesima tazza di thè e si rifugiò tra le lenzuola.
Dopo qualche minuto le arrivò un messaggio da Kate.
~SALVAMI TI PREGO. TU NON HAI IDEA DI QUANTO NOIOSO POSSA ESSERE QUESTO TIZIO!~
Sorrise mesta e si accinse a rispondere.
~MA NON AVEVI DETTO BASTA APPUNTAMENTI AL BUIO?~
Kate rispose subito.
~NON ERA AL BUIO, TI POSSO ASSICURARE CHE C'ERA LA LUCE. COMUNQUE FA QUALCOSA, LIBERAMI DA QUESTO TOPO MORTO!~
Vivianne scoppiò a ridere.
Kate era in cerca del grande amore della sua vita e suo padre non si perdeva occasione di presentarle questo o quel partito organizzandole spesso incontri al buio con tipi alquanto discutibili.
A lui non importava la bellezza o i muscoli che tanto Kate cercava.
Per lui quello che contava era un quoziente intellettivo alto, se superavano il test allora andavano bene per sua figlia.
~E COSA DOVREI FARE SENTIAMO.~
Le spunte blù le dimostrarono che Kate aveva già letto il messaggio e la immaginò con le sopracciglia contratte e un cipiglio poco amichevole dipinto sul viso.
~SEI O NON SEI LA MIA MIGLIORE AMICA? TROVA UNA SOLUZIONE, MI DEVI CHIAMARE. DI CHE IL GATTO SI È SUICIDATO, CHE LA VICINA STA FACENDO SESSO CON IL PORTIERE NELLA HALL, O CHE ELISABETTA CI HA INVITATE A PALAZZO. DI QUALSIASI COSA MA SALVAMI CAZZO!!!!!!!!!!!!!!!!!!~
Vivianne tornò a ridere, Kate era sempre esagerata, addirittura diciotto punti esclamativi.
Compose il numero e la chiamò.
"Ma non devi chiamarmi ora!"
"Ma vuoi deciderti? Fino a tre secondi fa mi hai mandato diciotto punti esclamativi per sottolineare la tragedia che stai vivendo e ora ti scoccia se ti chiamo?"
Sentì Kate sbuffare dall'altro lato del cellulare.
"Sono in bagno. Volevi che ti mandassi i messaggi seduta al tavolo con il topo morto che sembra abbia occhi anche in cu..."
"Ok ok ok. Non scendere nei particolari. Ti do il tempo di tornare al tavolo e ti chiamo perché casa tua sta andando a fuoco ok? A dopo!"
Chiuse la chiamata e tenne d'occhio il cellulare per fare passare due tre minuti.
Intanto aggiornò la sua lista contatti per verificare se lo sfuggente Petrov si fosse adattato alla tecnologia ma con suo sommo dispiacere il contatto non appariva tra quelli di WhatsApp.
Chiamò di nuovo Kate e con la scusa che si sentiva poco bene riuscì a liberarla dal topo morto come lo definiva lei e le diede appuntamento per la mattina seguente per fare colazione insieme.
La mattina dopo si incontrarono fuori dal Tea and Tattle, una delle sale da thè più rinomate di Londra.
Vivianne aveva messo una giacca beige su un pantalone palazzo nero e portava i capelli legati.
Aveva preso il cellulare per chiamare Kate quando lei la chiamò dalla strada alle sue spalle.
"Vivianne..."
Indossava un vestito con gonna a campana, stretto in vita da una larga cintura blu che richiamava le miriadi di farfalle stampate sulla stoffa della gonna.
Portava i capelli legati in uno chignon alto sulla testa e gli occhiali da sole, le mancavano i guanti e sarebbe stata un copia leggermente imperfetta di Audrey Hepburn.
"Buongiorno, sei inciampata in colazione da Tiffany ieri sera al tuo rientro a casa?"
Kate ammiccò sorniona e spinse la porta della sala da thè per entrare nella quiete del momento che dopo quello dell'ora del thè gli inglesi preferivano in assoluto, la colazione.
Molti tavoli erano occupati ma uno per loro due riuscirono a trovarlo.
Il cameriere le raggiunse solerte per prendere le ordinazioni.
"Per me porti due uova strapazzate con bacon croccante, salsiccia, funghi e pomodori grigliati. Oh e poi ci aggiunga anche due fette di pane tostato e una tazza di thè nero con latte."
Vivianne la guardò sbalordita.
"Hai fame stamattina?"
"Ahhh sapessi...dopo ti racconto."
Sentenziò plateale sotto lo sguardo vigile del cameriere.
"A lei signorina cosa porto?"
"Mi porti del the nero con latte, del porrige con frutta a piacere e del pane tostato con la marmellata."
"Ha preferenze per la marmellata?"
Vivianne scosse la testa.
Quando il cameriere le lasciò sole Kate partì all'attacco.
"Perché diavolo devi far scegliere la marmellata a loro? Non puoi per una dannata volta prendere posizione e dire quale cavolo ti piace?"
Vivianne sorrise.
"Kate ogni volta che facciamo colazione insieme ripeti sempre la stessa cosa, ma mai una volta che tu prenda la marmellata che più ti piace per le tue fette di pane tostato. Non recriminare dato che senza quella che scelgono per me tu dovresti mangiare il pane tostato asciutto."
Kate fece un gesto annoiato con la mano.
"Sciocchezze. Cambiamo argomento."
"Va bene. Chi era il topo morto di ieri sera?"
Kate assottigliò lo sguardo.
"Vivianne Sherman come ti sei alzata stamattina? Hai deciso che è la giornata contro Kate Mosse stamani?"
A quanto pareva la giornata era iniziata storta per entrambe, anche se per motivi ben diversi.

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora